Call My Agent - Italia, la recensione degli episodi 5 e 6
Serie TVDa oggi è on air su Sky Cinema, in contemporanea con Sky Serie, l’ultimo appuntamento con la nuova serie Sky Original prodotta da Sky Studios e Palomar, remake del cult francese Dix pour cent. Diretta da Luca Ribuoli e scritta da Lisa Nur Sultan, lo show vede protagonisti Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico, Marzia Ubaldi, Sara Lazzaro, Francesco Russo, Paola Buratto, Kaze. E con Emanuela Fanelli e le guest star Stefano Accorsi e Corrado Guzzanti
Si conclude la prima stagione di Call My Agent - Italia che, vista la sua brillantezza, non può di certo essere l’ultima. Prosegue il racconto dei tic, vezzi, malvezzi, birignao, manie, ipocondrie, passioni e ossessioni dello stardom nostrano. E dei loro agenti, garruli, gai, infingardi, sinceri, vezzosi, irresistibili, insopportabili. Umanissimi, insomma e perciò adorabili. Si chiudono così i conti, almeno per ora, con le tante linee di plot intrecciate fin qui, che rivelano sviluppi talora imprevedibili e quasi sempre appassionanti.
Eccole.
Scopriremo fino a che punto è turbolenta la vita familiare di Vittorio e come ciò s’intrecci con i suoi escamotage per rilevare la quota di Claudio al fine di tenere in piedi l’azienda. Seguiremo la travolgente storia d’amore saffico tra Lea e l’ufficiale della Finanza, che raggiunge picchi emotivi lacrimevoli da film di Lelouch. Soffriremo per le acrobatiche implicazioni dell’impossibile love story tra la giovane Camilla Zanon e il figlio di Baronciani, con uno showdown davvero struggente. Infine, Sofia De Rosa, ovvero Kaze, è finalmente sul set del suo primo film da protagonista, sotto lo sguardo estasiato e forse infatuato del Gabriele di Maurizio Lastrico.
Nel suo ufficio quest’ultimo trova Stefano Accorsi in piedi sulla sua scrivania mentre sta declamando il Romeo e Giulietta di Shakespeare: gli hanno proposto di interpretare la pièce ma lui vuole fare anche Giulietta!
È l’attore bolognese la guest star della quinta puntata: di lui si sceglie di deridere la nota bulimia lavorativa, che lo spinge a lavorare senza requie con foga da stakanovista. È infatti contemporaneamente impegnato in una serie crime svedese, in un film di Giorgio Diritti su Luciano Ligabue, ed è anche il direttore artistico della Pergola di Firenze. Ma non basta: pur di sfamare il suo appetito professionale, l’ex protagonista dello spot della Maxibon sarebbe pronto a interpretare persino un bambino di undici anni in dialetto trapanese ricorrendo al morphing. E a recitare audiolibri sui capolavori di Lev Tolstoj.
Ancora una volta la narrazione dello show procede dichiarando senz’altro indugio la sua esasperata cifra metalinguistica, che è l’anima nobile e giocosa di questa operazione così peculiare. In queste puntate capita ad esempio che in agenzia si presenti Dominique Besnehard, che è poi il vero produttore della serie originale, Dix pour cent. Non solo: i copioni di questi episodi prevedono pure la menzione di sua maestà Quentin Tarantino, coinvolto suo malgrado e forse a sua insaputa in un improbabile spaghetti-movie nello spazio, a metà strada tra Fleabag e Corrado Guzzanti!
approfondimento
Call My Agent - Italia, Stefano Accorsi nei panni di Romeo e Giuletta
L’ultimo episodio ha come protagonista proprio il geniale comico televisivo, ormai sempre più lanciato in interpretazioni sganciate dal suo precedente repertorio macchiettistico. Qui è sé stesso, o meglio una versione iperrealistica del proprio personaggio, si direbbe la sua “dramatis persona”, che egli interpreta con buona dose di autoironia. Un attore che non ha molta voglia di lavorare pur avendo molte proposte, tra cui: How I Met Your Nonno, remake della sitcom Usa How I Met Your Father fatta da un gruppo di youtuber molisani. Poi 110 per cento risposta italiana a Dix pour cent, remake umoristico sul dietro le quinte dell’edilizia (a proposito dei cortocircuiti intertestuali di cui dicevamo sopra). Infine, inevitabilmente, Pechino express che però l’ex Rokko Smitherson non può esimersi dal deformare in Pachino express, indulgendo così alla sua peculiare cifra comica.
Il suo episodio si intreccia con la linea narrativa del personaggio di Luana Pericoli, attricetta presenzialista, appiccicosa e petulante; poco dotata eppure piena di un’autostima tanto spocchiosa quanto mal riposta, interpretata da Emanuela Fanelli. La circostanza dà la stura a una performance assai virtuosa dell’attrice romana, che si misura in un tandem esilarante con Corrado Guzzanti, non immemore dei loro duetti in Dov'è Mario?; geniale serie del 2016 scritta dallo stesso Guzzanti insieme al compianto Mattia Torre.
Ma non basta, perché Emanuela dimostra di essere molto cresciuta dai tempi di quelle prove già eccellenti – ne è un’ulteriore testimonianza anche la sua apparizione nel super-cast di Siccità del maestro Virzì – perché è lei a gestire la vis comica di questo duetto, relegando l’ex mentore al ruolo di deuteragonista, e osando anche audaci soluzioni drammaturgiche in cui non si perita di abbattere la proverbiale quarta parete, mentre guarda in camera in certe geniali “interpellazioni” dirette a uno spettatore di cui si vuol scherzosamente stimolare la complicità “brechtiana”.
In questo rapporto umano e professionale con Corrado Guzzanti, che è insieme vero e fictional, la Fanelli riesce a toccare delle vette sublimi, sondando la sottile linea che separa la veridicità dalla verosimiglianza, e raggiungendo – per usare il linguaggio del suo personaggio – un “livello” di recitazione raffinatamente sofisticato.
Poi, out of the blue, il motto di spirito che - come ha ben spiegato Sigmund Freud nel suo omonimo saggio - grazie alla riduzione delle inibizioni, consente di liberare una tensione psichica. E qui, con un dosaggio dei tempi comici impeccabile, il riso si scatena irrefrenabile con l’irruzione di un elemento dissonante (di comicità bassa, dialettale) che, stridendo con la comicità concettuale fin qui svolta, diviene letteralmente incontenibile.
Eppure - ad onta di questi “livelli” di recitazione e di scrittura - tutto è qui così prossimo, contiguo, plausibile; e al tempo stesso però anche perfettamente trasfigurato dentro uno scarto narrativo affabulatorio decisamente seducente. Grazie a uno spartito che riesce a toccare le corde del comico, del drammatico, del sentimentale, del ridicolo e del patetico. Senza mai farle stridere.
Buona la prima (stagione)! Sbrigatevi a fare la prossima.