L'autore e regista intervistato da Denise Negri nel corso dell'evento a Roma. "Abbiamo tradito i maestri, ci saremmo potuti adagiare su un successo già scritto e invece abbiamo sterzato"
Gomorra – Le origini è uno dei grandi appuntamenti televisivi del 2026. La serie tv prodotta da Cattleya e Sky è il prequel di Gomorra – La serie e conta tra i suoi autori Marco D’Amore, il Ciro Di Marzio della serie originale, che dirige anche quattro episodi su sei. A raccontare alcuni dei segreti della nuova produzione è stato proprio D’Amore, ospite di Sky TG24 Live In Roma, intervistato da Denise Negri. Potete vedere la versione integrale nel video in testa a questo articolo.
Una serie più romantica
“Abbiamo fatto un bel percorso a ritroso in una storia che per quasi 10 anni ha raccontato il talento dell’audiovisivo italiano nel mondo – ha detto D’Amore -. Abbiamo tradito i maestri, ci saremmo potuti adagiare su un successo già scritto e invece abbiamo sterzato”. Gomorra – Le origini è “una serie molto più romantica perché il punto di vista è quello di ragazzi che hanno 15, 16 anni, stando molto attenti a raccontare il tessuto sociale e facendo un’operazione di memoria, con approfondimento dei luoghi del tempo, dei costumi, di cosa attraversava la società di quel tempo”.
Una Napoli diversa
Ricostruire la Napoli dell’epoca è stato un lavoro complesso ma “agevolato dal fatto che gli anni 70 sono stati molto raccontati. A Napoli c’era una grande classe di documentaristi: Luigi Necco, Joe Marrazzo. C’è un grandissimo repertorio fotografico che ci ha nutriti, ma poi ciò che abbiamo cercato di fare è raccontare i nostri anni 70”.
Il giovane Pietro Savastano
Protagonista è un giovane Pietro Savastano, interpretato da Luca Lubrano con “una maturità a une dedizione alla professione” che ha colpito profondamente D’Amore. Il giovane Pietro, spiega l’autore, è “un ragazzo come tanti”, che “nutre sogni, ambizioni, desideri che poco hanno a che fare con la criminalità ma soprattutto col cercare di affrancarsi da una vita di povertà”, e che per via del contesto sociale in cui è cresciuto finisce sulla strada della violenza. Una storia raccontata, “senza alcun tipo di giustificazione”, spiega D’Amore.
Figure femminili tridimensionali
Tullia Venezia è Donna Imma, Fabiola Balestriere interpreta Scianel. D’Amore racconta come il lavoro di casting sia stato complesso: “All’inizio mi ero fissato con la verosimiglianza fisica e quello mi stava un po’ fuorviando“, poi la chiave è stata trovata quando ha capito che la somiglianza fisica era secondaria rispetto alla coerenza coi personaggi e le loro storie. In particolare, i personaggi femminili vengono definiti da D’Amore “sfaccettati e tridimensionali”, coerenti con la tradizione di Gomorra, in un racconto del femminile in un’epoca in cui la visione della donna era molto diversa, “specialmente al Sud”.
Secondigliano ricostruita
Secondigliano è stata ricostruita a San Giovanni a Teduccio, per creare uno scenario diverso da quello di Gomorra, che D’Amore definisce “una storia di guerra”. “Quella degli anni 70 è una criminalità più piratesca – spiega -, che si fonda sul traffico delle sigarette e poi c’erano dei traffici limitrofi legati al gioco d’azzardo, alla prostituzione, all’usura, dove la violenza fino a un certo punto era controllata”. Potete vedere l’intervista integrale nel video in testa a questo articolo.
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