Alla vigilia dell’inaugurazione della stagione 2025 con Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, il sovrintendente Fortunato Ortombina definisce l’opera di Šostakovič “profondamente cinematografica”, costruita per immagini, flashback e ritmo narrativo. Ricorda il lavoro del compositore per cinema e teatro, il destino controverso del titolo e manda un messaggio ai lavoratori dello spettacolo: “A chi è in difficoltà, i miei auguri”.
“Sarà una grande serata con una delle opere più importanti della storia di sempre e non solo del Novecento”. Fortunato Ortombina, sovrintendente del Teatro alla Scala, introduce così Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, il titolo che inaugura la stagione lirica 2025 del Piermarini. Un’opera che, sottolinea, possiede “una forte dimensione cinematografica”, grazie alla struttura per immagini, ai salti temporali e all’uso dei flashback.
Ortombina ricorda come Šostakovič, ben prima di essere travolto dalle vicende politiche del proprio tempo, fosse un compositore profondamente legato al linguaggio delle immagini. Ha scritto per il cinema, per i balletti e per il teatro, diventando una voce fondamentale della colonna sonora sovietica. “È naturale – spiega il sovrintendente – che la sua scrittura operistica abbia un impulso narrativo simile a quello del grande schermo”.
Un destino, quello dell’opera, segnato da entusiasmi e censure. “A suo tempo fu ostracizzata perché aveva troppo successo”, ricorda Ortombina. “Se sarà accolta come lo è stata dal pubblico dei giovani… devo dire che è proprio vero che il tempo è galantuomo”.
La scelta del 7 dicembre, giorno simbolo della Scala, acquista così un significato ulteriore. “Fino ad oggi quest’opera non era mai stata rappresentata alla Prima. È importante che arrivi ora: apre a un linguaggio di tale modernità come forse non era mai accaduto. Chissà – aggiunge – che tra qualche anno il pubblico non ci chieda di inaugurare la stagione con una prima assoluta”.
Il rapporto con il titolo, precisa, è anche personale: “Non l’ho programmata io, l’avrei scelta un anno dopo. È una delle opere che amo di più. Non tra le prime cinque da portare su un’isola deserta, ma certamente tra le prime dieci”.
Accanto all’entusiasmo artistico, Ortombina rivolge un pensiero al mondo dello spettacolo, proprio nel giorno delle proteste a Milano. “Da questa ribalta voglio fare gli auguri a tutti. È l’inizio della stagione per tutti i teatri e voglio farli anche a chi è più in difficoltà di noi”. E avverte: “Ci sono orchestre che rischiano la chiusura”.
La Prima del 7 dicembre torna così a essere un rito che unisce tradizione, modernità e responsabilità culturale. E con Lady Macbeth, tra modernità musicale, eco cinematografica e rilettura di un classico controverso, la Scala sceglie una strada che guarda apertamente al futuro.
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