Caso Djokovic, governo Australia a tribunale Melbourne: "Va respinto, decidiamo noi"

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L'infezione da Covid-19 non è una motivazione sufficiente per ottenere l'esenzione medica e il tennista non ha fornito ulteriori prove evidenti di controindicazione al vaccino, per questo non può entrare nel Paese e nemmeno partecipare agli Australian Open. È questa la posizione dell'esecutivo australiano contenuta nella risposta che sarà portata in udienza di lunedì, giorno in cui i giudici sono chiamati a decidere se revocare l'annullamento del visto 

Per il governo australiano l'infezione da Covid-19 non è una motivazione sufficiente per ottenere l'esenzione medica e Novak Djokovic non ha fornito ulteriori prove evidenti di controindicazione al vaccino. Il campione serbo non può quindi entrare nel Paese e nemmeno partecipare agli Australian Open. Inoltre, indipendentemente dal giudizio del tribunale chiamato a esprimersi domani (lunedì 10 gennaio) sull'annullamento del visto, è competenza del governo la scelta di non far entrare in Australia il tennista. È questa la posizione dell'esecutivo australiano, contenuta nella risposta che sarà portata in udienza domani.

La posizione del governo australiano

La risposta che il governo australiano porterà in aula lunedì è stata pubblicata oggi dal tribunale di Melbourne. Dal documento emerge che gli avvocati dell’esecutivo sottolineano il fatto che il campione serbo "non è vaccinato". Come si legge al punto 64, non esistono garanzie di ingresso da parte di un cittadino non australiano nel Pese. Esistono infatti criteri per l'ingresso e ragioni per cui il visto può essere annullato o rifiutato. Anche se a Djokovic è stato confermato che le sue domande soddisfacevano i requisiti per poter viaggiare in Australia senza quarantena, il ministro dell'Interno ha il potere di verificare le prove e di cancellare il visto. In conclusione, si legge, la domanda di Djokovic deve essere rifiutata. In un altro passo del documento il governo ribadisce poi la propria facoltà di annullare il visto anche nel caso in cui il tribunale desse ragione a Djokovic e revocasse la prima cancellazione. Questo perché "l'Australia, in quanto Paese sovrano, mantiene la massima discrezionalità su chi lascia entrare nel suo Paese".

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Le polemiche sul caso di Djokovic

La vicenda del campione serbo, arrivato mercoledì scorso in Australia dove è stato poi bloccato, sta facendo molto discutere. Ieri era emerso che il tennista aveva ottenuto il certificato perché aveva contratto il virus il 16 dicembre, data del primo tampone Pcr positivo. Ma Nole il 17 dicembre, cioè il giorno successivo a quando sarebbe risultato positivo, si sarebbe recato a un evento per giovani giocatori a Belgrado, senza mascherina. E avrebbe partecipato anche a un altro evento, il 16 dicembre, in occasione di una premiazione da parte delle poste nazionali serbe che hanno lanciato una serie di francobolli in suo onore. Una foto dell'evento con data 17 dicembre è stata pubblicata sui social. Finora il numero 1 del mondo ha trascorso i suoi giorni in Australia al Park Hotel di Melbourne, dove alloggiano decine di richiedenti asilo in attesa del visto per entrare nel Paese.

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