Sport, il fascino dell’orienteering: sfidare se stessi e il territorio

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Federica Tofani

Federica Tofani

Foto di Tomas Bubela

Gli atleti affrontano una gara a libero percorso, a cronometro individuale, durante la quale, dotati solo di bussola e mappa, devono individuare l’itinerario più veloce per raggiungere una serie di punti di controllo, senza smarrirsi

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Risale al 1897 in Norvegia la prima gara di orienteering che nel 1967 è arrivato poi anche in Italia. Nel tempo il suo fascino tutto particolare ha conquistato sempre più persone: ormai nel mondo sono 3 milioni i praticanti di corsa orientamento. Si tratta di una gara a libero percorso, a cronometro individuale, durante cui gli atleti devono individuare su una carta topografica, fornita al momento del via, l’itinerario più veloce per raggiungere una serie di punti di controllo posti all’interno di un territorio, senza smarrirsi. 

I punti di controllo, indicati sulla mappa con segni convenzionali a livello internazionale e secondo una precisa sequenza di raggiungimento, si trovano solitamente presso pietre, incroci di sentieri, muretti e sono identificati da un segnale detto lanterna. Questa rappresenta il simbolo della corsa orientamento: è formata da tre quadrati di stoffa divisi diagonalmente in due metà, una bianca e una arancione, sostenuta da un paletto su cui è posto un codice numerico e un punzone, che serve all’orientista per effettuare la “timbratura” con cui certificare il passaggio. 

Una disciplina che mette insieme la bellezza paesaggistica e la sfida atletica, come ci spiega Gabriele Viale, coach Park World Tour Italia e General Manager dei Campionati Europei Sprint di corsa orientamento 2023.

Foto di Riccardo Scalet

Quando ha scoperto la corsa orientamento e quali sono le sue caratteristiche più interessanti?

Mi sono imbattuto in questa disciplina, che mi ha cambiato la vita, quando facevo il servizio di leva negli Alpini ad Aosta. Tra gli allenamenti praticavamo anche l’orienteering. In alcune gare qui a Vicenza ho ottenuto dei bei risultati, e questa è stata la svolta: la sfida con se stessi nel trovare i punti di controllo nel minor tempo possibile e nel pianificare la strategia migliore e quel senso di avventura e di esplorazione mi hanno colpito tanto che ho iniziato a lavorare per un’azienda svedese qui nel mio paese per poi decidere di trasferirmi proprio in Svezia, a metà anni ’90 e iniziare di fatto a fare l’atleta. Questo sport mi ha dato la possibilità di girare in oltre 50 nazioni. Quando ho smesso come atleta mi sono dedicato a sviluppare per gli scandinavi tutto il bacino del Mediterraneo, portando questo sport che inizialmente era praticato nei boschi, anche nei centri storici. Ho potuto valorizzare in modo particolare il Sud Italia, per esempio Matera, Vieste, Monopoli, Bari, la Reggia di Caserta, i parchi archeologici di Paestum e di Selinunte, e le nazioni limitrofe come Malta, Creta, Egitto, Cipro, Albania, Montenegro, Macedonia e così via.

In Italia è conosciuto, si sta diffondendo? A che punto siamo?

In Italia vediamo una crescita lenta ma costante, c’è una federazione nazionale che ha la sede a Trento, con associazioni sportive in tutte le regioni, anche se è diffuso principalmente nel Nord Italia, soprattutto in Trentino, Veneto, Friuli e Lombardia, dove è nato negli anni ’80. È molto diffuso nelle scuole, ed è stato anche inserito nei licei sportivi, in quarto e quinto, come materia obbligatoria insieme ad atletica leggera. Si sta facendo un lavoro capillare di promozione nel mondo della scuola dove siamo diventati il sesto o settimo sport più praticato a livello scolastico.

Che consigli darebbe a chi approccia questo sport per la prima volta?

Oltre a munirsi di una buona bussola e orientare la mappa ogni volta che ci si ferma, va affrontato con spirito di avventura, mantenendo sempre il contatto con il territorio, sapendo sempre dove ci si trova, e godendo della possibilità di esplorare località nuove, o non frequentate da turisti, affrontando però la prova tenendo conto delle proprie possibilità, senza andare oltre i propri limiti e la propria preparazione atletica, un po’ come si deve fare in montagna.

Prossimi appuntamenti?

Per la prima volta in Italia, dal’1 all’8 ottobre, approderanno gli Europei Sprint di corsa orientamento, validi come finali di Coppa del Mondo: 2mila orientisti da 36 Paesi con mappa e bussola raggiungeranno il Veneto. Verona sarà capofila accogliendo il 4 ottobre le sfide su distanza Sprint per incoronare il campione e la campionessa continentali. A Soave il 6 ottobre andrà in scena la spettacolare Sprint Relay, che decreterà al cospetto del Castello Scaligero i mixed team più forti composti da uomini e donne. A Vicenza, infine, l’8 ottobre saranno conferiti i titoli individuali Sprint knock-out. Un grande lavoro di squadra per i Campionati, che saranno trasmessi tv in 10 nazioni, per un totale di 12 milioni di spettatori, e saranno promotori di un indotto di 2 milioni di euro derivato dalle 14 mila presenze turistiche, in particolar modo dai Paesi Scandinavi.

I Campionati Europei saranno accompagnati dall’EOC Tour, un programma di otto eventi promozionali, dedicato a un pubblico di amatori e neofiti, ognuno dei quali si trasformerà in una vera e propria festa per la community della corsa orientamento, tra divertimento, turismo, buon cibo e musica grazie alle varie esperienze organizzate per la promozione del territorio: Malcesine (1 ottobre), Torri del Benaco (2 ottobre), Lazise (3 ottobre), Verona (4 ottobre), Prada - Monte Baldo (5 ottobre), Soave (6 ottobre), Alonte (7 ottobre), Vicenza (8 ottobre).

MILAN, ITALY - MAY 20: People exercise in front of the so called Bosco Verticale (Vertical Forest), a pair of residential towers designed by Italian architect Stefano Boeri and located in the Porta Nuova district on May 20, 2021 in Milan, Italy. (Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

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