Coronavirus, un robot per curare il primo caso di virus cinese negli Usa

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Immagine di archivio (Getty Images)

Il paziente è stato ammesso il 20 gennaio all’ospedale di Everett dopo una recente visita alla città di Wuhan: per evitare contagi, lo staff della struttura ha isolato l’uomo che viene curato principalmente da un robot dotato di stetoscopio, videocamera e microfono 

Partito dalla città di Wuhan, il coronavirus cinese si è diffuso anche oltre il Paese d’origine facendo registrare i primi casi anche all’estero. Negli Stati Uniti il primo paziente infettato dal virus è stato ricoverato in un ospedale di Everett, a poca distanza da Seattle, dove i dottori hanno utilizzato un robot per tenere sotto controllo le sue condizioni. Il cittadino in questione, con un’età che si aggirerebbe intorno ai 30 anni, come riporta Cnn, era ritornato negli Stati Uniti il 15 gennaio prima di visitare il pronto soccorso soltanto qualche giorno dopo, spiegando allo staff medico di aver recentemente visitato Wuhan e di essere preoccupato da alcuni sintomi che sembravano condurre al coronavirus.

Usa, il primo caso di virus cinese curato da un robot

Il primo caso statunitense di coronavirus è stato affidato, perlomeno in larga parte, alle cure di un robot. Dopo la diagnosi ricevuta a Seattle, il paziente è stato ammesso all’ospedale di Everett lo scorso 20 gennaio, dove è giunto all’interno di una speciale barella dotata di una copertura al fine di isolarlo. Una volta collocato l’uomo nella propria stanza, lo staff ospedaliero ha deciso di utilizzare un robot per somministrare al paziente le cure necessarie a trattare l’infezione, evitando così uno stretto contatto con il personale dell’ospedale, per ridurre il rischio di ulteriori contagi e contribuire ad arrestare l’epidemia che ha già causato 25 morti. Come rivelato dal Guardian, la macchina è dotata di microfono, videocamera e stetoscopio e viene controllata dai dottori, tra cui George Diaz, posizionati fuori dalla stanza in cui risiede l’uomo infettato dal coronavirus. In questo modo, lo staff può controllare il robot attraverso una finestra, avvicinandolo al paziente per parlargli e monitorare le sue condizioni in modo costante.

Raggiunte le persone a contatto col paziente

A pochi giorni dal ricovero, il paziente è stato definito da Diaz in “condizioni soddisfacenti”, ma le sue dimissioni avverranno soltanto nel momento in cui il personale ospedaliero stabilirà con certezza che l’uomo non presenti più rischio di contagio. Nel frattempo, le autorità sanitarie dello stato di Washington hanno confermato di aver contattato 43 persone che sarebbero state a stretto contatto con il paziente infettato dal coronavirus dopo il suo ritorno negli Stati Uniti.

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