Fake news, Unilever minaccia di boicottare i giganti del web
TecnologiaIn un messaggio rivolto in particolare a Facebook e Google, il direttore commerciale della multinazionale anglo-olandese invita le piattaforme Internet a una maggiore sorveglianza sulle "bufale"
Ennesimo capitolo nella lotta alle fake news diffuse via Internet: la multinazionale anglo-olandese Unilever minaccia di non investire più in pubblicità su siti come Facebook e Google, richiamandoli a una maggiore sorveglianza contro le "bufale".
L'annuncio della multinazionale
"Unilever, in qualità di inserzionista affidabile, non vuole pubblicare annunci su piattaforme che non forniscono un contributo positivo alla società", ha annunciato martedì 13 febbraio dalla California il direttore commerciale del gruppo, Keith Weed. Il gruppo di prodotti alimentari, bevande e igiene per la casa, che dispone di uno dei più grandi budget pubblicitari al mondo, minaccia di "tagliare i viveri" ai giganti del Web che non prendano contromisure per arginare la diffusione di notizie false e altri contenuti definiti "tossici".
Lotta alle fake news, Facebook risponde
Unilever, che possiede tra gli altri marchi Dove e Knorr e che qualche anno fa ha acquistato anche l'italiana Grom, invita dunque tutti gli attori delle nuove tecnologie a migliorare la loro trasparenza e la fiducia degli utenti "in un'epoca in cui online vengono diffuse false informazioni". Weed – secondo quanto riporta il quotidiano "Le Monde" – ha sottolineato come sia "interesse dei social media ascoltare e agire" rispetto a "fake news, razzismo, sessismo, messaggi d'odio diffusi dai terroristi e contenuti tossici destinati ai più piccoli". Al momento, i rappresentanti di Google non hanno risposto alla richiesta, mentre Facebook ha fatto sapere che "sosterrà in pieno l'impegno di Unilever e collaborerà in maniera stretta" con la multinazionale.
Oltre 2,5 miliardi per la pubblicità online
L'anno scorso, Unilever ha destinato circa 7,7 miliardi di euro al budget commerciale e la pubblicità sul web rappresenta circa un terzo di questo investimento. Una spesa che negli ultimi cinque anni è più che raddoppiata (e la metà della quale è finita proprio a Google e Facebook), con gli investimenti della multinazionale nella creazione di contenuti per Internet cresciuti del 60 per cento. Non è il primo caso di boicottaggio (o della sua minaccia) a causa delle fake news: nel 2017 YouTube era finita nell'occhio del ciclone perché i nomi di alcuni grandi marchi apparivano legati a contenuti controversi, come video di estremisti islamici.