Uber punta sul bike sharing elettrico e compra Jump

Tecnologia
Una delle bici elettriche di Jump (Jump Bikes)
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Svolta ecologica per la società guidata da Dara Khosrowshahi che affianca alle auto le due ruote. Le due app rimarranno comunque separate

Le auto sembrano non bastare più a Uber. E così la società guidata da Dara Khosrowshahi ha deciso di investire sulle due ruote: ha infatti acquisito Jump Bikes, un servizio di bike sharing elettrico attivo a San Francisco. In un colpo solo, quindi, Uber diversifica la propria offerta e ingloba un'opzione che avrebbe potuto erodere parte del suo business tradizionale. Le cifre dell'operazione non sono state ancora rese note.

Come funziona Jump

Jump è il primo servizio di bike sharing elettrico e senza stazioni di posteggio. Il mezzo si può infatti prenotare via app e  parcheggiare ovunque. A San Francisco il servizio era già integrato con Uber: da febbraio l'app permette infatti di optare per un percorso sulle biciclette di Jump. E adesso consentirà ai propri utenti di salire direttamente in sella. Jump dovrebbe però restare un'app indipendente: non sarà quindi utilizzabile solo tramite l'applicazione di Uber ma anche come servizio a sé. “Siamo entusiasti di iniziare il nostro prossimo capitolo, di svolgere un ruolo significativo nella trasformazione di Uber in una piattaforma multimodale e di contribuire a spostare milioni di viaggi dalle auto alle biciclette”, ha affermato in un post su Medium il ceo di Jump Ryan Rzepecki. L'operazione segna un primo passo di Uber verso le due ruote: una direzione già presa da tempo da altre società, come la cinese Didi.

Perché Uber punta sulle biciclette

Rzepecki ha usato parole di apprezzamento per Uber. “Quando abbiano iniziato a trattare, loro stavano attraversando un momento di estrema difficoltà, con titoli negativi sui giornali ogni settimana e un massiccio cambio di leadership. Ci aspettavamo di trovare un ambiente di lavoro 'tossico'. Invece abbiamo incontrato persone intelligenti, appassionate e che volevano sinceramente aiutare il nostro team ad avere successo”. La mossa di Uber non è solo una svolta ecologica, nelle città dove il bike sharing funziona, il traffico è spesso un problema: ecco perché, anche senza essere un concorrente diretto, Jump avrebbe avuto le potenzialità per rubare agli autisti una fetta di viaggi, soprattutto quelli sotto i tre chilometri di lunghezza.

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