Com’è dura l’adventure

Tecnologia

Cristian Paolini

LucasFilm Games

Ci occupiamo di uno dei generi più vari del mondo dei videogiochi, con un viaggio che parte dalle prime avventure “punta e clicca” e arriva ai mondi tridimensionali da esplorare 

All’interno del panorama videoludico possiamo tranquillamente sostenere che non ci sia un genere vario come quello adventure. All’inizio in questa categoria, diretta emanazione delle avventure testuali, rientravano quei giochi in cui si vestivano i panni di un personaggio, visualizzato in terza persona, chiamato a risolvere enigmi e interagire con l’ambiente o altri protagonisti per trovare elementi utili al prosieguo dell’avventura, appunto. Il genere, inteso in termine classico, godette di un buon successo nella prima metà degli anni ’90, quando venne anche definito “punta e clicca” poiché per giocare poteva essere sufficiente avere un pc e un mouse a disposizione.

 

Il successo di Monkey Island

La saga di Monkey Island, specie i primi due capitoli (GUARDA IL VIDEO), resta probabilmente l’esempio migliore del periodo (insieme a Broken Sword e Blazing Dragons, forse). Prodotti dalla LucasFilm Games, i titoli sono ambientati nelle acque dei Caraibi teatro delle peripezie di un giovane pirata, Guybrush Threepwood,e della sua nemesi, il bucaniere non morto LeChuck con di mezzo la bella Elaine, contesa dai due. E se la trama vi è famigliare e vi ricorda qualcosa che avete visto sul grande schermo non vi sbagliate, anche perché l’ironia, proprio come nei Pirati dei Caraibi, è il filo conduttore delle avventure di Guybrush (indimenticabile il duello di spada a insulti). Caratteristica importante di Monkey’s Island era che giocando non si rischiava mai di “morire” o ricominciare da capo. Questo per evitare frustrazioni al giocatore che doveva solo preoccuparsi di risolvere enigmi gironzolando tra arcipelaghi caraibici. Altra svolta importante per la serie, dal terzo capitolo uscito a distanza di sette anni dal primo, l’introduzione dello stile cartoon (GUARDA), una novità dettata anche dai progressi nella grafica nei prodotti videoludici.   

 

All’avventura si aggiunge l’azione

Proprio in seguito all’evoluzione della grafica e la possibilità di aumentare le azioni da intraprendere nel corso del gioco, gli adventure sono stati in qualche maniera assorbiti dalla dimensione dell’avventura grafica a quella dell’azione toccando generi contigui (platform) o trasformandosi con l’avvento del 3D in mondi immersivi da esplorare (ad esempio in Blade Runner, la trasposizione del capolavoro di Ridley Scott). L’ibridazione tra azione, avventura ed enigmi da risolvere ha prodotto una serie di titoli di assoluto rilievo negli anni 2000, come La Noire (GUARDA IL VIDEO), la serie di GTA, la saga di Zelda e la trilogia di Batman Arkham.

A ognuno il suo ruolo

Una derivazione più o meno diretta del genere adventure è invece il gdr, gioco di ruolo, spesso open world. In questo caso la trama non ha un unico sviluppo ed esistono finali multipli, aumentando di conseguenza la longevità del titolo. Questo genere ha catalizzato l’attenzione anche all’ultimo E3 di Los Angeles, la fiera mondiale più importante del settore, con Fallout 76, uno tra i titoli tra i più attesi della prossima stagione (GUARDA IL TRAILER). Ma questa è un’altra storia, anzi più di una.

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