Razzismo sui campi di calcio, cosa prevede il regolamento in Italia

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Partita interrotta, sospesa o abbandonata. È  questa, in sintesi, la prassi regolamentare, in base alle linee guida diffuse dalla Fifa nel 2019 e recepite anche dal nostro Paese, che va applicata nei casi di razzismo durante una partita di calcio. Proprio come successo durante Udinese-Milan quando dalla curva friulana sono partiti cori denigratori nei confronti del portiere dei rossoneri, Mike Maignan 

Un processo in tre fasi ovvero partita interrotta, partita sospesa, partita abbandonata. E’ questa, in estrema sintesi, la prassi regolamentare, in base alle linee guida diffuse dalla Fifa nel 2019 e recepite anche dall’Italia, che si deve applicare nei casi di razzismo durante una partita di calcio. Proprio come fatto dall’arbitro Maresca durante Udinese-Milan del 20 gennaio, quando dalla curva friulana sono partiti cori denigratori nei confronti del portiere dei rossoneri Mike Maignan.

Le Norme organizzative della Figc

Il nostro Paese, come detto, ha inserito queste linee guida nel regolamento interno della federazione calcistica nazionale (la Figc), denominato anche Noif (le Norme organizzative interne della stessa Federazione). In particolare, a far luce sulla questione è l’articolo 62 del Noif secondo cui le società di calcio hanno l’obbligo di adempiere ad una serie di provvedimenti per impedire che le partite siano disturbate da molestie varie, tra cui anche “cori, grida, ed ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione per motivi di razza, di colore, di religione, di lingua, di sesso, di nazionalità, di origine territoriale o etnica”. Come si legge sul sito dell’Associazione Italiana Arbitri (Aia), con riferimento alla “Tutela dell’ordine pubblico in occasione delle gare”, il Consiglio Federale aveva approvato nel 2019 la modifica dell’art. 62 delle Noif così come proposto dal presidente Gravina. Nello specifico, “su segnalazione del responsabile dell’ordine pubblico in servizio allo stadio o dei collaboratori della Procura Federale in caso di cori o striscioni razzisti e discriminatori, viene introdotta l’interruzione temporanea della gara ad opera dell’arbitro e viene disposto che l’annuncio al pubblico venga dato a gioco fermo (con i giocatori al centro del campo). Resta immutata la competenza del responsabile dell’ordine pubblico a non dare inizio, a sospendere, anche definitivamente, la gara”.  

Interruzione momentanea, sospensione e gara dichiarata conclusa

Dunque, nei casi in cui i cori di stampo razzista si verifichino durante la partita, come in Udinese-Milan, l’arbitro deve interrompere la gara in via temporanea. L’interruzione, come detto, rappresenta la prima delle tre fasi indicate dalla Fifa, a cui possono seguire la sospensione del match e l’abbandono definitivo. Dopo l’interruzione momentanea lo speaker dello stadio deve spiegare, attraverso un messaggio diffuso attraverso gli altoparlanti della struttura, il motivo legato alla sospensione della gara, chiedendo di interrompere e non ripetere i cori razzisti. Se la partita riprende e ci sono altri insulti razzisti, il direttore di gara può sospenderla. In questo caso viene diffuso un secondo richiamo dagli altoparlanti e generalmente si aspetta più tempo prima di far ricominciare la partita. Durante il match del Friuli, alcuni giocatori, tra cui proprio Maignan, avevano abbandonato per qualche minuto il terreno di gioco recandosi poi verso gli spogliatoi, sebbene il regolamento sottolinei che gli stessi dovrebbero rimanere al centro del campo insieme all’arbitro, proprio mentre lo speaker dello stadio parla al pubblico. Se l’interruzione o la sospensione della partita durasse 45 minuti, a quel punto la gara dovrebbe essere automaticamente dichiarata finita.

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