Amazon, Facebook, Google e Apple al Congresso Usa si difendono da antitrust

Tecnologia

Si è conclusa la storica udienza a  Washington che ha visto Jeff Bezos, Tim Cook, Mark Zuckerberg e Sundar Pichai apparire davanti ai membri dell’antitrust statunitense, per affrontare intense interrogazioni da parte della commissione su mercato e questioni antitrust

Nonostante i ritardi e i problemi tecnici di collegamento, si è conclusa dopo quasi 5 ore e 30 di dibattito, la storica udienza a  Washington che ha visto Jeff Bezos di Amazon, Tim Cook di Apple, Mark Zuckerberg di Facebook e Sundar Pichai di Alphabet e Google apparire davanti ai membri dell’antitrust statunitense, per affrontare intense interrogazioni da parte della commissione su mercato e questioni antitrust. Come riporta il Guardian, i numeri uno di quattro tra i principali big tecnologici d’oltreoceano sono stati accusati di aver "troppo potere", di censurare i discorsi politici, di diffondere notizie false e di “ostacolare fortemente“ i motori dell'economia americana. 

L’audizione davanti al sottocomitato Antitrust della Camera, dal titolo Piattaforme online e potere di mercato: esaminando la dominanza di Amazon, Apple, Facebook e Google”, arriva dopo un’indagine durata oltre un anno, nel corso della quale i colossi hi-tech hanno consegnato al Parlamento 1,3 milioni di documenti.

 

Amazon al Congresso USA: venditori terzi e concorrenza

 

La testimonianza di Bezos è stata probabilmente la più attesa perché il numero uno di Amazon non era mai apparso prima d’ora davanti al Congresso. Tante le questioni affrontate. Il Ceo del colosso di e-commerce, ha riconosciuto che Amazon potrebbe aver utilizzato in modo improprio i dati dei venditori di terze parti per il miglioramento dei propri servizi e prodotti. Nello specifico, Bezos ha ammesso: “Non posso garantirvi che la politica” che politica che vieta l'uso di dati di venditori di terze parti per supportare i propri servizi  “non sia mai stata violata”. In varie occasioni dell'udienza, Bezos o ha affermato di non poter rispondere alla domanda o di non ricordare la questione su cui era stato interrogato. 

 

Le accuse a Mark Zuckerberg e Tim Cook 

 

Il Ceo di Apple Tim Cook, ha dovuto rispondere a diverse interrogazioni da parte del rappresentante della Georgia Hank Johnson. Secondo il quale l’indagine ha sollevato preoccupazioni in merito al fatto che le norme che regolano il processo di revisione dell'App Store non siano disponibili per gli sviluppatori di app. "Le regole vengono elaborate man mano che vai avanti e sono soggette a modifiche, e Apple si aspetta che gli sviluppatori seguano le modifiche o lascino l'App Store", ha affermato Johnson. "È un'enorme quantità di potere”.

Cook ha risposto dichiarando che l'App Store non costituisce un monopolio e che l'84% delle app non paga nulla. Le commissioni sulle applicazioni, secondo il numero uno di Apple, sono stazionarie dal 2008. l CEO di Facebook Mark Zuckerberg si è confrontato con le e-mail interne dell'azienda che ha inviato nel 2012 sull'acquisto di Instagram. Le e-mail sono state acquisite dal comitato giudiziario della Camera nell'ambito dell'indagine antitrust.

Zuckerberg, interrogato sui documenti nei quali lui stesso disse che l’acquisto di Instagram serviva a togliere di mezzo un concorrente pericoloso, ha risposto che quanto scritto faceva parte della motivazione, sottolineando che l’accordo 

è stato approvato dalla Federal Trade Commission in quel momento.

 

Google al Congresso Usa

 

Pubblicità online, tutela della privacy e collaborazioni con le forze militari, sono solo alcune delle questioni che è stato chiamato ad affrontare Pichai, a capo di Google e di Alphabet. E anche per il modo in cui, nei social media, vengono eliminati alcuni contenuti falsi o fuorvianti. 

Questa la risposta del numero uno di Google: “Esamino tutte le decisioni importanti che prendiamo. Google è profondamente impegnata nel garantire la privacy e la sicurezza degli utenti. Ricordiamo loro di eseguire un check-up in merito. Un miliardo di persone lo hanno fatto”.

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