Ravenna, il teatro comunitario di Lido Adriano nel Canto del Divino. VIDEO
SpettacoloFino all’8 giugno Ravenna Festival ospita in prima assoluta “Bhagavadgītā. Il Canto del Divino” (dal poema indiano Mahābhārata), la nuova produzione del Grande Teatro di Lido Adriano. Un progetto di teatro comunitario e interculturale che vede sul palco 100 cittadini di diverse culture e provenienze per una riflessione collettiva sui concetti di dovere, azione, giustizia e spiritualità. Nel video un estratto dello spettacolo
Dall’India dei poemi epici, lungo le rotte della spiritualità e della filosofia orientale, fino alla sponda dell’Adriatico: dopo aver attraversato secoli e continenti, uno dei testi sacri più importanti dell’Induismo approda a Lido Adriano. Fino all’8 giugno Ravenna Festival ospita in prima assoluta Bhagavadgītā, la nuova produzione del Grande Teatro di Lido Adriano, progetto di teatro comunitario e interculturale che prende forma grazie al dialogo tra artisti e operatori legati alla cosmopolita cittadina della riviera ravennate. L’appuntamento è sempre alle 20 al CISIM (viale Parini 48), per una riflessione collettiva sui concetti di dovere, azione, giustizia e spiritualità, protagonista il Coro composto da un centinaio di giovani e adulti, attori, cantanti, musicisti di diverse culture e provenienze che si sono confrontati con un testo sacro dell’Induismo attraverso otto mesi di laboratori. Su drammaturgia di Tahar Lamri, con la direzione artistica di Luigi Dadina e Lanfranco Vicari, in arte Moder, e le musiche originali di Francesco Giampaoli con il contributo di Enrico Mao Bocchini, lo spettacolo è una coproduzione CISIM|LODC e Ravenna Festival, in collaborazione con Albe/Ravenna Teatro e Cooperativa Sociale Teranga.
“Siamo arrivati al terzo anno di vita del Grande Teatro di Lido Adriano – ricorda il regista Luigi Dadina nel diario di viaggio di questa nuova produzione, che arriva dopo Mantiq-at-Tayr (2023) e Panchatantra (2024) – Un teatro che ha scelto da subito di confrontarsi con testi orientali: oriente come luogo per noi sconosciuto, lontano, antico, dove l'identità spirituale si è sviluppata potentemente nel corso dei secoli, dove sorge il sole, da dove, veleggiando sulle onde è arrivata la Madonna Greca arenandosi sulla spiaggia del nostro lido. Un teatro che, come dice Moder, prende dall'hip hop la mescolanza di discipline, dove il canto è musica e narrazione (…) Un teatro che accoglie chiunque arrivi, chiunque! (…) Molti sono arrivati alla loro terza esperienza e affrontano ogni aspetto di questo viaggio con maggiore coscienza e maturità. Trasmettono ai nuovi il senso del coro. Della nostra comunità. Arriviamo tutti o non arriva nessuno. Poi c'è il gruppo dei richiedenti asilo, dei rifugiati, sempre diverso di anno in anno. Sono un’anima del Grande Teatro, portatori di altri mondi che in ogni edizione hanno espresso una teatralità innata e una spiritualità viva, che arrivassero dall'Afghanistan, dalla Tunisia o dal Bangladesh.”
Composto da settecento versi in sanscrito e parte del poema epico Mahābhārata, la Bhagavadgītā tratta della battaglia di Kurukshetra, dove due famiglie, i Pandava e i Kaurava, si preparano a una guerra fratricida. Il principe Arjuna, uno dei Pandava, è sopraffatto dal dolore e dallo sconforto alla vista dei suoi parenti, maestri e amici schierati tra i nemici ed esita a combattere. In questo momento di crisi, interviene il suo auriga, che si rivela essere il dio Krishna, incarnazione del dio Vishnu. “La Bhagavadgitaaffronta questioni esistenziali eterne come il dovere, l'azione giusta, il rapporto tra individuo e universo: temi che rimangono incredibilmente rilevanti nella nostra epoca di incertezza e rapidi cambiamenti – sottolinea il drammaturgo Tahar Lamri – Il dialogo tra Krishna e Arjuna sul campo di battaglia rappresenta perfettamente il conflitto interiore che molti sperimentano oggi: come agire con saggezza in un mondo complesso? Come conciliare responsabilità personali e collettive?” Interrogativi che si inseriscono naturalmente nell’esplorazione della figura dell’eroe e del concetto di coraggio proposta da questa XXXVI edizione di Ravenna Festival.
Come per le due precedenti produzioni, il percorso verso lo spettacolo si è snodato fra diversi laboratori – quello sulla musica e sul canto corale e altri tre dedicati al teatro (per le elementari e la scuola per l’infanzia, per le scuole medie inferiori e quello serale aperto a tutti). Anche quest'anno l'opera avrà il proprio prologo in mare – a dirigere le onde il performer Massimiliano Penombra Benini, impegnato inoltre nella co-conduzione di tutti i laboratori. La scena è un’opera in progress di Nicola Montalbini, che modula, cancella, ricrea, sempre sul segno dell'anno precedente.
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