Uber, si è dimesso il ceo e fondatore Travis Kalanick

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L'ex Ceo di Uber, Travis Kalanick (Getty Images)

L'ex amministratore delegato resterà membro del board, scrive il New York Times. La società di trasporti attraversa un periodo turbolento fra le proteste dei suoi driver e le accuse di sessimo

Si è dimesso il fondatore e ceo di Uber, Travis Kalanick,. Lo conferma, secondo quanto riporta il Financial Times, la compagnia stessa. Kalanick aveva già fatto sapere che intendeva prendersi un congedo 'sabbatico', dopo la recente scomparsa della madre, Bonnie Horowitz Kalanick, morta in un incidente in barca. Tuttavia, secondo quanto rivela il New York Times, le dimissioni arrivano su esplicita richiesta di cinque forti investitori dell'azienda i quali, in una lettera, gli hanno chiesto di dimettersi immediatamente. 

Kalanick e Uber

Secondo quanto si apprende, uno dei maggiori azionisti della società, il fondo Benchmark, in un documento dal titolo “Uber, andare oltre”, avrebbero spinto con forza verso l'estromissione di Kalanick dal vertice dell'amministrazione. "Amo Uber più di ogni altra cosa al mondo e in questo momento difficile della mia vita personale ho accettato la richiesta degli investitori di farmi da parte in modo che Uber possa tornare a costruire piuttosto che essere distratta da un'altra lotta", avrebbe commentato l'ex Ceo in una nota.

Le critiche sulla cultura aziendale

La decisione di Kalanick arriva nel mezzo di una serie di scandali che hanno coinvolto la start up di servizi di trasporto privato. Da mesi Uber, infatti, è in crisi reputazionale, tra denunce dei dipendenti e, soprattutto, accuse di molestie sessuali, che hanno già portato a 20 licenziamenti. L'ultimo in ordine di tempo a lasciare la poltrona è stato Emil Michael, numero due del gruppo e uomo fidato di Kalanick, pesantemente coinvolto nello scandalo sulle molestie.

Lo scorso febbraio, ad esempio, si è appreso che a un'ingegnere della della società, Susan Fowler, sarebbe stata richiesta una prestazione sessuale da parte di un'importante manager. A giugno, invece, il direttore della compagnia e membro del board, David Bonderman, si è dimesso in seguito alla diffusione di una registrazione nella quale affermava che portare più donne nel consiglio d'amministrazione avrebbe solo provocato "più chiacchiere".

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