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Djokovic, respinto il ricorso: espulso dall'Australia. Il tennista: “Sono deluso”

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Il campione ha lasciato il Paese e non parteciparà agli Australian Open. Al suo posto un lucky loser, l'italiano Salvatore Caruso. La Corte federale ha respinto il ricorso del numero 1 al mondo del tennis. Il nome dell'atleta era comparso nel "match schedule" della prima giornata della competizione sportiva. Nella sentenza si legge: "La decisione del tribunale è che la richiesta sia respinta con le spese legali a carico del tennista". L’atleta: “Mi prenderò del tempo per riposare”

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Novak Djokovic è stao espulso dall'Australia ed è partito con un volo verso Dubai. La Corte federale ha respinto il ricorso del numero 1 al mondo del tennis. Nella sentenza si legge: "La decisione del tribunale è che la richiesta sia respinta con le spese legali a carico del tennista"(LE TAPPE DEL CASO). Le motivazioni saranno rese note tra un paio di giorni. Il nome dell'atleta era comparso nel "match schedule" della prima giornata degli Australian Open, in programma domani. Il serbo avrebbe dovuto debuttare contro il connazionale Miomir Kecmanovic nella sessione serale della Rod Laver Arena: al suo posto giocherà il siciliano Salvatore Caruso. La decisione della Corte Federale è stata letta in streaming alle 7.45 italiane ed è arrivata dopo un'udienza durata circa 5 ore. L'accusa: le opinioni anti-vaccino di Djokovic sono una minaccia pubblica e potrebbero causare "disordini civili". La difesa aveva ribattuto: espulsione sarebbe atto irrazionale e irragionevole, il giocatore non è mai stato associato al movimento no-vax. Il tennista, dopo la sentenza: "Sono deluso".

Annullato il visto di Djokovic

Il campione era stato inserito nel programma della prima giornata dell'Australian Open, che prenderà il via il 17 gennaio. Al suo posto entra un lucky loser che è l'italiano Salvatore Caruso, numero 150 del mondo. Djokovic, che non è vaccinato, ha perso la battaglia per evitare l'espulsione dall'Australia dopo che il governo ha annullato il suo visto per la seconda volta per motivi di salute pubblica. I giudici della Corte federale hanno respinto all'unanimità il suo appello a rimanere nel Paese per difendere il titolo agli Australian Open che si aprono domani, durante i quali il serbo avrebbe tentato il record del 21° titolo del Grande Slam.

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Novak: "Sono deluso, mi prenderò del tempo per riposare"

Il numero 1 del tennis dopo l'udienza è rientrato al Park Hotel di Melbourne, il centro di detenzione per immigrati clandestini. Alle 22:30 ora locale si è imbarcato su un volo Emirates. Si è detto "estremamente deluso" dalla sentenza che ha respinto il suo appello contro l'annullamento del visto deciso dal governo australiano e ha ammesso di essere fuori dagli Australian Open. "Mi prenderò del tempo per riposare e recuperare prima di fare altre dichiarazioni", ha spiegato il 34enne tennista serbo. "Non potrò restare in Australia e partecipare agli Australian Open", ha confermato Djokovic. "Rispetto la sentenza del tribunale e collaborerò con le autorità in relazione alla mia partenza dal Paese", ha aggiunto, "sono a disagio per il fatto che nelle ultime settimane sia stato al centro dell'attenzione e spero che ora possiamo tutti tornare a concentrarci sullo sport e sul torneo che amo". Poi un pensiero alla vigilia dell'apertura degli Austrlian Open che ha già vinto nove volte: "Voglio augurare ai giocatori, ai dirigenti del torneo, allo staff, ai volontari e ai tifosi il meglio per il torneo". "Infine", ha concluso, "voglio ringraziare la mia famiglia, i miei amici, la mia squadra e i miei connazionali serbi per il vostro continuo sostegno, mi avete dato una grande forza".

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Il premier Morrison: "Decisione per motivi di salute e sicurezza"

Dopo la sentenza è intervenuto anche il primo ministro australiano Scott Morrison. "La Corte federale australiana ha deciso all'unanimità di respingere la domanda di revisione giudiziaria del sig. Novak Djokovic che mirava a contestare la decisione del ministro dell'Immigrazione di annullare il suo visto. Questa decisione di annullamento è stata presa per motivi di salute, sicurezza e buon ordine, in quanto ciò era nell'interesse pubblico. Accolgo con favore la decisione di mantenere forti i nostri confini e proteggere gli australiani", ha dichiarato. "Come ho detto venerdì, gli australiani hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e giustamente si aspettano che il risultato di quei sacrifici venga protetto. Durante la pandemia, insieme abbiamo raggiunto uno dei tassi di mortalità più bassi, le economie più forti e i tassi di vaccinazione più alti al mondo. I confini forti sono fondamentali per lo stile di vita australiano, così come lo stato di diritto. Il nostro governo lo ha sempre capito ed è stato preparato a prendere le decisioni e le azioni necessarie per proteggere l'integrità dei nostri confini", ha aggiunto Morrison. E ancora: "Ringrazio la Corte per la pronta attenzione a questi problemi e per la pazienza di tutte le parti coinvolte mentre abbiamo lavorato per risolvere questo problema. È giunto il momento di andare avanti con gli Australian Open e tornare a godersi il tennis". 

Presidente Vucic: Djokovic torna a testa alta nel suo Paese

Ha parlato anche il presidente serbo Aleksandar Vucic, che ha detto che Djokovic può tornare a testa alta nel suo Paese. Ha aggiunto di aver parlato con il tennista e di avergli detto che tutti lo aspettano in Serbia, tutti attendono che torni nel suo Paese dove è sempre il benvenuto. "Quelli che pensano di aver affermato dei principi hanno dimostrato di non avere principi. Hanno maltrattato un tennista per dieci giorni per poi prendere una decisione che conoscevano dal primo giorno", ha detto il presidente serbo.

Il padre di Djokovic: "50 proiettili al petto di Novak"

Il padre del campione, Srdjan Djokovic , ha definito l'espulsione dall'Australia del figlio un'esecuzione con "50 colpi al petto". Dopo aver accostato in precedenza il figlio allo schiavo ribelle Spartaco nella sua lotta per la libertà contro il governo australiano, Djokovic sr.  è tornato ad attaccare Canberra su Instagram: "Il tentativo di assassinare il miglior sportivo del mondo è finito, 50 proiettili nel petto di Novak". "Questo è Nole, un uomo, un fratello, ci si vede a Parigi", ha aggiunto.

Gli italiani che beneficiano dell'assenza di Nole agli Australian Open 2022

L'espulsione di Djokovic dall'Australia "mette fine a una serie di eventi profondamente deplorevoli", ha dichiarato in un comunicato l'Atp, l'associazione che riunisce i giocatori professionisti del tennis maschile di tutto il mondo. L'Atp sottolinea che "le decisioni dei tribunali in materia di salute pubblica devono essere rispettate" ma che "l'assenza (di Djokovic) agli Australian Open è una sconfitta per il tennis". A beneficiare dell'assenza di Nole dalla competizione sono due italiani: Salvatore Caruso, tennista 28enne di Avola, in provincia di Siracusa, che da ripescato non solo accede al tabellone ma di fatto ne diventa la testa di
serie numero uno al posto di Novak. L'altro è Matteo Berrettini che ora diventa il tennista con il ranking più alto del primo quarto di tabellone e si ritrova la strada spianata verso una possibile semifinale contro Alexander Zverev o Rafael Nadal. 

Il caso Djokovic

Nell'udienza sul caso Djokovic davanti alla Corte federale australiana, il legale del campione serbo, Nick Wood, aveva replicato alla tesi del ministro dell'Immigrazione Alex Hawke che ha motivato l'annullamento del visto con l'ipotesi che la permanenza del tennista in Australia potesse alimentare disordini da parte dei no vax. Al contrario l'avvocato, riferisce il sito australiano The Age, aveva spiegato di ritenere che "il ministro non abbia considerato lo scenario alternativo", e cioè che se Djokovic "sarà espulso" e "la sua carriera compromessa", "è abbastanza ovvio che sarà questo a poter generare sentimenti no vax" tra la popolazione e alimentare disordini. L'atleta è arrivato in Australia il 5 gennaio proprio per partecipare agli Australian Open, ma è stato bloccato in aeroporto per alcune irregolarità sull'esenzione dal vaccino anti-Covid e il visto. Successivamente è stato trasferito in un centro di detenzione per immigrati a Melbourne. Il 10 gennaio il tennista, che ha dichiarato nel frattempo di aver avuto il Covid ed essere guarito, ha vinto il ricorso sul visto ed è stato rilasciato. Ma sono emerse poi altre incongruenze sui suoi documenti, nei quali dichiarava di non aver viaggiato nei precedenti 14 giorni all'ingresso nel Paese, quando invece a Natale sarebbe stato a Belgrado, passando poi per la Spagna prima di imbarcarsi per l'Australia. Djokovic ha dichiarato che si è trattato di un "errore umano" del suo staff nella compilazione dei documenti. Ma nella polemica rientra anche una violazione della quarantena per i positivi al Covid in Serbia. Il tennista ha riferito di aver fatto il 16 dicembre un test antigenico, nonostante fosse asintomatico, in cui è risultato negativo. Lo stesso giorno, per maggiore "prudenza", ha raccontato di aver fatto anche un tampone molecolare, che ha dato invece esito positivo. Ma quando l'indomani ha incontrato un gruppo di giovani tennisti, ha precisato, non aveva ancora avuto il risultato, e un ulteriore test rapido era stato ancora negativo. Il 18 dicembre però, quando ha rilasciato un'intervista programmata all'Equipe, era invece consapevole di essere positivo, come ha ammesso lui stesso, affermando di non aver cancellato l'impegno per non "deludere il giornalista".