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Wnba, Brittney Griner in prigione in Russia per 10 mesi: "Ho pensato al suicidio"

Sport
©Getty

La campionessa americana, 2 volte oro olimpico con la squadra Usa, era stata arrestata il 17 febbraio 2022 all'aeroporto di Mosca perché in possesso di alcune cartucce di olio di cannabis e condannata a 9 anni di carcere per spaccio internazionale. Liberata con un accordo tra i due governi, ha raccontato per la prima volta la sua dolorosa storia. Il 7 maggio esce il suo libro "Coming Home"

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Sono passati cinque mesi da quando è uscita dal carcere in Russia e ora ha deciso di raccontare la sia storia. Brittney Griner, campionessa americana WNBA (2 volte oro olimpico con la squadra Usa), era stata arrestata il 17 febbraio 2022 all'aeroporto di Mosca perché in possesso di alcune cartucce di olio di cannabis e condannata a 9 anni per spaccio internazionale. A liberarla, l’8 dicembre 2023, era stato un accordo tra Stati Uniti e Russia: uno scambio di prigionieri con il trafficante di armi Viktor Bout. Ora l’atleta, in un’intervista esclusiva all’emittente statunitense Abc, ha spiegato la sua dolorosa storia, in attesa del suo libro “Coming Home” in uscita il 7 maggio.

L’intervista

“Nelle prime settimane di prigionia ho pensato più volte al suicidio” ha raccontato Brittney Griner nel corso dell’intervista all’Abc. A farla desistere avrebbe contribuito anche l’idea che il governo russo non avrebbe mai restituito il suo corpo alla famiglia. L’atleta ha poi raccontato nel dettaglio le terribili condizioni in cui era costretta a vivere: condizioni di igiene scarsissime e freddo intenso nella propria cella. La temperatura e i ragni vicino al letto l’hanno costretta a tagliarsi i dread, che da sempre avevano caratterizzato la sua personalità. Fondamentale per resistere a tutte queste condizioni, oltre al peso dei lavori che le facevano fare durante il giorno, è stato il supporto di una compagna di cella.

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La lettera

Dopo la sua liberazione, grazie all’accordo tra Russia e Stati Uniti, la ragazza, che nelle pause del campionato americano giocava in Russia a Ekaterinburg, è stata anche costretta a scrivere una lettera al presidente russo Vladimir Putin. "Ho dovuto chiedere perdono e ringraziare il loro cosiddetto 'grande leader'", ha spiegato, "La lettera era in russo e non volevo firmarla, ma allo stesso tempo volevo tornare a casa".