M – Il figlio del secolo, che la fine abbia inizio. La recensione del primo episodio

Serie TV
Paolo Nizza

Paolo Nizza

È disponibile su Sky e su Now, la prima puntata della serie Sky Original tratta dal romanzo di Antonio Scurati. Mussolini, insieme a Cesare Rossi (Francesco Russo)  fonda i fasci di combattimento, mentre Gabriele D’Annunzio (interpretato da Paolo Pierobon) conquista la città di Fiume. Tra “l’internazionale”, il celebre inno dei lavoratori, e “Fiamme Nere”, la canzone degli arditi, Mussolini non ottiene neanche un seggio alle elezioni del novembre del 1919, ma si sa: “Chi si ferma è perduto”

M - Il figlio del secolo (disponibile su Sky e in streaming su Now) è un quadro futurista e cubista. Un tripudio di movimento e dinamismo. Sul piccolo schermo (ma in realtà la serie è un sontuoso kolossal cinematografico diviso in 8 episodi) le pagine vergate da Antonio Scurati prendono vita. Una fiction  M – IL FIGLIO DEL SECOLO (SCOPRI LO SPECIALE) in grado di arrivare a tutti gli spettatori, una serie “democratica” e pop (nel senso più alto del termine), al netto di un protagonista che la democrazia l’ha frantumata. In virtù di un coté visionario sorprendente, il geniale regista Joe Wright (L’ora più buia), centrifuga le immagini, i suoni, le parole.  Il bianco e nero danza con il colore, il protagonista dialoga con gli spettatori. Sulle note della travolgente colonna sonora firmata da Tom Rowlands dei The Chemical Brothers, le sequenze scorrono adrenaliniche al ritmo di una Storia che non fa prigionieri. La serie è il fascismo raccontato dai fascisti. Ma non c’è nessun babau, nessun mostro proveniente da una galassia lontana lontana. M -Il figlio del secolo stana il Benito Mussolini che alberga in ognuno di noi. Come cantavano Nico e i Velvet Underground: “I'll Be Your Mirror”

Francesco Russo intepreta Cesare Rossi

Un inizio straordinario

Il primo episodio si apre sull’immagine in bianco e nero del vento che sferza un campo di grano mentre, fuori campo, Luca Marinelli (all'attore dovrebbero dare ogni premio disponibile sul globo terracqueo) nei  panni di Mussolini pronuncia queste parole: “C’è sempre un tempo in cui i popoli smarriti van verso le idee semplici, la sapiente brutalità degli uomini forti. In noi trovano lo sfogo dai loro rancori, l’evasione dal senso mortificante della propria impotenza, la speranza come per miracolo di capovolgere il proprio insoddisfacente destino. Bastano le parole giuste, parole semplici, dirette, sguardi, il tono giusto. E allora ci amate e venerate”. “Mi avete amato follemente. Per 20 anni mi avete adorato e temuto come una divinità, e poi mi avete odiato follemente perché mi amavate ancora. Mi avete ridicolizzato. Scempiato i miei resti perché di quel folle amore avevate paura. Anche da morto. Ma ditemi a che cosa è servito. Guardatevi intorno. Siamo ancora tra voi.”

Un incipit folgorante che nel finale mostra senza censure le immagini di Piazzale Loreto datate 29 aprile 1945 con i cadaveri appesi del duce e di Claretta Petacci. E poi si ritorna a Milano, ma siamo al 23 marzo del 1919, il giorno della fondazione dei fasci di combattimento. In M-il figlio del secolo il tempo è circolare e non è certo un galantuomo.

Approfondimento

M – Il figlio del secolo, la recensione dell'episodio 2 della serie

Barbara Chichiarelli è Margherita Sarfatti

Tra arte e storia

Uno degli innumerevoli pregi della serie Sky Original è che, già dal primo episodio, non perde tempo in premesse, introduzioni, preamboli, come accade in molti polverosi, stantii period drama. Cionondimeno, la fiction trabocca di particolari, finezze perché Dio o il diavolo abitano nei dettagli. Come la locandina del film il bacio di Cyrano, silent movie diretto da Carmine Gallone che appare nel corso di uno dei molti momenti in cui Mussolini si rivolge allo spettatore. Ed è d’uopo ricordare che al momento è l’ultimo lungometraggio diretto da Joe Wright è proprio un musical tratto da Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Peraltro, il regista britannico, nella serie si diletta a inserire spezzoni di altre opere: da L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov  a Persona di Ingmar Bergman in un ipnotico girotondo metacinematografico. E a volte basta un gesto per definire un mondo. Basta guardare l’erotico rendez vous tra Mussolini e la sua amante, la stilosa, colta e acuta Margherita Sarfatti. Lui con indosso soltanto gli ineleganti mutandoni di lana è intento a stropicciarsi i didini: lei, invece, in lussurioso neglige, pare dipinta da Tamara de Lempicka. Tra Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Adolfo Wildt, al netto dell’ineccepibile aderenza storica M – Il figlio del secolo è un perpetuo Tableau vivant.

Approfondimento

M - Il Figlio del Secolo, la clip monologo di Luca Marinell

Paolo Pierobon è Gabriele D'Annunzio

Benito Mussolini vs Gabriele D'Annunzio

Uno dei momenti più memorabile di questa prima puntata è la presenza imponente di Gabriele D’Annunzio. Il talentuosissimo Paolo Pierobon aveva già interpretato il Vate in Qui Ridoi io di Mario Martone. Il poeta, l’esteta, l’edonista, il seduttore, l’eroe di guerra si presenta con questi versi. “Il dado è tratto. Caro Mussolini, parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d’Italia ci assista. Sono febbricante ma non è possibile differire, ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile”. Ed è una delizia osservare il confronto tra “l’italiano vivente più famoso al mondo” e il duce. E qui Mussolini mostra l’invidia per il superuomo. Ci si infervora per quella “vittoria mutilata” (così titola il quotidiano Il popolo d’Italia”) per quella città assegnata alla Jugoslavia. D’annunzio ruba la scena a Benito. E non sarà la sola sconfitta subita in questa prima puntata. Il personaggio interpretato magnificamente da Luca Marinelli pare l’Alberto Sordi immortalato da Luigi Zampa nel film L’arte di arrangiarsi. Si prova quasi un’anticchia di simpatia per questo gigione voltagabbana dal passato socialista. Ma basta la violenza, la ferocia, la brutalità con cui viene descritto l’attacco al quotidiano L’Avanti perché la commedia si trasfiguri subitaneamente in tragedia.

Approfondimento

M - Il figlio del secolo, le interviste a Luca Marinelli e Joe Wright

"Questo è il mio tempo"

Insieme al fido Cesarino Rossi (mani piccole, ma cervello fino), Mussolini decide di abbandonare il manganello e impugnare la matita per compilare la scheda elettorale. Sogna di mandare a casa Francesco Saverio Nitti, il “Cagoia” di dannunziana memoria. Ma il risultato è un’epocale debacle. Alle elezioni del novembre il movimento fasci di combattimento raccoglie solo 4657 voti e zero seggi. Il programma di San Sepolcro non ha fatto breccia nel cuore degli italiani, nemmeno in quello dei reduci della prima guerra mondiale. Il partito socialista festeggia la vittoria, Benito finisce pure in carcere con l’accusa di organizzazione di bande armate. Tuttavia, chi si ferma è perduto. Perché Mussolini Benito Amilcare Andrea è come le bestie: sente il tempo che viene. E come scopriremo nei prossimi episodi, questo è il suo tempo.

Spettacolo: Per te