Facebook, Parlamento europeo valuta la chiusura dei profili UE

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Dopo Cambridge Analytica, l’Europarlamento ha approvato un risoluzione in cui chiede più trasparenza nel trattamento dei dati e una migliore regolamentazione dei social in tempo di elezioni  

Facebook è ancora nell’occhio del ciclone dopo lo scandalo Cambridge Analytica. Ieri il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione, composta da 40 punti, in cui chiede alla società di Mark Zukerberg una maggiore trasparenza sugli algoritmi e sulle pubblicità elettorali e valuta la possibilità di chiudere i profili social delle istituzioni per salvaguardare i profili dei cittadini.

Tutelare i dati personali dei cittadini

Con la fuga di dati, “Facebook ha violato il dritto comunitario e la fiducia dei cittadini”, afferma l’Europarlamento. Nella lunga lista, i deputati chiedono di verificare che le pagine dei social media e gli strumenti analitici e di marketing utilizzati sui propri siti web non mettano in alcun modo a rischio i dati personali dei cittadini. Ed è proprio su queste basi che invitano le istituzioni europee, inclusi Parlamento, Commissione e Consiglio, a rivalutare le strategie di comunicazione attuali, il che potrebbe comportare la possibilità di chiudere i propri account Facebook come condizione necessaria per proteggere i dati personali di tutti gli utenti che utilizzano il popolare social network come canale diretto per entrare in contatto con le istituzioni.
Il parlamento, inoltre, “nota con rammarico” il rifiuto da parte di Zuckerberg e di altri manager di punta a partecipare alle audizioni pubbliche con l’assemblea - a differenza di quanto fatto negli Stati Uniti - e chiede di conoscere i risultati di un’indagine interna promessa da tempo ma i cui esiti non sono ancora stati svelati.

Evitare ingerenza elettorale attraverso i social

“Le interferenze elettorali rappresentano un grosso rischio per la democrazia”, si legge in uno dei molti punti della risoluzione che riguardano il tema della privacy sui social media in tempo di elezioni. Secondo il Parlamento, Facebook e gli altri canali “dovrebbero facilitare il riconoscimento degli annunci politici a pagamento online, vietare la profilazione per fini elettorali, etichettare contenuti condivisi dai bot (web robot), permettere agli utenti di capire come e perché un partito o una campagna politica compaiano sulla loro bacheca”.
Gli europarlamentari, infine, chiedono ai social network delle garanzie elettorali definite “tradizionali”, quali trasparenza e limiti di spesa, rispetto dei periodi di silenzio preelettorale e parità di trattamento dei candidati. “Il trattamento dei dati personali - concludono - richiede una base giuridica separata da quella commerciale”.

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