Caleidoscopio, tutto quello che c'è da sapere sulla nuova serie d'azione targata Netflix
Serie TVLa nuova creatura griffata Netflix è una mini-serie in otto episodi, ispirata a una storia vera. La vicenda alla base può sembrare quella di un qualunque heist movie ma non vi approcciate alla creazione di Eric Garcia pensando che sia il classico show con al centro una rapina. Caleidoscopio è uno spettacolo affascinante, in cui tutto cambia a seconda del punto di vista da cui deciderete di guardarlo
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Netflix ha iniziato l’anno con il botto presentando ai suoi abbonati un esperimento decisamente audace: Caleidoscopio. A rendere particolarmente interessante questa mini-serie non è tanto il fatto che si possa vedere in maniera di fatto “asincrona”, scegliendo in maniera autonoma l’ordine in cui guardare questi episodi ( quella “disorganizzata” era in fondo la modalità di fruizione su cui si è vissuti per anni in un’era pre-streaming), quanto piuttosto il fatto che detta possibilità sia accompagnata da una componente quasi in toto “interattiva”. Proprio come in un caleidoscopio infatti ogni vicenda cambia e si deforma a seconda del punto di vista da cui si sceglie di osservarla. È un po’ come una raffinata storia a bivi di Topolino ma con una componente “gattopardesca”, dove tutto sembra evolversi senza però forse cambiare davvero.
Scegli il tuo colore
A seconda dell’ordine seguito per vedere gli otto episodi cambia anche l’idea che ci faremo dei protagonisti di questa storia che, di base, è un heist-movie a metà tra Ocean’s Eleven, la Casa di carta e I soliti ignoti (per l’attenzione data alla caratterizzazione dei personaggi). A ogni puntata è associato un colore, una scelta fatta per voler rimarcare il legame col caleidoscopio ma anche per fare un attento riferimento a un film che partendo dalla storia di una rapina cambiò il cinema: Le Iene di Quentin Tarantino. Se in quest’ultima pellicola i colori venivano usati per dare un nome ai membri della banda al centro della storia, qui ogni tinta è legata a un momento preciso: “Rosso” si svolge per esempio il giorno dopo la grande rapina e ne svela dei dettagli mentre “Rosa” arriva a raccontare cosa accadde sei mesi dopo il colpo. Esiste un ordine cronologico che si può seguire ma in generale consigliamo di chiudere l’eventuale binge-watching con “Bianco”: si tratta dell’episodio clou, quello dove accade una rapina che influenzerà la vita dei personaggi per un quarto di secolo, ed è apprezzabile anche se visto di per sé come un mediometraggio autonomo.
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Un puzzle nato da una storia vera
Oltre alla sua forma, a incuriosire di Caleidoscopio è anche la forza dei suoi personaggi. Ognuno è mosso da suoi personali interessi e ognuno reagisce in maniera diversa agli eventi. Anche il nostro punto di vista su ognuno cambierà a seconda di come abbiamo scelto di godere dello spettacolo, cambiando le carte in tavola e forse impedendo sul nascere qualunque recensione oggettiva (ammesso che ne esistano). Lo showrunner Eric Garcia ha creato uno straordinario puzzle, mettendo in piedi un’operazione che è ancora più ammirevole se si pensa che Caleidoscopio prende spunto da una storia vera. Il 29 ottobre del 2012, mentre su New York infuriava l’uragano Sandy, vennero infatti riportati alla luce settanta miliardi di dollari in obbligazioni che si erano ormai creduti svaniti nel nulla. Un ritrovamento sorprendente che avvenne al centro di Manhattan e su cui permasero molti misteri e dubbi, stimolando la fantasia di molti. Tra questi anche Garcia, che da questo episodio ha tratto un racconto stratificato che ha alla radice uno scontro tra due squadre: in Caleidoscopio si sfidano infatti con le proprie rispettive armi da una parte la banda di ladri e da un’altra una spietata squadra di sicurezza. Chi avrà la meglio? I capitani che guidano questi due schieramenti sono Roger Sales (un ex ladro oggi a guardia del fortino sotto Manhattan) e Leo Pep, il leader della banda che vuole portarsi a casa questo tesoro.
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Tante parallele che a volte si intersecano
Il duello più interessante è proprio questo, che vede di fronte i personaggi interpretati rispettivamente da Rufus Sewell e Giancarlo Esposito, in un cast che annovera altri grandi nomi come Paz Vega e Jai Courtney. Ogni personaggio ha una sua strada autonoma da percorrere e un suo arco narrativo da seguire. Come se fossero linee della metro, ogni tanto le vicende personali si intersecano e non è un caso che proprio i colori scelti per nominare gli episodi siano quelli della “subway” newyorchese. Giancarlo Esposito ha spiegato benissimo cosa lo abbia portato ad accettare il ruolo di Leo Pep, in una storia che parla della Grande Mela partendo dal microcosmo di un gruppo (come accadeva già in uno dei suoi film migliori, Fà la cosa giusta di Spike Lee): “Quello che mi ha entusiasmato è l’idea che il crimine non era solo un giorno, una rapina, e poi hai i poliziotti che cercano di capire o i criminali che provano a fuggire e afferrare i soldi. Questa storia si svolge nel corso di un periodo di tempo, quindi la storia viene raccontata con delle tempistiche precise, e si possono vedere le conseguenze che quel piano ha su ogni persona che vi partecipa”. La città che non dorme mai è piena di persone che soffrono di insonnia per i troppi pensieri. Caleidoscopio parte da una rapina per ricordarci quanto a volte anche persone diversissime possano essere accomunate dalla voglia di trovare una soluzione estrema a diversi problemi. Ma bastano davvero i soldi per mettere a tacere quelle voci che non ci fanno riposare?