Sony, Google, Apple anche i big a volte deludono

Tecnologia

Marina Rossi

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Dai nuovi modelli di iPhone alla mini-console di Sony, passando per il social network di Google e Fallout, quest’anno molti big dell’hi-tech in qualche circostanza non hanno tenuto fede alle aspettative

Tra le le tecnologie che hanno deluso le aspettative nel 2018 ci sono anche nomi importanti, gli stessi che hanno abituato il mercato alla conquista della vetta: Google, Apple, Sony, Snapchat e un gigante della produzione dei videogame come Bethesda. Dai nuovi modelli di iPhone, alla piattaforma social del motore di ricerca,  dalla mini-console del colosso giapponese, dagli occhiali invadenti dell’applicazione preferita dai ragazzini fino all’ultimo capitolo di Fallout, anche i big ogni tanto non riescono a mantenere fede alle attese.

Spectacles V2

Dopo un primo tentativo fallito nel 2017, anche la seconda versione degli Spectacles continua a essere un gadget poco apprezzato dal mercato. Gli occhiali da sole con fotocamera integrata prodotti da Snap, l’azienda a capo di Snapchat, sono ora più leggeri e meno eccentrici. Con l’aggiornamento del software degli Spectacles si possono anche realizzare immagini senza bisogno di avere lo smartphone in tasca: basta premere il pulsante sulla stanghetta per registrare video e scattare foto. Le fotocamere sono più mimetizzate rispetto al modello originale in cui erano segnalate da un cerchio giallo: se da un punto di vista estetico si tratta di un miglioramento, si sono sollevati diversi dubbi sulle conseguenze relative alla privacy. Il problema sembra essere sempre lo stesso: un gadget poco flessibile da usare esclusivamente con Snapchat. Non abbastanza per lasciare un segno sul grande pubblico.

Google+

Dovrebbe essere diventata una consuetudine, eppure è sempre una sorpresa la frequenza con cui Google si rende consapevole dei propri fallimenti e archivia servizi durante il corso dell’anno. Il 2018 lo ricorderemo come la chiusura di Google+, il social network che dal 2011 non solo non è mai riuscito veramente a conquistare una fetta di pubblico, ma che negli ultimi mesi si è anche scontrato con un bug che ha messo a rischio i dati dei propri utenti. La risposta di Mountain View è stata quella di chiudere nel modo più rapido il servizio e lasciarsi la vicenda alle spalle.

Sony PlayStation Classic

Quando un gadget si appella ai sentimenti nostalgici, la risposta del mercato può essere amplificata in senso positivo, ma anche in senso negativo. Ed è proprio questo il caso della PlayStation Classic di Sony, mini-console che riporta l’esperienza anni Novanta nelle case degli appassionati. Esteticamente identica alla prima console dell’azienda di Tokyo, dalle dimensioni ridotte del 45 per cento e con gli iconici controller, la Classic è uscita a dicembre proprio in occasione del ventiquattresimo compleanno della primogenita. Appena si è affacciata sul mercato giapponese, paese chiave per il settore, la mini-console ha venduto 120 mila unità in una settimana. Un lancio ben al di sotto della concorrente Snes Classic di Nintendo che, sempre in Giappone, ha raggiunto quota 369 mila in soli quattro giorni; i dati di settembre vedono le due mini-console Nintendo (Nes Classic e Snes Classic) a guidare questo settore con 10 milioni di pezzi venduti in tutto il mondo.
I problemi di vendita di PlayStation Classic rispecchiano una fredda accoglienza dalla critica dovuta in particolare alla selezione di giochi disponibili. Sono numerosi i titoli storici che mancano all’appello – da Tomb Raider a Crash Bandicoot – e talvolta quelli presenti sono solo in lingua inglese, un carenza soprattutto per chi, in Italia, vuole ricreare l’esperienza originale. Se è vero che i “retrogame”, i videogiochi vintage, vantano un pubblico entusiasta pronto ad acquistare i modelli delle mini-console riproposti dalle diverse aziende, la proposta insoddisfacente di Sony è stata condannata dal mercato.

Fallout 76

Il gioco che suo malgrado rappresenta la principale delusione dell’industria dell’intrattenimento nel 2018 è Fallout 76. Fortemente atteso, il nuovo capitolo della saga post-apocalittica di Bethesda ha venduto nei negozi del Regno Unito l’82 per cento in meno rispetto al precedente Fallout 4, complice anche la pioggia di critiche ricevute fin dalla sua versione beta. Il mondo dei videogiochi – così come quello del software in generale – soffre spesso di uscite frettolose, di patch diffuse dopo poche ore dal lancio, di bug pubblicati in rete e risolti nel giro di qualche giorno, di versioni beta (o alfa) instabili. Quando sono proprio i titoli più celebri a incontrare questi problemi, le accuse e i risentimenti sono garantiti.
Nel caso di Fallout 76 i problemi non sono solo tecnici, ma anche di progettazione dell’esperienza di gioco. Pensato unicamente per una versione multiplayer con l’obiettivo unico di sopravvivenza, non è però un MMO (Massive Multiplayer Online): solo una trentina di persone possono incontrarsi in una stessa sessione; questo aspetto, unito al fatto che non ci sono personaggi con cui interagire, fa sì che la partita sia molto vuota e con rare interazioni tra squadre.

iPhone XR e XS

Quando un’azienda come Apple si trova a dover ridurre il piano di produzione di un terzo, significa che le vendite del nuovo modello XR sono state una brutta sorpresa. Il modello che per Cupertino doveva rappresentare quello economicamente meno impegnativo si è scontrato con la realtà: 749 euro sono ancora troppi per quella fascia di pubblico che già non si avvicina ai mille euro dei modelli XS e XS Max, anch’essi non all’altezza delle previsioni di vendita. Questo ribaltamento nei piani di Apple ha fatto sì che si riprendesse la produzione del modello precedente iPhone 8 e 8 Plus, ma si tratta comunque di una mezza sconfitta.

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