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Ambra Sabatini, verso Parigi tra coccinelle, corse e brugole

Sport
©Ansa

A soli 21 anni diventa l'atleta più forte al mondo abbattendo il muro dei 14 secondi nei 100m femminili. Nessuna donna amputata sopra il ginocchio lo aveva fatto prima. La regina dello sprint, portabandiera italiana alla Cerimonia di Apertura dei Giochi, si racconta prima della Paralimpiade. Di Paola Arrigoni

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Quella coccinella che si posa poco prima della gara. E che la accompagnerà sempre. Tatuata sul braccio. Insieme a un numero. Il 13. Fondamentale per due ragioni. Era il 13 luglio 2023 e Ambra Sabatini diventò la velocista paralimpica più forte al mondo abbattendo il muro dei  14’’ nei 100m. Per la prima volta a precedere le iniziali WR (World Record) c'è proprio quel numero, il 13. Nessuna donna amputata sopra il ginocchio lo aveva fatto prima. Ci riesce lei. A soli 21 anni e appena quattro anni dopo l’incidente. 13.98’’. È record del mondo per la toscana dalle trecce castane.

 

Ambra Sabatini nasce a Livorno il 19 gennaio 2002. Lo sport è sempre stato di casa. Con “babbo” che le insegna subito i valori e l’importanza della pratica sportiva per la crescita. L’amore con l’atletica inizia con distanze più lunghe. Il mezzofondo. Dopo scuola, casco in testa, le strade dell’Argentario e in moto con papà verso il campo sportivo. Stesso tragitto anche il 5 giugno 2019. Quando però un'auto invade la corsia per il sorpasso centrando lo scooter. Un elicottero la porta al Careggi di Firenze dove i medici le amputano la gamba sinistra. In ospedale il primo pensiero va all’atletica.“È stato subito quello. Volevo tornare a correre”. E così è avvenuto. Il resto è storia. Oro ai Giochi Paralimpici di Tokyo con record del mondo. Oro ai Mondiali di Parigi con il nuovo record del mondo, che arriva anche per i 200m con 29’’87. La storia - sportiva -  di Ambra non si è mai fermata. La distanza è stata solo sostituita dalla velocità.

Ambra Sabatini - ©IPA/Fotogramma

Torneranno le treccine a Parigi?

Certo, le treccine ricompariranno a Parigi. Sono il mio rito principale, insieme alle unghie, che saranno di colore blu. Poi vedremo quale disegno farci sopra.

 

Quanto sarà diversa la prossima Paralimpiade da quella di Tokyo?

A Parigi andrò con una consapevolezza diversa, migliore. A ogni grande manifestazione è arrivato anche il record mondiale e sarebbe bello replicare a Parigi. L’obiettivo rimane quello della posizione. In ogni caso sicuramente sarà un’edizione molto diversa da quella di Tokyo perché arrivo con quattro anni di preparazione tondi e più sicurezza di quello che posso fare, a differenza del 2021 quando avevo dietro solo un anno di preparazione.

 

Cos’è successo lo scorso 13 giugno?

Eh, la consegna del tricolore…È stata una giornata intensissima per me. C’era tutta la squadra olimpica e paralimpica insieme e questo è senz'altro sempre un momento molto emozionante per gli atleti. Viverla sotto la luce dei portabandiera è stata un’occasione più che speciale.

 

Cosa significa essere portabandiera?

Essere portabandiera per me è sempre stato un sogno nel cassetto. Dopo Tokyo il desiderio di raggiungere questa posizione è diventato sempre più reale ed era sicuramente un obiettivo da atleta che avrei voluto raggiungere ma non pensavo così presto. Questo sicuramente mi fa tanto onore, ma mi spaventa anche un po’. È un ruolo che richiede tanta responsabilità. Non solo in campo, ma anche nella vita, per trasmettere al meglio i messaggi dello sport. Darò il massimo per rappresentare l'Italia sia in campo che fuori.

 

Tra l’altro il numero 13 che torna sempre…

Sì intanto è il mio tatuaggio che mi sono fatta in onore dei campionati mondiali che ci sono stati l'anno scorso a Parigi. Ha un doppio significato. 13 sta per il record, quel 13.98. Ma anche per il giorno perché era il 13 luglio. È un numero fortunato.

 

Insieme alla coccinella

La coccinella l’ho tatuata sempre dopo i mondiali di Parigi in corredo al 13 perché prima della gara mi si posò una coccinella, che mi fece ben sperare poi per la gara e mi diede serenità.

 

Cosa pensa prima di una gara?

Nei grandi eventi come Mondiali o Olimpiadi, c’è un tunnel prima della partenza. E proprio in quell'istante lì, quando stiamo per entrare in pista, mi sembra di prendere tutta la coscienza di dove sono e cosa sto facendo. Stranamente riesco a godermi tutto perché nei momenti prima magari subentra un po’ di  ansia oppure penso al risultato. Invece quando sono al blocco di partenza e mentre mi avvicino, mi diverto proprio.

 

E cosa si prova quando si sente “Ambra Sabatini per l'Italia”?

Anche quello è un momento bellissimo perché sento un po' tutto il calore della gente. C’è lo stadio che fa il tifo, sai che c'è gente che ti guarda da casa. È il momento in cui hai l'attenzione. E poi subito dopo quel momento, niente, c’è solo la gara.

 

Come vive la gara?

Per me la gara è una sfida contro me stessa. Nel momento in cui magari inizio a focalizzarmi sull'avversario e vedere cosa fanno loro, perdo la mia concentrazione. Quindi cerco sempre di focalizzarmi su di me. E ovviamente quando un avversario magari fa un risultato migliore c'è solo da accettarlo. Anche perché è il bello dell’atletica. Non risparmia nessuno, c’è solo il cronometro.

 

Atletica che è sempre stata parte un po' della sua vita anche prima dell'incidente

Prima dell’incidente facevo mezzofondo, coprivo gare di lunga distanza. Anche lì mi sono tolta qualche bella soddisfazione. Una tra tutte è stata il campionato nazionale Cadetti nel 2017 in cui raggiunsi l'ottava posizione nei 2000m. Era uno sport molto faticoso, non che lo sprint non lo sia, però mi infortunavo spesso. Quando ho perso la gamba pensavo di ritornare al mezzofondo, poi ho scoperto che sarebbe stato più difficile. Anche quando ho messo la protesi facevo fatica a correre lunghe distanze. Però non sono stata dispiaciuta tanto di questa scelta. Anche perchè adoro lo sprint. Adoro i 100m.

 

Cos’ha pensato in quel momento?

All’atletica. È stato subito quello. Alla fine il mio cruccio non era quello di aver perso la gamba ma il fatto di essere stata amputata sopra il ginocchio. In ospedale mi stavo informando sulle protesi e su come correre e le amputazioni sotto il ginocchio correvano meglio e più facilmente. Quindi il mio cruccio era quello di non avere più il ginocchio.

 

Chi la motiva sportivamente e non?

“Babbo” è stata sempre la figura principale. Mi ha educato alla pratica dello sport in generale senza indirizzarmi verso una strada, ma semplicemente mi ha fatto capire quanto fosse importante per la salute e per tante altre cose. Mi ha sempre detto che lo sport è una palestra di vita e da lì ho sempre preso le sue parole per affrontare le sfide più grandi. Poi psicologicamente sto iniziando un percorso con uno psicologo sportivo perché comunque ritengo che la parte mentale sia fondamentale per un atleta. Ho deciso di intraprendere questo percorso dopo alcune difficoltà che ho avuto nel 2022 quando dovevo abituarmi ancora a una situazione post-Tokyo, con un mondo tutto nuovo e pieno di occasioni che però mi ha un attimo destabilizzato. Si è dimostrata comunque la scelta buona e vincente anche perché mi aiuta a rilassarmi, a sciogliere le tensioni prima della gara, usando anche tecniche di respirazione.

 

E poi c’è il trio Sabatini, Caironi, Contraffatto che ha fatto sognare l’Italia a Tokyo e ai Mondiali di Parigi

Con Martina ho un rapporto bellissimo. Entrambe sono per me degli esempi fantastici. Anche perché solo con loro condivido certi momenti e certe emozioni. Capiscono veramente quello che c'è dietro a una gara e a un evento. Mi aiutano sempre nel momento del bisogno, ci confrontiamo spesso.

 

Obiettivo Parigi e poi?

Mi piacerebbe iniziare a fare salto in lungo. Poi non so dove mi porterà magari la mia nuova scelta tecnica.

 

C’è sempre una chiave a brugola nella macchina?

Eh certo la chiave a brugola ormai è uno strumento fondamentale e per tutte le occasioni. A parte gli scherzi, portando protesi di diverso tipo e anche per diverse esigenze, è essenziale per noi amputati. Poi mi diverto anche a maneggiare le protesi. È stata una curiosità in realtà sin dall'inizio da quando ho avuto la mia prima protesi, come smontare e rimontare alcuni pezzi.

Ambra Sabatini - ©IPA/Fotogramma