Sci per disabili, quando le piste creano condivisione

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Federica Villa

Federica Villa

FOTO DI SPORTING SPIRIT
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"È uno sport sicuramente molto faticoso, ma con le attrezzature adeguate è possibile avventurarsi in sicurezza su tutte le discese, che sono uguali per tutti", spiega a Sky TG24 Flavia Ramponi, presidente di Sporting Spirit, un‘associazione sportiva Aps che, dal 2004, porta i disabili fisici sulla neve. Oggi, l'iniziativa rappresenta un punto di riferimento per molti centri riabilitativi lombardi tra cui anche l’Unità Spinale Niguarda Cà Granda

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Le piste sono le stesse. Gli impianti anche. Così come il freddo e le condizioni della neve. Lo sci alpino è uno sport "estremo", ma è anche una di quelle attività che una persona disabile può svolgere insieme alle persone normodotate. "Si creano condivisione e connessione", spiega a Sky TG24 Flavia Ramponi, presidente di Sporting Spirit, un‘associazione sportiva Aps che, dal 2004, si occupa di sci alpino per disabili fisici. Il progetto è nato proprio dalla voglia di confrontarsi con un’attività molto diversa dagli sport più tradizionalmente praticati dalle persone disabili. E, oggi, rappresenta un punto di riferimento per molti centri riabilitativi lombardi tra cui anche l’Unità Spinale di Niguarda Cà Granda.

I corsi

In un primo momento il programma di Sporting Spirit coinvolgeva solo gli adulti, ma ha poi incluso anche bambini e ragazzi affetti da spina bifida e altre disabilità motorie. L’associazione organizza a Livigno - Ski Area Mottolino - un corso di sci al mese, da dicembre a marzo, su week-end lunghi, con un tetto massimo di 10-15 partecipanti e una quota di partecipazione minima. "Il corsista“, sottolinea Ramponi, ”non viene mai da solo, ma con il figlio, la moglie, la compagna o i genitori”. Nel caso dei più piccoli poi, "l’aspetto più bello è che il bambino disabile riesce a fare questo sport, per esempio, con il fratellino che è normodotato, o con la mamma e il papà, creando momenti e ricordi di condivisione a livello famigliare".

Il monosci

I partecipanti ai corsi si cimentano sulla neve usando il monosci, lo strumento che permette alle persone con ridotte capacità motorie di sciare seduti utilizzando i movimenti del tronco e delle braccia. Al loro fianco ci sono accompagnatori e volontari esperti, oltre che maestri di sci con la specializzazione per l’insegnamento ai disabili. "Per i principianti, serve un’attenzione maggiore, costante, quindi il rapporto insegnante-allievo è di 1 a 1, mentre per chi è già più esperto, e scia quindi in autonomia, si passa a livelli di un accompagnatore ogni tre allievi circa", sottolinea la presidente. E per quanto riguarda gli impianti di risalita? "Per seggiovie e ski-lift nessun problema, mentre per l’ovovia, dove occorre togliere gli sci, serve una maggiore organizzazione ed è più complicato".

Perché proprio lo sci?

Con lo sci ci sono pochi comfort, non ci si allena in un palazzetto riscaldato, non ci sono brevi distanze da percorrere e nessuna giornata è mai uguale. "È molto impegnativo sotto tutti i punti di vista, dagli spostamenti, ai parcheggi, alle risalite", spiega Ramponi, "ma il fatto di essere in gruppo, ci aiuta a prendere spunto gli uni dagli altri, e imparare costantemente". Dal punto di vista fisico, "è uno sport sicuramente molto faticoso, ma è utile perché permette di fare attività sportiva come trattamento riabilitativo". "Lo sci consente di mantenere o ottenere un buon allenamento fisico" e di vivere la montagna in modo attivo: "Con le attrezzature adeguate è davvero possibile avventurarsi in sicurezza su tutte le discese disponibili, che sono uguali per noi tutti".

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