Fabio Quagliarella e il caso stalking: "Otto anni d'inferno"

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L'ex attaccante di Sampdoria, Torino, Juventus e Napoli racconta al Corriere della Sera l'incubo vissuto per otto anni e che ne ha pesantemente condizionato la carriera. A perseguitarlo un ex poliziotto, che all'epoca reputava un amico. "Papà aveva messo le lettere una sull’altra, sono alte più di un metro. Prima o poi le brucerò"

 

 

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La carriera di Fabio Quagliarella racconta di 182 gol in Serie A e una carriera trascorsa costantemente ad alti livelli. Ma nel passato dell'ex attaccante di Sampdoria, Torino, Juventus e Napoli c'è anche l'incubo dello stalking, vissuto sulla propria pelle dall'ex calciatore napoletano negli anni migliori della sua vita sportiva. Una vicenda già raccontata più volte in passato e della quale Quagliarella ha fornito nuovi dettagli in un'intervista concessa al Corriere della Sera, raccontando di come a perseguitarlo fosse quello che all'epoca reputava un amico.

Minacce di morte e accuse infamanti

Per anni Quagliarella ha ricevuto lettere minatorie, accuse infamanti e vere e proprie intimidazioni. L’autore? Un uomo che frequentava la sua abitazione, un poliziotto della postale, capace di mascherarsi da amico mentre alimentava l’incubo. "Ci diceva che ci stava aiutando a scoprire chi fosse lo stalker. In realtà era lui", ha raccontato l'ex attaccante della Nazionale. Tra i ricordi più dolorosi, minacce di morte al padre, un finto feretro lasciato sotto casa con la sua foto e persino lettere inviate alle società di calcio per screditarlo. Una pressione costante che ha lasciato cicatrici profonde: "È stato un buco nero di otto anni. Ero in campo ma la testa era altrove, sempre con la paura che potesse succedere qualcosa alla mia famiglia".

Il tormentato addio al Napoli

Il caso ebbe ripercussioni anche sulla carriera. Il presidente del Napoli De Laurentiis lo cedette dopo una stagione, senza spiegazioni pubbliche. Il trasferimento alla Juventus fu interpretato dai tifosi partenopei come un tradimento. Soltanto dopo anni la verità è venuta a galla: "Io avrei voluto restare a vita, ma quelle lettere hanno cambiato tutto". Ha conservato tutte quelle lettere di minacce e ricatti: "Papà aveva messo le lettere una sull’altra, sono alte più di un metro. Le rileggeva ogni volta per capire chi potesse essere l’autore. Ce lo avevamo in casa, fu lui a intuirlo. Quella vicenda ci ha cambiato la vita. Ero al campo ma non c’ero, avevo paura che mentre ero via potesse accadere qualcosa alla mia famiglia. Li chiamavo spessissimo, ad ogni pausa dell’allenamento. Stavano bene, ma temevo non fosse vero. Difficile concentrarsi così. Nella mia vita c'è un buco nero di otto anni. Sì, prima o poi le brucerò".

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