Ci sono sport che sono stati a lungo associati agli uomini o alle donne, come se esistesse in qualche modo un legame indissolubile tra un determinato genere e una determinata attività fisica. Negli anni le cose, per fortuna, sono cambiate, ma ci sono pregiudizi che restano e che vanno ancora combattuti. Ne abbiamo parlato con la calciatrice Sara Gama e con il nuotatore artistico Giorgio Minisini.
Che cosa ti ha spinto a cimentarti in questa disciplina?
Sara Gama: Devo dire che sono stata piuttosto fortunata perché la mia famiglia mi ha sempre lasciato fare quello che volevo: io avevo le idee chiare e quindi, quando un mio amico e la famiglia del mio amico mi hanno detto di andare a giocare in una squadra vera e propria (già giocavo coi ragazzi per strada), non ci ho pensato due volte. Da lì è cominciata l’avventura. Però ecco, non è stato magari così per tante altre ragazze all’epoca.
Giorgio Minisini: Diciamo che mi sono trovato un po’ nella famiglia giusta: mio fratello e mia sorella iniziarono prima di me e iniziarono nella squadra di mia madre. Quindi se non iniziavamo noi a fare questo sport, non lo avrebbe fatto nessuno! Ma la scintilla, va detto, è scattata grazie a un ragazzo americano, Bill May, che fu il pionere della nostra disciplina, fu quello che veramente mostrò come un uomo potesse fare nuoto artistico. Lui ci convinse a seguire le sue orme.
Ti è mai capitato di scontrarti contro pregiudizi del tipo "questo non è uno sport adatto alle ragazze/ai ragazzi"?
Sara: Questo è un classico, sì. Anche se non direi "scontrata", perché non me ne sono mai curata. Sono una persona cui piace guardare le cose con uno sguardo positivo. Oggi posso dire che avevamo ragione noi ragazze, quando dicevamo di voler giocare a calcio.
Giorgio: Sì, in certe fasi della vita non è stato semplice. Quello che facevamo io e mio fratello (e soprattutto io da una certa età in poi), era percepito come "diverso" dagli altri e non sempre la diversità viene vista come un valore positivo, cosa che invece è. La diversità porta valore aggiunto e fa scoprire nuove cose. Fortunatamente, stiamo andando in quella direzione, ma siamo dovuti passare attraverso diversi pregiudizi, diversi stereotipi. Ma insieme li stiamo vincendo.
Credete che i vostri successi sportivi possano aver contribuito ad abbattere questi stereotipi?
Sara: Sì, abbiamo avuto un ruolo semplicemente perché noi abbiamo creduto in quello che facevamo e lo abbiamo fatto nonostante non fosse magari il primo sport che si pensava potesse essere praticato dalle ragazze. Poi dopo, a lungo andare, abbiamo saputo puntare i piedi sulle cose che servivano per far crescere il nostro sport. Alla fine abbiamo avuto la nostra occasione con il mondiale del 2019, dove siamo state conosciute dal grande pubblico, che si è appassionato alla nostra disciplina. Sono quindi cambiate tante cose in questi ultimi anni. Ovviamente ciò è accaduto anche grazie a decisioni di politica sportiva che sono andate in tal senso.
Giorgio: Sì, come parte di un movimento internazionale sono veramente entusiasta di poter dare una mano alla crescita di questo sport. Anche perché i ragazzi che stanno cominciando adesso sono veramente tanti, giovanissimi e talentuosissimi. Desidero veramente che il loro futuro sia più roseo di quello che è stato il mio passato. Quindi sono contento di fare la mia parte, quando posso, come posso, e anche la partecipazione, l’apertura alle squadre miste alle Olimpiadi di Parigi significa veramente tanto per questo.
Che consiglio dareste a una bambina o a un bambino che vuole cimentarsi nella vostra disciplina?
Sara: Se è quello che piace loro, il mio consiglio è di assecondare assolutamente questo desiderio, perché è uno sport bellissimo. Il calcio è uno sport di squadra, quindi ti insegna a stare al mondo, perché ti devi confrontare con gli altri. L’importante è seguire la propria passione, lo sport fa bene sempre e quindi l’importante è che scegliere quello che ci piace. Se è il calcio tanto meglio.
Giorgio: Il consiglio che darei al me stesso del passato è “prova tutto”. Gli sport sono migliaia, sono tantissimi, diversissimi, e non sempre troviamo subito al primo colpo quello che ci piace. Io ho fatto nuoto artistico, taekwondo, calcio, basket… prova tutto, divertiti in tutto. Dove ti diverti di più, quella è la tua strada. Continua e sogna.
Ma quindi... esistono sport da maschi e sport da femmine?
Sara: Direi di no. Lo sport è sport e l’importante è fare quello che piace e che fa stare bene.
Giorgio: Non credo che esistano sport da maschi e sport da femmine. Le attività non hanno genere. Tutti quanti possiamo ottenere di più se tutti quanti siamo liberi di fare di più.
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