Fabio Quagliarella, storia e carriera del capocannoniere della Serie A

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Fabio Quagliarella esulta dopo un gol (Getty Images)

A 36 anni, l'attaccante della Sampdoria e della Nazionale sta vivendo una seconda giovinezza agonistica. Che lo ripaga anche di alcune dolorose vicende extra calcio

Molti appassionati, l’estate scorsa, erano pronti a scommettere sul fatto che in termini di gol la Serie A 2018/19 sarebbe stata dominata da un attaccante over 30, esperto e letale in area di rigore. Pochi, però, avrebbero azzeccato il nome. Perché, se è vero che è stato il campionato della Juventus e di Cristiano Ronaldo, i numeri dicono anche che nessuno in questa stagione ha segnato come Fabio Quagliarella, 36 anni suonati. Colpi di tacco, rovesciate, tiri dalla lunghissima distanza: il repertorio è ampio ed affinato da una carriera lunga e variegata.

Gli inizi  

Fabio, nato a Castellammare di Stabia il 31 gennaio 1983, a fine anni Novanta è un giocatore delle giovanili del Torino che, dopo l’esordio in A al termine della stagione 1999/2000, inizia a prendere in considerazione l’idea di spostarsi dal Piemonte in prestito, per affermarsi. Prima (deludente) tappa è quella di Firenze, in Serie C2, per poi spostarsi a Chieti (C1) per un anno e mezzo. Le reti segnate in Abruzzo gli valgono il ritorno al Torino per il campionato di Serie B 2004/05: gioca oltre 30 gare e segna 7 reti, contribuendo alla promozione, ma il Toro fallisce e lui si ritrova sul mercato. Viene acquistato dall’Udinese e diventa a tutti gli effetti un attaccante di Serie A. Prima il prestito ad Ascoli (3 reti) poi il passaggio in comproprietà alla Sampdoria per la stagione 2006/07.

Genova, Udine e Napoli

A Genova tutti iniziano a vedere le qualità che lo renderanno celebre; mette a segno 13 reti, fra cui una rovesciata alla Reggina e un incredibile gol da centrocampo contro il Chievo. La rampa di lancio è stata imboccata, il mondo del calcio che conta si è accorto di Fabio Quagliarella. L’asta a buste chiuse per risolvere la comproprietà vede prevalere l’Udinese. Fabio saluta Genova e approda in bianconero; in Friuli si conferma attaccante affidabile, andando oltre le 10 reti in entrambe le stagioni. Nel 2008/09, inoltre, si fa conoscere anche in Europa grazie alle 8 reti segnate in Coppa Uefa. Al termine della stagione per Quagliarella arriva la prima, grande, occasione della carriera. Lo chiama il Napoli, la squadra che tifava da ragazzino, per unirsi all’ambizioso programma di rinascita legato alla presidenza di Aurelio De Laurentiis. Chiude quella che pensa essere la sua prima stagione al Napoli con 11 reti in campionato, il sesto posto finale e un premio ricevuto dall’Associazione calciatori per il gol più bello della Serie A 2009/10.

La "fuga" alla Juventus e gli scudetti

Improvvisamente, all’inizio della stagione successiva, passa alla Juventus. Le vere circostanze emergeranno solo dopo diversi anni e getteranno una nuova luce su quello che, all’epoca, sembrò un voltafaccia inspiegabile. Se ne va insultato dai tifosi napoletani e accolto dallo scetticismo di quelli torinesi, desiderosi di riscatto sportivo dopo gli anni post-Calciopoli. A dispetto dell’iniziale diffidenza, Quagliarella sarà uno dei simboli della rinascita. In bianconero passa quattro stagioni, passando dalle delusioni (le difficoltà del primo anno e la rottura del legamento crociato) ai trionfi. Con Antonio Conte in panchina, le primavere del 2012, 2013 e 2014 portano in bacheca tre scudetti di fila. Ma la Juventus cresce sempre più in fretta, calcisticamente, come società e come ambizioni. Il ricambio generazionale è rapido e spietato e Quagliarella passa al Torino - lì dove tutto era iniziato - all’inizio del 2014/15. Torna a scollinare quota 10 reti per la prima volta dopo la parentesi juventina e nel corso della stagione si toglie lo sfizio di una tripletta alla “sua” Sampdoria e della rete che regala il derby di Torino ai granata dopo 20 anni di digiuno.

Il ritorno alla Sampdoria

Ma l’amore con la maglia del Toro non dura. A febbraio del 2016 torna a Genova dopo 9 anni di assenza. Il resto è storia di oggi: nonostante il peso degli anni, Quagliarella - tirato a lucido e sempre concentratissimo - tocca picchi di rendimento mai raggiunti. Le reti nella prima stagione completa in blucerchiato sono 12 e nel 2017/18 diventano 19; durante la stagione in corso arriva a quota 26, togliendosi anche la soddisfazione di eguagliare il record di giornate consecutive con almeno una rete segnata (11), appartenente a Gabriel Omar Batistuta dal 1994/95. Numeri che gli sono valsi anche il ritorno in Nazionale dopo il mesto mondiale del 2010, certificato dalla doppietta al Lichtenstein che lo ha reso il giocatore più anziano ad aver mai segnato con la maglia dell'Italia.  

Il caso di stalking

Nell’anno del suo arrivo al Napoli, fu vittima di un caso di stalking. Quagliarella e la famiglia ricevevano centinaia di lettere di minaccia e di ricatto, contenenti accuse infamanti. Il presunto autore era un agente della polizia postale. Furono queste le circostanze in cui il Napoli decise di cedere Fabio alla Juventus, procurandogli l'antipatia di parte della tifoseria (ora rientrata) senza che lui potesse svelare il reale contesto dei fatti. Quagliarella e la famiglia si sono tutelati in sede giudiziaria e sono arrivate due sentenze di condanna in primo grado (2017) e in appello (ottobre 2018) nei confronti dell'agente.

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