Presentata in anteprima mondiale al Festival del cinema di Berlino, la serie arriverà su Sky a Novembre. Denise Negri ne ha portato con l'attrice protagonista Carlotta Gamba e con Damiano D'Innocenzo, uno dei due registi (Fabio era assente perché colpito da una febbre di stagione)
Dostoevskij, presentata in anteprima mondiale alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, ideata, scritta e diretta dai Fratelli D’Innocenzo, arriverà su Sky in novembre. Talenti rivelazione del cinema italiano degli ultimi anni, Fabio e Damiano realizzano la loro prima serie dopo i film La terra dell’abbastanza, presentato nella sezione Panorama del Festival di Berlino nel 2018, Favolacce, Orso d’Argento per la Sceneggiatura al Festival di Berlino, e America Latina in concorso nel 2021 a Venezia 78. La serie è un noir con protagonista Filippo Timi (Vincere, I delitti del BarLume, Favola, Le otto montagne) nei panni di un brillante e tormentato detective dal passato doloroso. Con lui nel cast Gabriel Montesi (Favolacce, Siccità, Romulus, Christian), Carlotta Gamba (America Latina, Dante, Vermiglio) e Federico Vanni (Chiara Lubich – L’Amore vince su tutto, Io sono l’abisso). Ecco, nel video in testa all'articolo cosa abbiamo scoperto dalle interviste a Damiano e Carlotta realizzate dalla giornalista Denise Negri durante Sky TG24 Live In Roma.
Cos’è Dostoevskij?
Damiano D'Innocenzo: È un thriller, un noir, una caccia all’assassino, una caccia alle ossessioni, mie e di mio fratello Fabio. È cinema d’autore e anche letteratura d’autore in un certo senso.
Carlotta, tu interpreti Ambra Vitello, la figlia del protagonista che ha il volto di Filippo Timi. Qual è il rapporto tra i due?
Carlotta Gamba: A me è stata affidata la parte emotiva di questa storia. Io sono una figlia che è stata abbandonata da questo padre. Non è uno spoiler perché si scopre subito. Da qui si ricostruiscono tutti i traumi che il mio personaggio ha vissuto e di conseguenze anche quelli di suo padre Enzo. Ed è staro un viaggio intenso. E alla fine delle riprese è come se avessi fatto pace con questi traumi anche se non li ho mai vissuti nella realtà.
La serie è incentrata su un serial killer che dopo ogni omicidio lascia accanto alla vittima una lettera. Da qui il soprannome Dostoevskij. E poi cosa accade?
Damiano D'Innocenzo: Le lettere che l’assassino lascia sono una sorta di sentiero, una specie di labirinto umano. E attraverso queste missive l’investigatore, interpretato da Timi, cerca di trovare il colpevole ma anche qualcos’altro.
Avete dichiarato, che questa serie riflette sulle difficoltà della vita, porta all’estremo il concetto del male di vivere.
Damiano D'Innocenzo: L’unico modo per giustificare il dolore è provare a comprenderlo. Altrimenti, la vita risulta troppo complicata. Gli strumenti dell’arte rendono più accettabile la cognizione del dolore.
Il concetto del labirinto è presente in tutti i vostri lavori. È una figura che vi affascina?
Damiano D'Innocenzo: Assolutamente sì. Per me il labirinto è una sorta di ammasso di corpi. È come l’apparato umano. E come una sorta di puzzle sbagliato in cui le persone sono tasselli che non combaciano.
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Carlotta hai debuttato con America Latina, sempre diretto dai fratelli D’Innocenzo, in Dostoevskij li hai trovati cambiati, cresciuti?
Carlotta Gamba: La serie è più profonda e costruita rispetto al film America Latina. Dostoevskij ha richiesto un impegno emotivo più presente. Il fatto di avere già lavorato con loro e averli conosciuti mi ha aiutato a capirci più velocemente. Quindi mi sono sentita più sicura, anche nelle scene più complicate. Sul set mi sono sentita a casa. Non so se sono cresciuti, credo che siamo cresciuti insieme.
Ho scoperto che avete scritto un libro di poesie e fatto molte fotografie: come è stato il passaggio dalla poesia alla fotografia sino al cinema? Perché in fondo Dostoevskij è anche grande cinema.
Damiano D'Innocenzo: Con mio fratello Fabio facciamo fotografie dall’età di 15 anni con un cellulare scassato. Scriviamo poesia dalla scuola media. Il cinema è venuto molto dopo. Uscirà in contemporanea con la serie un libro su Dostoevskij con gli storyboard e le foto di scena. Noi non abbiamo fatto scuole e questo ci permette di eludere le regole perché non le conosciamo: Quindi il nostro approccio è sempre screanzato e sincero.
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Come vi dividete i compiti, chi cura il lavoro con gli attori e chi invece si occupa maggiormente della parte tecnica?
Damiano D'Innocenzo: Ci alterniamo. Se giocassimo nella Roma, cosa che avrei voluto, saremmo due jolly, in grado di occupare più posizioni in campo e interpretare più ruoli. Con gli attori, quindi si creano questi divertenti cortocircuiti. Io dico una cosa, mio fratello Fabio ne dice un’altra e quindi gli attori sono costretti a scegliere quali indicazioni seguire.
Come avete scelto Filippo Timi, che interpreta un personaggio molto difficile ed estremo?
Damiano D'Innocenzo: Filippo ha fatto il provino migliore per quello e abbiamo fatto provini per 9 mesi, Filippo è un attore di una generosità immortale. Mi sembra sempre di essere in debito con lui.
Invece, Carlotta come è stato il tuo rapporto sul set con Timi?
Carlotta Gamba: Gli incontri più belli sono quelli che ti stupiscono e con Filippo è stato così. Dovevamo girare insieme cene impegnative e drammatiche. Ma tra un ciak e l’altro era sempre Filippo. Ti incantava e per me è sempre stata fonte di ispirazione. L’ho fatto anche con Elio Germano, con cui ho girato America Latina. E anche in questo caso un grande attore interpretava mio padre.
Come vi distraete tu e Fabio, quando non lavorate?
Damiano D'Innocenzo: Leggiamo molto, disegniamo. In questo momento ascolto moltissima musica gospel americana. E poi guardo le partite della Roma.