Calcioscommesse, Armando Izzo condannato a 5 anni di reclusione

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Al calciatore, attualmente nel Monza, è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. I fatti per i quali il giocatore napoletano è stato condannato risalgono ai tempi in cui militava nell'Avellino, in serie B, per una gara del campionato 2013-2014. Gli avvocati di Izzo, Rino Nugnes e Stefano Montone, hanno annunciato l'impugnazione in appello della sentenza. Il calciatore: "Credo nella giustizia, non smetto di combattere"

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Concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. Questa l'accusa arrivata per il difensore, attualmente in forza al Monza, Armando Izzo, coinvolto in un caso di calcioscommesse e criminalità organizzata. Il giocatore è stato condannato a cinque anni di reclusione dalla VI sezione penale del Tribunale di Napoli. Gli avvocati di Izzo, Rino Nugnes e Stefano Montone, hanno annunciato l'impugnazione in appello della sentenza. 

 

"Credo nella giustizia e non smetto di combattere"

"Sono molto deluso dalla sentenza di primo grado. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto nella partita Avellino-Reggina del 25 maggio 2014 ma vengo accusato di aver combinato la partita Modena-Avellino del 17 maggio 2014, una partita che non ho neanche giocato. Leggerò le motivazioni con i miei avvocati e presenteremo appello". Così su Instagram, il difensore del Monza, Armando Izzo, commenta la condanna. "Credo nella giustizia e sono sicuro che verrà dimostrata la mia assoluta estraneità all'ambiente criminale. Ringrazio il Monza e la mia famiglia, che mi sono sempre vicini. Non smetto di combattere!", conclude Izzo.

Le altre condanne

Izzo, in riferimento ai tempi in cui militava nell’Avellino (2013-2014), è stato accusato di aver “venduto” una partita di calcio su pressioni della camorra. Il pm di Napoli, Maurizio De Marco, aveva chiesto per il calciatore napoletano 4 anni e 10 mesi. Condannati anche il cugino di Izzo, Umberto Accurso, capo del clan della Vanella Grassi di Secondigliano, oltre a Salvatore Russo, ritenuto legato allo stesso clan. Per entrambi c’è una condanna a un anno e mezzo.

La gara al centro della vicenda

In particolare, la gara finita al centro della vicenda giudiziaria è Modena-Avellino, disputata il 17 maggio del 2014. Secondo il sostituto procuratore, Maurizio De Marco, i fratelli Antonio e Umberto Accurso, prima servendosi come intermediario di Salvatore Russo, e poi direttamente, avrebbero promesso e poi dato 30mila euro al giocatore Francesco Millesi, consegnati dal collega Luca Pini, per corrompere altri calciatori. Secondo la Procura, Millesi avrebbe poi fatto pressioni su altri giocatori dell'Avellino per favorire una rete del Modena. Antonio Accurso, stando alle valutazioni degli inquirenti, ha scommesso, per conto del suo clan, un'ingente somma sulla rete realizzata dalla squadra che giocava in casa, cioè proprio il Modena, guadagnando 60mila euro. Izzo, in questo disegno, avrebbe accettato, a sua volta, la promessa di un pagamento in denaro, scrive il pm nei capi d'accusa "quale compenso al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione predetta". Il calciatore del Monza, tra l'altro, è stato assolto dall'accusa di avere commesso illeciti dello stesso tenore contestati per la partita di calcio Avellino-Reggina, disputata nel corso della stessa stagione. 

Il comunicato del Monza

Intanto il Monza, in un comunicato ufficiale, si è schierata a difesa di Izzo. Il club brianzolo, in un  comunicato, scrive di aver "appreso che il proprio tesserato è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva". La società, continua la nota del club, "esprime totale vicinanza e supporto ad Armando, convinta della sua estraneità all'ambiente criminale. Gli avvocati del calciatore sono delusi dalla sentenza e attendono di leggerne le motivazioni, dopodichè presenteranno appello". 

 

"C'è chi mi conosce da anni e sa che sono emozionale ma non pazzo. Per avere questa reazione vuol dire che qualcosa è successo. Bisogna capire se dal punto di vista legale posso fare qualcosa, dato che Piccinini mi ha dato il rosso su suggerimento del quarto arbitro. Il quale non ha avuto l'onestà di dire come mi ha trattato, e cosa ha originato la mia reazione. Vorrei capire se c'è l'audio di quanto mi ha detto ma non voglio entrare nella cosa nel dire che è di Torino e domenica giochiamo contro la Juve e lui mi vuole fuori dalla panchina". Così, dai microfoni di Dazn, un Jose Mourinho furioso per l'espulsione in Cremonese-Roma.
ANSA/SIMONE VENEZIA

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