Facebook, utenti pagati per installare app che li spii. Il social: "Chiesto il consenso"

Tecnologia
Immagine di archivio (Getty Images)

TechCrunch svela un progetto di Menlo Park, che dal 2016 paga volontari 20 dollari al mese per avere accesso a email, messaggi, attività web e perfino gli ordini di Amazon. La replica del social: "Agli utenti chiesto il consenso"

Venti dollari al mese per lasciarsi spiare. Facebook sarebbe talmente interessato a conoscere con precisione le preferenze dei propri utenti da aver pagato da tre anni a questa parte persone con un’età compresa tra 13 e 35 anni perché permettessero al social di avere accesso a moltissime attività eseguite con il proprio smartphone. A riportare la notizia è il portale TechCrunch, secondo cui dal 2016 Facebook avrebbe fatto installare sui telefoni dei volontari l’app Facebook Research, una VPN che registra e manda a Menlo Park dati riguardo all’utilizzo del device, compreso tutto ciò che viene fatto sul web. Dal canto suo, il social ha voluto precisare che "non si trattava di spiare, dal momento che tutti coloro che si sono iscritti hanno seguito una chiara procedura di registrazione che chiedeva il loro consenso".

Le informazioni accessibili da Facebook

Messaggi privati nelle chat, email, ricerche web e altre attività online: da tre anni, volontari tra 13 e 35 anni hanno dato accesso a Facebook a tutti questi contenuti in cambio di 20 dollari al mese, partecipando a un programma di ricerca che consisteva nell’installazione di un’app che registra tutti i comportamenti degli utenti con il proprio smartphone. Il social avrebbe addirittura chiesto ai partecipanti di inviare all’azienda screenshot della pagina relativa agli ordini di Amazon. Nella pagina di adesione al progetto, Menlo Park specifica inoltra che per i volontari tra i 13 e 17 anni è richiesta l’autorizzazione dei genitori. Secondo quanto dichiarato da un portavoce a TechCrunch, “solo il 5% di chi ha partecipato al programma di ricerca era adolescente”. Nell’estate 2018, Facebook aveva già rimosso dall’Apple Store l’app Onavo Project, che aveva uno scopo simile ma violava i principi guida stabiliti da Cupertino. Contattato da TechCrunch, l’azienda ha dichiarato che provvederà a rimuovere dal negozio virtuale di Apple anche Facebook Research, legata a un’iniziativa che dal 2016 era condotta segretamente.

Facebook, un progetto segreto

Per il momento, invece, nulla cambia per gli utenti Android: i volontari che hanno aderito al programma continueranno infatti a ricevere il compenso da Facebook rinunciando alla propria privacy sulle azioni compiute con lo smartphone. Il coinvolgimento del social nel progetto di ricerca rimane di fatto nascosto fino al momento dell’installazione dell’app, poiché l’adesione all’iniziativa avviene attraverso servizi quali Applause, BetaBound e uTest, che si riferiscono al ‘Progetto Atlas’ senza però fornire dettagli sulla relazione con Facebook. Si tratta soltanto dell’ultima polemica riguardante la piattaforma di Mark Zuckerberg: secondo un rapporto diffuso da un ex compagno di studi del fondatore del social, oltre la metà degli account registrati sarebbero falsi.

La replica di Facebook

A poche ore dalla pubblicazione della notizia, Facebook ha voluto chiarire la sua posizione: "Sono stati ignorati gli aspetti fondamentali di questo programma di ricerca di mercato. Non si trattava di spiare, dal momento che tutti coloro che si sono iscritti hanno seguito una chiara procedura di registrazione che chiedeva il loro consenso e sono stati pagati per partecipare - ha dichiarato un portavoce della società -. Diversamente da quanto è stato riportato non c'era nulla di 'segreto' nel programma, tanto che era chiamato letteralmente Facebook Research App. Infine - ha concluso - meno del 5% dei partecipanti a questo programma di ricerca era costituito da adolescenti, tutti in possesso di un modulo di consenso firmato dai genitori”.

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