Presentata nel corso della 80ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, la docuserie Sky Original in tre episodi, racconta la storia della mala del Brenta dal punto di vista di Enrico Vandelli, l’avvocato di Felice Maniero. In esclusiva dal 13 gennaio alle 21.15 su Sky Documentaries e in streaming su NOW
Arriva in tv Fuorilegge. Veneto a mano armata, in esclusiva dal 13 gennaio alle 21.15 su Sky Documentaries e in streaming su NOW. Presentata nel corso della 80ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, la docuserie Sky Original in tre episodi, si muove a cavallo tra le tensioni politico-sociali degli anni di piombo e i movimenti segreti della criminalità organizzata degli anni ‘90, sullo sfondo di un territorio, il Veneto, che è stato il cuore pulsante di tali avvenimenti, specialmente a Padova, definita “la polveriera del Nord-Est”.
la docuserie segue la storia dell’avvocato Enrico Vandelli
Attraverso un punto di vista inedito e originale, la docuserie segue la storia dell’avvocato Enrico Vandelli, classe 1950, cresciuto nella Padova del boom economico industriale. Vandelli fin da ragazzo subisce la fascinazione della frangia politica più “rossa” del territorio e appena ventenne entra a fare parte del comitato di Radio Sherwood, radio indipendente locale vicina al movimento politico di Autonomia Operaia. Il primo grande processo che porta Vandelli ad esercitare la sua professione è il cosiddetto “processo 7 Aprile”, tenutosi a Roma e a Padova. Vandelli, giovane praticante avvocato che non ha ancora superato l’esame di Stato, si trova a prendere le parti di quell’attivismo politico, difendendo complessivamente 54 Autonomi nel corso di 118 udienze e conducendoli alla sentenza finale del 31 gennaio del 1986, che chiude un’epoca e gli ideali di una generazione, rivoluzionando la cultura giuridica del tempo.
Con la conclusione del ciclo Autonomia, Vandelli costituisce un proprio studio legale, a Padova. Con il “processo 7 Aprile” ha difeso le idee in cui credeva e ha guadagnato un riconosciuto spessore professionale, ma i soldi scarseggiano. Decisivo per la sua carriera risulta quindi, negli anni ‘90, il contatto con la banda di Felice Maniero, il Boss della Mala del Brenta. La Mala del Brenta, sviluppatasi parallelamente alla banda della Magliana a Roma e a quella della Comasina a Milano, si rese protagonista di rapine, sequestri di persona, omicidi e traffici di droga e armi a livello europeo.
L’incontro tra Maniero e Vandelli viene favorito proprio da un brigatista, difeso da Vandelli, il quale durante una reclusione nel carcere di Torino consiglia a “Faccia d’angelo” di contattare l’avvocato, definendolo “un legale amico”. Divenuto il difensore di Maniero, Vandelli instaura con lui un’amicizia che va oltre il puro rapporto lavorativo, venendo inghiottito nelle trame di uno degli uomini più pericolosi d’Italia.
Grazie a Vandelli, difatti, Maniero viene scarcerato e riesce a riprendere la sua attività malavitosa ma, quando viene nuovamente catturato dalle forze dell’ordine, Maniero tradisce il suo avvocato, portandolo alla rovina. Vandelli è così costretto a darsi alla fuga e a rifugiarsi in Francia come latitante.
Alcuni vecchi compagni di Autonomia Operaia, riconoscenti nei confronti del loro avvocato, lo aiutano salvandolo temporaneamente dalla galera e finanziandone la latitanza, mentre a Padova la moglie e il figlio restano in contatto con lui attraverso le lettere che arrivano ogni settimana.
Michele Vandelli, il figlio più piccolo, si trova quindi fin dall’età di dieci anni a gestire il peso delle azioni del padre, il cui nome risuona sulle prime pagine di tutti i giornali, sino alla cattura. Per quattro lunghi anni Michele riuscirà a vedere Enrico molto sporadicamente e solo in situazioni particolari: prima di nascosto a Parigi, durante la latitanza, poi nelle carceri francesi ed italiane in cui l’avvocato viene di volta in volta detenuto. Tutto il loro “non detto” ha inciso fortemente nella vita di entrambi, determinando conseguenze irreversibili che perseguitano Enrico Vandelli sino ai giorni nostri, alla pari della macchina della Giustizia, che sembra non essersi ancora dimenticata del suo vecchio antagonista’.