
Mario Corso, il "sinistro di Dio" che conquistò il mondo con l'Inter. FOTOSTORIA
L'ex giocatore, morto a 78 anni, celebre per le punizioni "a foglia morta", è stato tra i simboli dei nerazzurri allenati da Helenio Herrera negli anni Sessanta. Con il club milanese è stato capitano per tre stagioni, vincendo 4 scudetti, 2 coppe dei Campioni e 2 coppe Intercontinentali. Ha concluso la carriera da calciatore col Genoa per poi diventare allenatore e successivamente osservatore e dirigente

Mario Corso, uno dei più grandi giocatori della storia dell'Inter, è morto il 20 giugno 2020, a Milano, all'età di 78 anni. Corso, detto anche "il sinistro di Dio" per l'abilità di calcio col piede mancino, ha vinto con i nerazzurri 4 scudetti, 2 coppe dei Campioni e 2 coppe Intercontinentali (nella foto Corso, secondo da sinistra, festeggia coi compagni la coppa Campioni del 1964)
È morto Mario Corso, mancino della grande Inter
Nato a Verona il 25 agosto 1941, Corso (qui con la fascia da capitano in una foto del 1967) arriva in nerazzurro giovanissimo. Il 30 novembre del 1958 con il suo gol contro il Bologna a 17 anni, 3 mesi e 5 giorni diventa il marcatore più giovane della storia nerazzurra. Negli anni Sessanta è uno dei protagonisti della Grande Inter dI Helenio Herrera
Mario Corso, il ricordo di Matteo Marani. VIDEO
Corso indossava la maglia numero 11 ma non era un'ala sinistra, anzi tendeva a partire dall'altra fascia per rientrare e sfruttare il suo mancino
La morte di Gigi Simoni, l'allenatore della prima Inter di Ronaldo
A Mario Corso, qui mentre viene premiato da Giuseppe Meazza, altra leggenda nerazzurra, è attribuita l'invenzione dei tiri "a foglia morta". Quando l'11 nerazzurro calciava, spesso la palla si alzava dolcemente sopra la barriera e cadeva morbida alle spalle del portiere
Fotostoria di Gigi Simoni
Tra i soprannomi anche Mariolino, Matto Birago (copyright di Gianni Brera, che declinò al maschile una leggenda lombarda) e Mandrake nella Grande Inter del Mago Helenio Herrera, con cui non mancarono frizioni e scontri. Sempre Brera con uno dei suoi capolavori d'ironia definì Corso "participio passato del verbo correre" per la sua poca propensione a macinare chilometri durante le partite

Sanguigno per carattere, era un concentrato di genio e indolenza, simboleggiata anche dai calzettoni arrotolati alla caviglia. Quando faceva troppo caldo a San Siro non era infrequente vedere Mariolino battere soprattutto le zone in ombra del campo

Corso, primo a sinistra in basso, venne invece ribattezzato "il piede sinistro di Dio", dal ct di Israele, Gyula Mandi, dopo la doppietta con cui nel 1961 la sua nazionale fu ribaltata in uno spareggio per le qualificazioni al Mondiale

Nella sua carriera però "Mandrake" non ha giocato nessun Mondiale, nonostante le 23 gare e 4 reti in azzurro

Corso (nella foto secondo da destra tra gli accosciati) giocò la prima partita in azzurro nel 1961, quando doveva ancora compiere 20 anni, e l'ultima nel 1971

Mario Corso con la Coppa Intercontinentale, massimo trofeo mondiale per club di calcio, conquistato nel 1964 con l'Inter. Coi nerazzurri, Mariolino risalì sul tetto del mondo l'anno successivo

Dopo aver chiuso la carriera da calciatore nel Genoa, nel 1975 (due stagioni, 23 presenze e 3 reti di cui una all'Inter di testa), Corso iniziò ad allenare

Da allenatore, Corso (qui con Cesare Maldini e Sandro Mazzola), ha guidato la Primavera del Napoli, il Lecce, il Catanzaro, per poi essere richiamato in nerazzurro da Ernesto Pellegrini nel 1985 al posto di Ilario Castagner. Ha lavorato anche al Mantova, al Barletta, è stato responsabile del settore giovanile del Verona, prima di tornare all'Inter nel '97, occupandosi del vivaio e non solo

Corso (502 presenze e 94 gol con l'Inter) ha scritto pagine indelebili della storia nerazzurra e il club lo ha ricordato con due tweet dopo la morte

"Capitano per tre stagioni, ha conquistato 4 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali, prima di intraprendere una lunghissima carriera nerazzurra come dirigente e come osservatore, sempre a contatto con chi grazie a lui ha scoperto un nuovo modo di fare calcio, quello alla Mario Corso, i tifosi nerazzurri e tutti gli appassionati di questo sport. Ciao Mario, ci mancherà tutto di te", si legge sul sito dell'Inter

Anche Javier Zanetti, capitano dell'Inter del triplete 2010 e recordman di presenze in nerazzurro, ha ricordato Corso su Twitter