Un’estate fa: amore, mistero e musica anni 90. La recensione dell'episodio 1 della serie
È disponibile su Sky e in streaming su NOW, la prima puntata della nuova serie Sky Original prodotta da Sky Studios e da Fabula Pictures con protagonisti Lino Guanciale, Filippo Scotti, Claudia Pandolfi e Paolo Pierobon. Tra nostalgia e cold case, un esordio folgorante e ricco di colpi di scena sulle note di canzoni indimenticabili come “Take on me”, degli a-ha ed “Enjoy the Silence" dei Depeche Mode
Il Grande Gatsby lo sapeva bene: “Non si può ripetere ciò che è già stato”. Eppure il capolavoro scritto da Francis Scott Fitzgerald si chiude con questa frase: “Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato". D’altronde l’arte, quando è davvero grande, trasfigura e sublima le contraddizioni delle nostre vite. E lo stesso, meraviglioso ossimoro, il medesimo struggente conflitto lo ritroviamo nel primo, abbacinante episodio di Un'Estate fa disponibile su Sky on demand e in streaming su NOW (LO SPECIALE - TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE). Una serie in otto episodi in onda tutti i venerdì per quattro settimane. Amore e morte, speranza e disperazione, leggerezza e gravità, verità e menzogna, ballano vertiginosamente abbarbicate in questa danza travolgente sulle note delle hit italiane e straniere più iconiche degli anni Novanta. Prodotto da Sky Studios e Fabula Pictures, un viaggio in una bella estate che si colora di sangue e “porta via con sé anche il meglio delle favole”, per citare un verso della canzone di Franco Califano che ha dato il titolo alla serie.
IL monologo di Lino Guanciale
“Cosa mi ricordo di quella estate? Mi ricordo il calippo, Mi ricordo che prima di mangiarlo, dovevi fare una manovra particolare con le mani per scioglierlo un po’. Mi ricordo quanto era bello stare insieme. Mi ricordo Carlo, Lauretta, Adriano, Costanza. Mi ricordo tende così complicate che ci volevano ore per montarle e due secondi per smontarle. Mi ricordo l’odore della brace dalla cinque del pomeriggio e non solo quello della brace. Mi ricordo che le docce erano sempre o troppo calde o troppo fredde e le donne che ti guardavano disponibili dalle copertine di Postal Market. Mi ricordo che i bagni erano sempre occupati. Mi ricordo che eravamo sicuri di vincere i mondiali e che Schillaci non se lo filava nessuno. Mi ricordo l’arancione del Super Santos, la frenesia di vincere a schiaccia sette e la calma di lei: Arianna. Mi ricordo che il mare non è mai stato così bello e che c’era sempre il sole. Mi ricordo che avevamo sempre tutto il tempo. Mi ricordo che non dormivamo mai, che la musica era bellissima e che non avevamo paura di niente. Mi ricordo che eravamo felici. E poi non mi ricordo più un... ”
Un inizio folgorante
Un incipit potentissimo, mentre gli a-ha cantano Take on me, spalanca il portale per entrare nel mondo di Un’estate fa. Un monologo recitato con lo sguardo in macchina. Addio quarta parete. Il protagonista, Elio (un efficacissimo e dolente Lino Guanciale) ci mette la faccia e non solo, parimenti ai capolavori scritti in prima persona, tipo Memorie dal sottosuolo di Fëdor Dostoevskij, Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, Il Giovane Holden di J.D Salinger. In fondo, le serie tv di qualità rappresentano l’equivalente dei grandi romanzi che hanno fatto la storia della letteratura.
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Il biliardino, Shakespeare e Proust
La grande bellezza di Un’estate fa è giocare su due piani temporali con la ricchezza frugale del fuoriclasse. Quella leggerezza del gesto, della frase, dello sguardo, della scena di cui solo dopo comprendi la forza, la profondità. Lo stecchino del gelato infilato di soppiatto nella fessura per poter giocare all’infinito a biliardino, possiede con le dovute proporzioni la stessa forza della madeleine della Recherche proustiana. Ma non di soli ricordi Ninghties vive la serie Sky Original. Elio, l’avvocato, a cui la vita ha sorriso e molto, che si ritrova suo malgrado accusato di un crimine, sembra uscito dalla celebre descrizione fornita da Shakespeare in “Misura per Misura”: Non sei né giovane né vecchio/Ma è come se dormissi dopo pranzo/ Sognando di entrambe queste età.”
Sicchè, Elio costretto a tornare con la memoria a quell’estate festosa degli anni Novanta, ripensare alla sua amnesia circoscritta, al ritrovamento del cadavere di Ariana, la ragazza dei suoi sogni adolescenziali, mentre il presente lo invita a non abbandonare il ruolo di marito fedele e padre di una figlia, forse in crisi.
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Filippo Scotti, Claudia Pandolfi, Paolo Pierobon e il cast della serie
Se il camping che hai scelto per le vacanze si chiama onda, Ça va sans dire , sarai travolto da un mare di emozioni, specie sei giovane e hai l’amore in corpo. Risulta assai arduo rappresentare la meglio o la peggio gioventù sul piccolo e grande schermo. La macchietta o il cliché è dietro l’angolo, tipo il tamarro cantato da Elio in Shpalman. Ma Un'estate fa riesce nell’impresa. Filippo Scotti, già eccelso in La Mano di Dio, è perfetto quanto un’oliva in un Martini nell’interpretare Elio da adolescente, al pari dei suoi coetanei credibilissimi e per nulla affettati. Da antologia pure la performance attoriale di Claudia Pandolfi. Nei panni di Costanza, tatuatrice con una schidionata di disegni sul corpo e altrettante cicatrici nell’anima, l’attrice ci offre un ritratto sorprendente e niente affatto stereotipato di una donna volitiva e consapevole che solo chi cade sa risorgere. Last but not least Paolo Pierobon, dopo lo strepitoso exploit in Rapito di Marco Bellocchio, presta il suo talento unico ed eclettico al commissario Zancan, un personaggio talmente riuscito che meriterebbe uno spin off.
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The Power of love
Tra un anticipo di Spritz Aperol, il gol di Schillaci all’Austria, la t-shirt crazy football bad boys 1863, il gelato fior di fragola (che non piace a nessuno), i pariolini arroganti, il primo episodio di Un’estate fa è una polaroid attaccata al muro, modello tokonoma che continui a guardare al netto dell’età. Perché parliamo di una serie capace di arrivare anche a chi gli anni Novanta li ha visti solo in tv o su internet. Le emozioni non hanno tempo. Sulla falsariga dei miti, “queste cose non furono mai ma sono sempre”. O come il videoclip di Take on me. A volte l’immaginazione risulta più vera della realtà. O se non altro più travolgente. Come d’estate un’estate 33 anni fa. Forse è colpa o merito di The Power of Love, direbbero i Frankie Goes to Hollwood.