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Django, tutto quello che c'è da sapere sulla serie tv Sky

Serie TV sky atlantic

Matthias Schoenaerts è Django. Co-protagonisti Nicholas Pinnock, Lisa Vicari e Noomi Rapace. Francesco Comencini alla regia dei primi quattro episodi e alla direzione artistica del progetto. Nel team di regia anche David Evans ed Enrico Maria Artale. Creata e scritta da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli. Con la partecipazione straordinaria di Franco Nero e con Manuel Agnelli, Vinicio Marchioni, Thomas Trabacchi, Camille Dugay. Dal 17 febbraio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW

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Presentata in anteprima mondiale alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Django è l’attesa serie originale Sky e CANAL+ che rilegge in chiave contemporanea l’omonimo film di Sergio Corbucci. La serie esordirà il 17 febbraio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, e sarà disponibile su Sky anche nel Regno Unito, in Irlanda, Germania e Austria. Tutti i venerdì in prima serata due nuovi episodi su Sky Atlantic (disponibili anche on demand). CANAL+ la trasmetterà in Francia, Polonia, Svizzera e Africa (e attraverso M7 nei Paesi Bassi, in Belgio, in Lussemburgo, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca).

Una serie in 10 episodi

Django è una prestigiosa serie TV in dieci episodi completamente girati in inglese prodotta per Sky e CANAL+ da Cattleya e Atlantique Productions (parte di Mediawan) e co-prodotta da Sky Studios e CANAL+, in collaborazione con STUDIOCANAL e Odeon Fiction e con il sostegno del Ministero della Cultura italiano e del governo rumeno. I primi quattro episodi sono diretti da Francesca Comencini (Gomorra - La serie), anche direttrice artistica della serie, mentre i seguenti episodi sono diretti da David Evans (Downton Abbey) e da Enrico Maria Artale (Romulus). Le riprese si sono svolte in Romania, tra Racos, Bucharest e l’area del Danubio.

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Django, il cast

Matthias Schoenaerts interpreta l’iconico personaggio del titolo, accanto a Nicholas Pinnock nei panni di John Ellis, il visionario fondatore di New Babylon, a Lisa Vicari, che nella serie è invece Sarah, la figlia di Django, e a Noomi Rapace nel ruolo della potente e spietata nemica di Ellis, Elizabeth Thurmann. Tra gli altri interpreti: Jyuddah Jaymes, Benny O. Arthur e Eric Kole nei panni dei figli di John Ellis, Tom Austen in quelli del cowboy Eljiah Turner e Camille Dugay che sarà Margaret, la moglie di Django. Con, Manuel Agnelli, Vinicio Marchioni, Thomas Trabacchi. E a omaggiare il mito del western di culto di Sergio Corbucci, la partecipazione straordinaria di Franco Nero in un ruolo inedito. Il premiato attore Matthias Schoenaerts è acclamato in tutto il mondo per film come Un sapore di ruggine e ossaBullhead – La vincente ascesa di JackyThe Mustang e il film di David O. Russell Amsterdam. Fra i suoi prossimi progetti The Way of the Wind di Terrence Malick, di cui sarà il protagonista, e la miniserie HBO (prossimamente in esclusiva su Sky e NOW) The Palace, in cui diretto da Stephen Frears recita accanto a Kate Winslet; Nicholas Pinnock, fondatore della Silver Milk Productions, è apparso sul grande schermo nei film The Last Tree e Dark Encounter, ed è conosciuto in TV per le famose serie TV CounterpartTop BoyFortitudeMarcella e, più di recente, For Life; la talentuosa attrice in ascesa Lisa Vicari è conosciuta per le sue performance nel film Luna e, negli ultimi anni, nella popolare serie TV Dark; la premiata attrice Noomi Rapace è celebre per i suoi ruoli nella trilogia Millennium, nei film Prometheus Seven Sisters, così come per i film indipendenti Lamb e Non sarai sola

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Django, la produzione

Django è una coproduzione italo-francese creata e scritta da Leonardo Fasoli (Gomorra – La Serie, ZeroZeroZero) e Maddalena Ravagli (Gomorra - La Serie), entrambi anche co-autori del soggetto di serie insieme a Francesco Cenni e Michele Pellegrini. Completa il team di scrittura Max Hurwitz (ZeroZeroZero, Manhunt), che firma due sceneggiature. La distribuzione internazionale è di STUDIOCANAL.

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Django, la trama

Liberamente adattato dal cult movie di Sergio Corbucci, Django è la storia di un uomo che, partito in cerca di vendetta, finirà per lottare per qualcosa di più grande. Texas, fine 1800. Django raggiunge una città riarsa, sul fondo di un cratere: è New Babylon. Cerca gli uomini che hanno assassinato la sua famiglia, ma scopre che sua figlia Sarah è sopravvissuta e si trova sul posto. Ha ormai vent’anni e si appresta a sposare John Ellis, che di New Babylon è il fondatore; e in più, lei non vuole Django tra i piedi. Ma Django non è uomo da arrendersi, e non lascerà nulla d’intentato pur di avere un’altra possibilità con sua figlia, diventando un alleato prezioso per Ellis mentre si trovano a difendere New Babylon contro la potente Signora di Elmdale, Elizabeth Thurman, impegnata in una personale missione il cui scopo è quello di liberarsi di questa comunità di ladri e peccatori. Ma i quattro – Django, Sarah, John e Elizabeth – sono avviluppati in un groviglio di sinistri segreti destinati a venire in superficie.

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SCHEDE PERSONAGGI

DJANGO - Matthias Schoenaerts Julian Wright, detto Django, è un misterioso pistolero, uno sconosciuto con una tragedia alle spalle. Sua moglie (Margaret) e i loro figli sono stati massacrati mentre lui si trovava lontano, a combattere dalla parte sbagliata della Guerra Civile americana. Non che gli importasse nulla della guerra, ma la paga da soldato era l’unica maniera per sfamare i suoi. Per questo non era con la sua famiglia la notte del massacro. Molti anni dopo, scopre che Sarah, la figlia che credeva di avere perduto, è viva. Per lui è l’occasione di diventare l’uomo e il padre che non è mai riuscito a essere. E forse anche per scoprire chi ha ammazzato la sua famiglia, e vendicarsene.

JOHN ELLIS - Nicholas Pinnock Afroamericano, arruolatosi nella Union Army allo scoppio della Guerra Civile è diventato ufficiale incaricato. In guerra ha perso il figlio maggiore e la moglie. Eppure il suo cuore sprizza vitalità e foga. Sulla base dei propri ideali ha fondato una città, New Babylon, che accetta chiunque e offre occasioni di riscatto a tutti. John ci vive con i suoi figli (Philip, Seymour e Kevin) e con Sarah, che ha adottato da bambina e che è ormai diventata la donna con cui è in procinto di sposarsi. I due si amano, eppure c’è un inconcepibile peccato che lui le ha sempre tenuto nascosto.

SARAH - Lisa Vicari È orfana, o almeno questo è ciò che ha sempre pensato da quando è stata massacrata la sua famiglia. Fa la levatrice ma è anche molto altro: è lei il vero collante che tiene insieme New Babylon. Da piccola era indissolubilmente legata a suo padre Julian fino al giorno in cui lui partì, senza nemmeno un saluto, e tutta la sua famiglia fu massacrata. Una parte di lei è morta con loro. A soccorrerla è stato John Ellis, che l’ha tirata su come una figlia. Fino a che, ormai adulta e dopo la morte della precedente moglie di John, non ha iniziato a provare per lui un altro tipo di amore.

ELIZABETH THURMAN - Noomi Rapace È lei la Signora di Elmdale, la città dei ricchi in cui i bianchi proteggono ancora i propri privilegi. È la sorellastra di John, cresciuta provando per lui sentimenti contrastanti. Da un lato lo vede come frutto della lussuria del padre e causa della follia della madre; dall’altra, è l’unico uomo che abbia mai amato. Per Elizabeth, John è l’incarnazione del Male e un maestro nel manipolare le persone. Per questo si è data al timore di Dio e ai valori puritani, al punto che ora considera suo dovere ripulire il mondo da John, e da quel nido di peccatori che considera essere New Babylon.

SEYMOUR - Jyuddah Jaymes È il figlio di mezzo di John Ellis e ha circa la stessa età di Sarah, ragion per cui innamorarsi di lei è stato quasi inevitabile. Forse anche lei provava qualcosa per lui, o almeno questo è quel che Seymour ha sempre pensato. E poi è andato tutto storto: è morta sua madre, è morto Andrew, e lui ha dato ogni colpa dell’accaduto a suo padre e ai suoi stolti ideali. Quando Sarah accetta di sposare John, Seymour si sente tradito da entrambi e il suo risentimento verso il padre e la sua “disgraziata città” lo porterà verso il punto di rottura. 

KEVIN - Benny O. Arthur Non gli è mai davvero importato sapere se Sarah fosse più sua sorella o la moglie di suo padre. Per lui, è semplicemente Sarah. Per questo non sopporta la crudeltà e l’ossessione di Seymour per lei, e a stento si trattiene dall’intervenire, perché potrebbe finire male. Kevin ha un atteggiamento positivo verso la vita, ed è per questo che non è refrattario all’idea di accogliere Django nella comunità di New Babylon.

PHILLIP - Eric Kole Ora che Andrew è morto, è Phillip il fratello maggiore, nonché lo sceriffo di New Babylon. Per tutta la vita ha cercato di compiacere suo padre John nella speranza che, prima o poi, questi riconoscesse in lui una persona con i suoi propri sogni e desideri. Ma purtroppo per lui non gli riuscirà mai del tutto di affrancarsi dall’ombra del padre.

ELIJAH - Tom Austen Era il fratello di Margaret e migliore amico di Julian, anzi qualcosa di più. Insieme per mille spedizioni, sempre pronti a coprirsi le spalle a vicenda, là fuori in lande selvagge mentre cercavano di provvedere alle loro famiglie. Dopo che Julian è andato in guerra, Elijah è rimasto lì a difendere tutti. Cercherà di proteggere la sua famiglia a ogni costo.

ROSARIO - Thomas Trabacchi Rosario è l’unico complice dalla gang di Leonard “The Giant” Bolton a sopravvivere al massacro; lo si ritrova nell’azione presente, quando Elizabeth assolda la gang per rapire Sarah. Di origini siciliane, Rosario è il più caro amico di Leonard, come un fratello, sebbene Leonard non gli abbia mai rivelato un terribile segreto. La verità finirà per fare capolino, e per distruggere la loro amicizia.

OSCAR - Manuel Agnelli Insieme a Walter, Oscar possiede una compagnia di estrazione petrolifera a Nagadoches che a suo dire frutterà milioni. Ci mette un secondo Oscar a capire che John non porta altro che guai. Infatti, i cowboy di Elizabeth assaltano il ranch e il suo socio Walter muore nel combattimento. E anche la compagnia petrolifera incontra la stessa fine.

REVERENDO JAN – Franco Nero Con un passato da medico, il reverendo Jan è l'unico in grado di aiutare Django ed Elijah quando la piccola Sarah e Caroline si ammalano. Dopo l’iniziale diffidenza, l’uomo decide di aiutarli. Django rincontrerà il reverendo anni più tardi quando, tornato dalla guerra, si reca da lui per sapere cosa ne è stato della sua famiglia. Jan cerca di consolarlo ricordandogli la cosa più importante: non permettere che l’odio guidi le nostre decisioni.

CAPT. PARISI - Vinicio Marchioni Capt. Parisi lotta per i Confederati nella Guerra Civile. È convinto che sia ora di difendere il loro territorio e le famiglie, ma nel profondo vorrebbe stare con sua moglie Ruth e i loro figli. Diventerà un caro amico di Julian, ma sfortunatamente, perdendo la vita a Chambersburg, non rivedrà più la sua famiglia. Sarà Julian a prendere la sua collana e portarla a Ruth, come Parisi gli aveva chiesto.

ADAM - Joshua J Parker È il solo figlio di Elizabeth. Un ragazzino gentile, non vedente dalla nascita, che compensa con un grande amore per la musica e il suo pianoforte. 7 A prima vista, può sembrare fragile e ingenuo, sempre comandato a bacchetta dalla madre; ma sebbene non sappia nulla del passato di lei, ne intuisce la sofferenza, e risponde con la sua forza silente e ferma. È il suo modo di amarla, e di salvarla.

JESS - Abigail Thorn Jess è una donna trans, è la prima faccia amica che Django incontra a New Babylon nonché la prima persona da molto tempo a curarsi di lui. Per lei, Django è ben più che solo lo spietato pistolero che vedono tutti gli altri. È anche un’anima in pena, e in cerca di redenzione, il ché glielo fa amare. Eppure, Jess è così solo con Django. Per il resto, non è certo la persona giusta da importunare: responsabile dell’armeria di New Babylon, non ha mai esitato a sfoderare una pistola.

MARGARET - Camille Dugay È la moglie defunta di Julian, nonché madre di Sarah e i suoi fratelli. È una donna forte e indipendente che non si è mai arresa dinanzi alle condizioni di vita più dure. Margaret si prende cura dei figli mentre suo marito è in guerra, anche se il suo rapporto con l’unica figlia, Sarah, non è sempre facile. Lei vorrebbe farne una donna brava e civilizzata, un’idea che mal si concilia con l’indomabile natura di Sarah. Margaret soccomberà nel massacro della famiglia di Julian, sopravvivendo solo nella memoria di lui e di Sarah.

AARON - Dakota Trancher Williams Nato schiavo, Aaron è stato accolto in famiglia da Elizabeth che ne voleva fare "gli occhi" di Adam, del quale diventa il solo amico, un autentico fratello. Ma per quanto gli piacerebbe vivere una vita tranquilla, il destino ha altri piani in serbo per lui.

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NOTE DI REGIA - Francesca Comencini

Erano gli anni  Settanta, ed io ero appena una ragazzina quando mi sono immersa nell’oscurità di un cinema e la mia mente ha viaggiato tra le nuvole di fumo delle selvagge praterie nel West. Leone, Corbucci, Morricone – sono cresciuta con quei maestri. I loro film, le loro musiche mi hanno fatto sentire anarchica, ribelle, piena di vita. Molto è successo da allora. Il mondo è cambiato, e mi sono trovata a fare lo stesso lavoro di quei geni il cui nome non oso ripetere. Ho diretto film di finzione, documentari, serie televisive e ho cercato sempre di mettere in scena i sentimenti famigliari per come li vedo: epici, oscuri e intensamente conflittuali. Ho fatto così anche in Gomorra – La serie, e grazie a una composizione delle immagini geometrica, e allo stile di regia, i produttori mi hanno talvolta associato al Western. Così hanno pensato di coinvolgermi in Django: un Western all’italiana vitalmente connesso a quella tradizione di irriverenza e di libertà, ma che al tempo stesso non intende, non osa imitarla. È una saga familiare in un’arena Western. Una serie che è radicata sulla figura del padre, un padre che ha fallito e che cerca una seconda occasione. Tutti i personaggi di questa serie sono alla ricerca di una seconda possibilità in quel che resta della vita, una volta perdute le illusioni. La cercano in una città utopica, che accoglie tutte le differenze. Una città sull’orlo del baratro, ma che resiste. È una città utopica con un’antagonista donna che si erge a paladina dell’ordine patriarcale mostrando una foga che nessun uomo avrebbe. Tutti questi elementi, secondo me, sono molto contemporanei e stanno perfettamente dentro il western. Lo stile di regia cerca di essere un omaggio appassionato al genere, rispettandone i codici, con la sua durezza, la sua violenza, i suoi paesaggi incontaminati, con la loro vividezza e i loro colori, ma anche attraversato da un senso di collasso e di crisi dentro cui ciascuno personaggio si barcamena. Si compone, quindi, di immagini colorate e piene di vitalità, di attori e attrici favolosi che hanno saputo incarnare la crisi, l’imprevedibilità e la capacità di resistere. Il lavoro con gli attori e le attrici di questa serie è stato per me un’esperienza travolgente, oltre ad essere la prima volta in cui lavoro con un cast internazionale. La loro devozione, il loro grado di esigenza, il loro talento sono stati un grandissimo stimolo per me. Durante i sopralluoghi, quando sono capitata a Racoș, in Romania, in quello che sembrava l’enorme cratere di un vulcano spento, fatto di terra rossa venata di nero, ho capito che avevamo trovato il posto perfetto per la nostra New Babylon. Sono molto grata alla Romania, ai suoi paesaggi e alle persone con cui abbiamo lavorato che hanno reso possibile questa serie. La mia reference principale in termini visivi per costruire la città di New Babylon è stato il film di Robert Altman McCabe and Mrs Miller, un film meraviglioso, che, a partire dal suo titolo, mette uomo e donna allo stesso livello. È stato un set enorme e impegnativo, al tempo stesso molto divertente: una grande macchina, piena di persone e di animali. Una macchina gigantesca che ogni tanto si inceppava e allora diventava come una Vespa 50 della mia adolescenza, su cui bisognava salire e guidare come a Roma negli anni ‘70, cosa che per fortuna non ho dimenticato come si fa! Django è un Western contemporaneo, femminista, psicologico che mette in scena i cambiamenti dell’oggi e le preoccupazioni che ne derivano. Un po’ com’è stato per me negli anni ’70: sognare, divertirsi, e attraverso il divertimento superare ogni paura.

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NOTE DI REGIA – Enrico Maria Artale

Quando mi hanno proposto Django mi sono sentito molto fortunato. Io sono cresciuto giocando a cowboy e indiani in modo quasi ossessivo, da solo, interpretando gli uni e gli altri. La mia primissima folgorazione cinematografica è avvenuta attraverso il western. Prima John Wayne, poi gli Spaghetti, poi mentre la curiosità per il cinema aumentava, tutta la rivisitazione della new Hollywood, da Fuller a Peckinpah. Django è, in un certo senso, un western diverso, fortemente psicologico e interiore. Lo è soprattutto nella destrutturazione delle figure eroiche, personaggi travolti interiormente da una deriva morale, ambigui prima di tutto con sé stessi, in fuga da una colpa più di quanto non siano in cerca di un riscatto. Ed è anche femminista, perché le protagoniste donne sono certamente abitate da una determinazione molto più attiva e consapevole. Con Francesca c’è stata fin da subito un’intesa e un’affinità di vedute. Lei ha impostato tutto all’insegna della libertà, senza voler fissare alcuna regola stilistica, se non quella di andare sempre al cuore del racconto, di cercare l’emozione prima del meccanismo. A me viene naturale lavorare in questo modo: trovare la sostanza psichica dentro agli avvenimenti, preferire la sfumatura all’effetto, empatizzare con i personaggi. Ma se da un lato la dimensione psicologica rappresentava il focus e richiedeva un lavoro costante con gli attori, giorno e notte, nel tentativo di comprendere sempre più a fondo il cuore della vicenda e aggiustare costantemente il tiro, dall’altro il portato epico e immaginifico della vicenda obbligava ad un necessario confronto con la mitologia del cinema. Un confronto che può essere disarmante, o elettrizzante, e che nel caso del western parte innanzitutto dagli spazi. New Babylon, ad esempio, è uno spericolato susseguirsi di case arroccate l’una sull’altra, e di scale e camminamenti che si arrampicano sulle pareti di un cratere vulcanico alla disperata ricerca di una porzione d’ombra durante il giorno. Un luogo affascinante e mostruoso al tempo stesso, in cui adoravo camminare da solo, sfuggendo per alcuni minuti allo sguardo dei miei collaboratori, provando le scene in prima persona, quasi avessi avuto davvero il permesso di ritornare bambino. Come sempre mi accade le grandi scene di massa rappresentano la sfida più grande, che si tratti di un funambolico carnevale notturno o di una mattanza estenuante in un villaggio abbandonato; durante queste sequenze il set si trasforma in una gigantesca follia collettiva, in cui è necessario trasmettere tutto l’entusiasmo possibile ad ogni singola persona, dagli attori protagonisti per una volta in balia degli eventi a tutti i componenti della troupe; dai produttori terrorizzati, aggrappati alla più irragionevole delle speranze, alle figurazioni spaesate ma generosissime perché finalmente investite di una fondamentale partecipazione emotiva. Mi piace pensare che sia per questo entusiasmo diffuso, più che per le scelte stilistiche, che il mio lavoro diventa decisivo. E la fugace sensazione di trovarsi perfettamente a proprio agio dentro questo girone infernale è un piacere impagabile.

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NOTE DI PRODUZIONE – SKY: Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia

Il western è tra i generi più tradizionali e popolari, e Django di Corbucci tra i film più amati nella storia del cinema. Un cult assoluto che, con grande rispetto, viene qui omaggiato e riletto in chiave contemporanea, offrendo al pubblico un punto di vista inedito e attuale. Un progetto ambizioso e complesso, dalla matrice cinematografica e creatività italiane, innestate su un impianto produttivo ed artistico di altissimo livello internazionale. Con questo DNA Django si inserisce perfettamente nel solco della missione di Sky di sviluppare e produrre i migliori contenuti originali in Europa da esportare nel mondo, mantenendo una sempre più solida vocazione a sperimentare e battere territori - e quindi storie - nuovi. Lo abbiamo fatto in compagnia, e grazie al grande talento, di Francesca Comencini - già di casa a Sky grazie a Gomorra - ad un cast di primissimo livello e al grande lavoro di scrittura di Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, creativi d'eccellenza delle nostre Gomorra e ZeroZeroZero

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Il film

Il film, di genere drammatico, è liberamente ispirato alla vita di Jeanne du Barry, l'ultima amante di Luigi XV alla corte di Versailles, dopo Madame de Pompadour. Figlia illegittima di una sarta, Jeanne du Barry si è servita della sua intelligenza e della sua bellezza per scalare i ranghi dell'alta società parigina del XVIII secolo e della corte di Luigi XV a Versailles.

È diventata rapidamente la compagna preferita di Luigi XV, che era ignaro del suo status di cortigiana. Il sovrano riacquistò passione per la vita proprio grazie alla relazione con Jeanne. I due si innamorarono perdutamente e, contro ogni decoro ed etichetta, lei si trasferì a Versailles. L’arrivo di una popolana a corte chiaramente scandalizzò tutti quanti al tempo.

La storia d'amore storica (realmente accaduta) tra la cortigiana e re Luigi XV è stata acquisita per Francia (Le Pacte), Benelux (Paradiso Filmed Entertainment), Svizzera (Frenetic Films), Italia e Spagna (Notorious Pictures), Grecia (Spentzos Film), Portogallo (Pris Audiovisuais), ex Jugoslavia (MCF), Ungheria (Servizio ADS), Repubblica Ceca (Film New Europe), Romania (Independenta), Polonia (Gutek) e CSI (World Vision).

La post-produzione del film è attualmente in corso, dopo undici settimane di riprese in location varie (tra cui la Reggia di Versailles e altri castelli francesi, oltre che in studio).
Why Not Productions (Rust And Bone e A Prophet) guida la produzione assieme a IN2 e France Télévisions, che sono anche produttori della pellicola.

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NOTE DI PRODUZIONE – Sky Studios: Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia e la Germania

È bello tornare nel vecchio west, ritrovare i propri miti. E accettare la sfida di rivisitarli, per fare qualcosa di nuovo e spiazzante. Torna Django, misterioso pistolero e trascinatore di bare inventato da Sergio Corbucci, poi preso in prestito da Quentin Tarantino. E Sky Studios - insieme a Cattleya e in partnership con Canal+ e Atlantique -lo riporta ora al centro dell’attenzione globale, avendolo affidato alla mano della bravissima Francesca Comencini. L’eroe dello spaghetti western più pulp si attualizza, i personaggi riflettono sensibilità contemporanee: libertà di pensiero, diversità, politiche di convivenza diventano i temi portanti che Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli sanno lasciar emergere, senza forzature, dal lavoro di scrittura. Il resto lo fanno le avventurose riprese in Romania, una grande scenografia e un cast straordinario. E fa fede il volto di Franco Nero, come un sigillo di qualità. 

NOTE DI PRODUZIONE – Cattleya: Riccardo Tozzi, Fondatore e Presidente Cattleya

Django è il western che Cattleya ha sempre voluto fare. Genere, modernità e impianto internazionale: tre principi con cui ci siamo avvicinati fin da subito al progetto e che da sempre contraddistinguono anche la nostra linea editoriale. La serie affonda le sue radici nella tradizione italiana degli Spaghetti Western, rimasticandola in qualcosa di assolutamente nuovo: ci sono infatti i principali elementi dell’iconografia classica del genere (paesaggio, pistole, cavalli e azione), ma non gli eroi o antieroi a cui siamo abituati. I personaggi qui sono tormentati, forti e deboli allo stesso tempo, abitano la loro epoca ma lo fanno con una sensibilità estremamente moderna. Donne e uomini in lotta con sé stessi, prima ancora che tra di loro. Django utilizza il genere come strumento potente di racconto del presente: diversità, emarginazione, lotta per la libertà, estremismi, sono soltanto alcune delle tematiche – attualissime – presenti nella serie. Il femminile è un altro tema importante: in Django ci sono molte figure di donne, diversissime tra loro, che sfuggono a ogni definizione e rivendicano con forza le loro specificità. E la visione e l’approccio di Francesca Comencini, direttrice artistica della serie e regista (insieme ai talentuosi David Evans e Enrico Maria Artale), sono stati in questo senso preziosissimi. Così come lo è stato il contributo dei creatori della serie, Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, che, senza paura e con grande abilità, si sono cimentati in questa non facile scrittura. E di un cast incredibile, pieno di talenti affermati e giovani di sorprendente bravura: delle loro interpretazioni si è costantemente nutrito e arricchito il racconto, in un costante dialogo tra il testo e il personaggio. Django è una sfida produttiva importante: grazie alla partnership con Sky, CANAL+ e Atlantique, abbiamo voluto dare al progetto un impianto internazionale e la possibilità di avvalersi di talenti da tutta Europa in ogni settore. I paesaggi splendidi e variegati della Romania ci sono stati di grandissimo aiuto. Con Django facciamo un altro passo verso la reinvenzione del genere, rinforzando l’idea di un racconto nuovo, più affine alla complessità del villaggio globale, dove il family, la commedia, il crime, il drama si mescolano sfidando la fantasia di chi scrive e chi guarda. Django è un personaggio di ieri come di oggi, perché è già un personaggio di domani. 

NOTE DI PRODUZIONE – Atlantique Productions: Nathalie Perus, General Manager Atlantique Productions

Siamo molto orgogliosi di aver contribuito a rivitalizzare un genere iconico come il western, parte del patrimonio culturale mondiale, e di essere riusciti a radunare un incredibile mix di talenti e partner da tutto il mondo, uniti dall’ambizione e dalla voglia di indirizzarsi a un pubblico globale. Un western che dà corpo allo spirito e alla lotta per insediarsi in un nuovo mondo, ostile e senza leggi. Il nostro Django rispecchia quel che un nuovo mondo può significare oggi: non un nuovo mondo esterno, ma interno a noi, e circostante. Abbiamo cercato di renderlo pieno di diversità e inclusivo e di imperniarlo su temi razziali e relativi alle minoranze; ma anche di popolarlo di donne carismatiche, e di cowboy che non temono di condividere la loro sensibilità e le preoccupazioni per le loro famiglie, anche nella lotta per la giustizia e contro l’odio. Non avremmo mai potuto sognare di avere con noi attori più talentuosi di Matthias Schoenaerts, Nicholas Pinnock, Lisa Vicari e Noomi Rapace, così come una moltitudine di favolosi comprimari, pronti a dare il volto ai personaggi intensamente moderni tratteggiati dalla nostra brillante squadra di sceneggiatori, capitanata da Maddalena Ravagli e Leonardo Fasoli, che hanno concepito la storia come un dramma shakespeariano sotto la supervisione artistica dell’attentissima e appassionata Francesca Comencini. David Evans ed Enrico Maria Artale hanno stupendamente integrato il team alla regia e i Mokadelic hanno conferito alla colonna sonora una modernità unica. In definitiva, ci sentiamo fortunati e grati di aver trovato la miglior compagine di produzione possibile con i nostri partner di Cattleya, così come CANAL+, Sky e STUDIOCANAL che hanno supportato il progetto con forza dall’inizio alla fine. Grazie a loro Django è una vera e propria ode alla solidarietà e alla collaborazione, tanto nella storia che racconta quanto nella maniera in cui è stato realizzato. 

NOTE DI SCENEGGIATURA: Leonardo Fasoli & Maddalena Ravagli

Siamo cresciuti con il cinema Western, soprattutto quello italiano, quello di Leone, di Corbucci e degli altri grandi autori del periodo. Indiani e cowboys hanno popolato i nostri sogni, erano i soldatini con cui giocavamo, tra fortini e tende apache, cavalli, frecce e fucili per interminabili battaglie stesi pancia a terra sul pavimento. Il west non è mai morto, è stato sempre lì da Soldato Blu, a Gli Intoccabili arrivando a Django Unchained di Tarantino, a La ballata di Buster Scruggs dei Coen, a I fratelli Sisters di Audiard. Grandi, grandissimi film. Quando ci è stata offerta l’opportunità di rievocare e reinventare Django di Corbucci ci siamo sentiti orgogliosi e spaventati al tempo stesso. Abbiamo rivisto migliaia di film che amavamo, cercando la specificità del nostro cinema western. Cercando soprattutto quello che da bambini ci aveva fatto innamorare di quel cinema e di quel mondo. Il western era avventure, sparatorie, conflitti epici, ma era anche un cinema politico e sociale, era volontà di riscatto e denuncia di sopraffazione, il nostro western in particolare parlava del mondo diviso tra chi subisce le ingiustizie, chi le commette e chi si ribella. Spento lo schermo abbiamo cominciato a leggere, autori che avevano lasciato memorie di quel periodo, scritte mentre vivevano le loro epopee e le loro tragedie nel vero West. Ne abbiamo trovati diversi, tutti ugualmente affascinanti e stupefacenti. Era buio il West, era violento, era disperazione e sogno, era un orizzonte di migrazione continua, era una speranza per la quale si combatteva con ferocia e che spesso non veniva mai realizzata. Erano passioni assolute come quelle che può provare l’uomo quando è immerso nel mondo naturale, quando è circondato dagli elementi eterni più che dalla civiltà. Era il nostro mondo ancora una volta e forse anche il mondo che verrà. Siamo partiti così con la nostra rievocazione di tutto questo. Ed è venuto fuori il nostro Django, un antieroe solitario che ha perso tutto, compreso sé stesso, e ritrova sua figlia. La città fantasma di New Babylon, una città maledetta che ospita tutti i rinnegati e gli sconfitti della terra che però non si arrendono all’ingiustizia del mondo. La città nemica Elmdale, quella di Elizabeth, una donna, una madre, che brucia di una passione biblica e si disseta nell’odio per non riuscire a trovare l’amore. La strana famiglia di John Ellis, padre padrone, ma anche monarca, sognatore ed ex schiavo che non riesce mai del tutto a liberarsi delle sue catene e dei loro fantasmi. E Sarah, la figlia ritrovata che ha ormai abbracciato altre cause, che avanza impavida con la sua gamba zoppa a sfidare il passato. Dalla bocca di un vulcano spento è nata la nostra New Babylon, tra le sue fauci abbiamo fatto bruciare le passioni, i conflitti e le contraddizioni dei nostri personaggi. Fuori il mondo era buio. Ma c’erano grandi orizzonti inesplorati. Anche spari, esplosioni, incendi, morte. Per difendere la propria frontiera bisogna combattere e non arrendersi ed è quello che vedrete accadere. 

COSTUMI: Alessandro Lai

Trovare uno stile: è questo l’obiettivo che io e Francesca Comencini ci siamo posti fin da subito nell’affrontare questo progetto. Un obiettivo ambizioso e arduo, ma anche molto stimolante. Sono partito cercando di capire cosa ha reso unico lo stile inconfondibile del cinema western classico e immediatamente ho pensato che non avrei potuto né dovuto reinterpretarlo in maniera superficiale, ma, al contrario, avrei dovuto studiare e disegnare tutto per arrivare ad un “nuovo” Django. Ho lavorato su diversi livelli di ricerca, come sempre accade nel nostro lavoro: l’epoca storica (metà ‘800), con tutta la documentazione sull’abbigliamento americano del periodo, lo studio dei dagherrotipi e di immagini pittoriche, infine la ricerca sugli abiti autentici, che si trovano numerosi, ricchi di dettagli e che mi ispirano sempre moltissimo. A farci, però, trovare la chiave giusta e la strada da seguire per raccontare le linee dei personaggi e il mondo che ruota intorno a loro è stata la libertà mentale, l’apertura a esplorare altri ambiti, contaminando, o mischiando senza paura (la paura in realtà è stata forte e costante ma sempre costruttiva) elementi provenienti da epoche diverse, usando colori e tessuti come un pittore usa il colore su una tela: abbiamo spaziato dai videogiochi a Degas, dai cantanti rock ai grandi film italiani d’epoca, dai pittori Macchiaioli ai ragazzi punk, componendo scene e quadri che hanno composto il racconto in immagini del “nuovo” DjangoDjango è stato uno dei miei lavori più difficili e appassionanti, un’avventura vera e propria, un impegno che giorno dopo giorno, mese dopo mese, fino alla fine delle riprese, si è rivelato coinvolgente, complicato e faticosissimo, ma che ancora adesso ricordo con emozione e grande orgoglio. 

FOTOGRAFIA: Valerio Azzali, direttore della fotografia

La creazione dell’immaginario visivo della serie Django rappresenta una vera e propria sfida estetico narrativa, che trova la sua essenza nel tentativo di rivisitare un genere classico come il western, catapultandolo in una realtà visiva più complessa ed originale caratterizzata dall’oscurità della notte e dall’interazione con una natura particolarmente ostile. Insieme a Francesca Comencini volevamo raccontare questa storia sottolineando visivamente il rapporto brutale esistente all’epoca tra i personaggi e il loro ambiente circostante. Fotograficamente questo ha significato cercare di mantenere un contrasto dell’immagine, rappresentativo di una realtà in cui la luce naturale illumina solo dove le è possibile arrivare, creando così forti punti di luce alternati a vaste zone di oscurità. Al fine di accentuare questa idea visiva la scelta dei materiali scenografici è stata indirizzata verso toni opachi e freddi, efficaci a mantenere i personaggi immersi in un mondo scuro e poco ospitale. Il legno è stato bruciato, il terreno bagnato e l’immagine virata verso dominanti blu verdastre nelle zone d’ombra. Un ulteriore punto fondamentale era la volontà di offrire allo spettatore una visione più vasta ed ampia possibile, scegliendo un formato panoramico che, oltre ad essere rappresentativo del genere stesso, ha un grande potere immersivo per chi osserva. Sia New Babylon che Elmdale hanno dimensioni non convenzionali ed era nostra volontà esplorarle e raccontarle con soluzione di continuità in modo da offrire allo spettatore un’interpretazione più realistica possibile. Tutto ciò ha reso necessario la costruzione di un enorme impianto d’illuminazione che si doveva integrare perfettamente con la scenografia e che potesse essere sempre inquadrato diventando così parte integrante del racconto. Abbiamo costruito centinaia di finte lampade a gas elettrificate, collegate a tre gruppi elettrogeni attraverso una rete di più di quattrocento metri di cavi nascosti all’interno delle costruzioni scenografiche. Grazie a questo enorme sforzo produttivo si è potuto mantenere lo stesso linguaggio cinematografico anche durante le numerose scene notturne. Nella ricerca costante di una dimensione cromatica abbiamo comunque voluto distinguere il mondo più povero ed eterogeneo di New Babylon da quello austero e conservatore di Elmdale. Nel primo la luce artificiale delle torce e delle lampade a gas risulta praticamente ininfluente e il contrasto, sia del colore che della luce, viene spinto al massimo. Al contrario ad Elmdale la luce diventa più ordinata e calda, con una predominante di luce artificiale in modo da sottolineare la maggior ricchezza di questo contesto sociale. Nella serie grande spazio narrativo è dedicato al passato di Django. Per differenziare le due linee temporali abbiamo raccontato gli anni tormentati di Django attraverso riprese concitate con la camera a mano, non solamente durante le scene action ma anche durante quelle più intime così da sottolineare la fragilità di quegli anni ed il tormento interiore dei personaggi. Nel presente la macchina da presa si muove in modo più fluido e spettacolare, spesso con l’ausilio di mezzi di ripresa particolari come droni, crane e differenti tipi di Steadycam che applicati su mezzi fuoristrada ci hanno permesso di seguire i personaggi a cavallo su tutte le tipologie possibili di terreno. 

SCENOGRAFIA E LOCATION: Paki Meduri

La preparazione di Django è stata lunga e complessa. La prima questione che ho affrontato con i produttori e con Francesca Comencini è stata: quale stile estetico dare ad un western girato nel 2021. Mi chiedevo in continuazione come intendere la continuità e la diversità con i classici del genere, mentre facevo ricerche e analizzavo tutto criticamente. E la risposta di tutto, come sempre, era nello script: lì ho trovato l’essenza di questa storia, fuori dal cliché western, coraggiosa e diversa. Allora ho applicato questi concetti anche alla creazione del mondo Django. Per New Babylon, la mia idea è sempre stata quella di creare un villaggio nato alle pendici di una valle chiusa, articolato su diverse altezze, un gioco fluido di camminamenti e terrazze. Quando vedemmo il vulcano inattivo di Racos, a nord di Brasov in Romania, rimasi folgorato. Il colore della terra era incredibile, si passava dai gialli ai rossi fino ad arrivare a stratificazioni nerolaviche. Il vulcano, simbolo del fuoco, di ribellione ma anche di inquietudine era perfetto per raccontare l’anima di questo villaggio, un luogo remoto e fuori dal tempo. L’elemento principale da cui sono partito è stato il saloon, fulcro del racconto, che ho deciso di costruire su un terrazzo dominante tutta la cittadina, poi la torre, che ho pensato di collocare al centro del villaggio, come un richiamo alla torre di Babele, e infine il gate, un enorme complesso di torri d’avvistamento e passaggi a circondare un grande portone doppio un po’ come nelle fortificazioni medioevali. Per tutte le case di New Babylon, un agglomerato di casupole, baracche, dagli stili diversi tra loro, ho applicato un concetto preciso: trattandosi di una cittadina libera, senza pregiudizi né costrizioni, ciascun abitante poteva costruirsi la casa nello stile e nel luogo che preferiva. Per cui qui sono rappresentati stili architettonici di varie etnie e provenienze: olandesi, africane, nordamericane, sudamericane, indiane… Altra location principale per la serie è Elmdale, che si è deciso di realizzare in un vecchio villaggio western costruito nei Teatri di Castel a Bucharest, modificandolo con gli elementi che servivano alla storia: il Ranch di Elizabeth, la chiesa, l’Hotel, la Banca, la casa del banchiere, alcuni negozi. Il villaggio preesistente è stato completamente stravolto nelle forme e nei colori. In contrasto con il caos estetico e povero di New Babylon, Elmdale invece è una città austera e ricca, più in linea con i canoni estetici classici del western. Altra location chiave era Shanty Town, un consistente agglomerato di baracche vissute da schiavi che ho costruito alle pendici di una montagna rocciosa, circondata da boschi. Un luogo molto suggestivo ed isolato che si trova nei pressi di Brasov. Anche il Ranch di Nagadoches sorge su un terreno molto particolare, un vasto vulcano fangoso che dona al paesaggio un aspetto spettrale e lunare. Un altro nucleo di costruzioni sono quelle relative alla casa della famiglia allargata di Django nel passato. Per queste scene volevamo un’ambientazione onirica, positiva, più vicina all’immaginario western, con praterie sconfinate e colori morbidi. Abbiamo trovato una location bellissima nei pressi di Tulcea, quasi sul delta del Danubio. Nella stessa zona abbiamo trovato una vecchia cava di pietra, luogo perfetto dove ambientare la chiesa del pastore interpretato da Franco Nero. 32 L’eterogeneità del racconto di Django mi ha portato poi a realizzare anche un piccolo villaggio indiano, delle trincee e soprattutto una città devastata dalla guerra, in fiamme. Tutte le costruzioni di Django sono state fatte con tecniche e materiali antichi. Sono servite squadre di operai specializzati e carpentieri abilissimi, come di pittori talentuosi, per realizzare questa serie. Sarò per sempre grato ai produttori di Cattleya, Sky, CANAL+ e Atlantique per avermi dato la possibilità di progettare e costruire questo mondo fantastico, per aver potuto realizzare un sogno che avevo da quando ero un bimbo e che con gli occhi di quel bimbo ho disegnato. Grazie infinite alla regista Francesca Comencini e poi a David Evans, Enrico Maria Artale e grazie a Matteo De Laurentiis (executive producer) per la fiducia che ha posto in me. 

MUSICHE: MOKADELIC

In Django la musica svolge un ruolo evocativo, supporta ed enfatizza il carattere mistico e visionario dei personaggi. L’esistenza di due realtà contrapposte, i cambi improvvisi, le esplosioni, la terra e il fuoco sono elementi che musicalmente hanno ispirato la composizione della colonna sonora in alternanza tra momenti tensivi, rarefatti, intimi e psichedelici con momenti epici, incalzanti e di impatto. Per dare vita all’universo sonoro di Django ci siamo orientati verso l’utilizzo di strumenti acustici appartenenti alla tradizione country-western, come la chitarra, l’armonica e il banjo. Spesso abbiamo campionato questi strumenti e li abbiamo utilizzati come elementi compositivi, attraverso sintetizzatori granulari e sampler, in parallelo con sintetizzatori analogici e digitali. L’idea era quella di unire le tecniche contemporanee con le sonorità dell’epoca, mantenendo una continuità con la nostra ricerca musicale.