'Speravo de morì prima': perché vedere assolutamente la serie tv su Francesco Totti
In onda su Sky Atlantic dal 19 marzo, divisa in sei episodi, è il primo esempio italiano di storia di fiction su un personaggio del mondo del calcio realmente esistente: un esperimento ambizioso, leggero ma anche malinconico, che va oltre lo steccato dei semplici appassionati
Da venerdì 19 marzo Sky Atlantic trasmetterà Speravo de morì prima, la serie tv tratta dall'autobiografia di Francesco Totti (scritta insieme a Paolo Condò) e incentrata in particolare sugli ultimi anni della carriera dell'ex capitano della Roma, vissuti in conflitto con l'allenatore Luciano Spalletti e nell'inquietudine di veder finire una carriera durata venticinque anni. Sei episodi divisi su tre venerdì consecutivi, 19 marzo, 26 marzo e 2 aprile, dalle 21:15 (disponibili anche on demand e in streaming su NOW).
La serie trae spunto dal libro Un capitano, in particolare dai capitoli finali, in cui Totti racconta le sue ultime due controverse stagioni dal 2015 al 2017, combattute tra l'orgoglio di voler continuare a giocare, la freddezza della società e del nuovo allenatore Luciano Spalletti (subentrato al francese Rudi Garcia nel gennaio 2016), e la difficoltà ad accettare che si chiuda l'enorme capitolo della sua vita da calciatore.
Una serie molto “dialogata”, in cui al centro della scena e della sceneggiatura di Stefano Bises e della sua squadra ci sono i rapporti umani e inter-personali; una serie che vuole parlare a un pubblico molto più folto della platea degli appassionati di calcio e rimane alla larga dalla macchietta proponendo non semplici imitazioni dei personaggi principali, ma versioni rielaborate.
Merito dell'ottimo casting curato dal regista Luca Ribuoli (insieme a Francesco Vedovati e Barbara Giordani), che ha scelto attori conosciuti ma perfettamente “in parte”, a cominciare dal protagonista. Figlio d'arte, regista e sceneggiatore premiato all'ultimo Festival di Venezia (I Predatori), Pietro Castellitto è anche un grande romanista e durante la conferenza stampa di lunedì 15 marzo ha addirittura letto una piccola ode a Totti scritta nel 2002, in un diario di bambino. Ha potuto finalmente coronare il sogno di incontrare il proprio calciatore preferito cenando insieme a Totti e cercando di rubargli smorfie, espressioni, gesti e pensieri: la voce è molto simile così come il tono, distaccato ma anche malinconico, specialmente nell'approssimarsi alla Fine. Così come bravissima è stata Greta Scarano che, dopo aver fatto “capitolare” il commissario Montalbano, è stata chiamata alla sfida di interpretare il lato privato di un personaggio contemporaneo popolarissimo come Ilary Blasi.
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'Speravo de morì prima', Totti interroga Pietro Castellitto. VIDEO
Il calcio è storicamente un argomento molto ostico per il cinema e la televisione italiana, che raramente è riuscita a produrre contenuti di qualità: tra le poche eccezioni c'è Ultimo Minuto, un film del 1987 di Pupi Avati con Ugo Tognazzi nei panni di un disilluso direttore sportivo di provincia. Trentaquattro anni dopo, è suo figlio Gianmarco a interpretare uno degli allenatori più controversi degli ultimi tempi: Luciano Spalletti, il tecnico che nella narrazione popolare ha spinto Totti verso il ritiro. Un rapporto complicato, reso ancora più contraddittorio dal fatto che proprio Spalletti ha un'importanza decisiva nella trasformazione tattica di Totti da trequartista in centravanti da 26 gol a campionato, un bottino che gli valse la Scarpa d'Oro nel 2007, e che proprio Spalletti era l'allenatore della Roma quando Totti aveva subito un grave infortunio che aveva messo a rischio la sua partecipazione ai Mondiali 2006. Il rapporto tra Totti e Spalletti è il sale della serie e anche in questo caso Tognazzi dà spessore al disagio comunicativo del suo personaggio, “il cattivo” della situazione nonostante la Roma sia seconda in classifica con il record di punti della sua storia in serie A.
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Speravo de morì prima: Gianmarco Tognazzi racconta Spalletti. IL VIDEO
Il cast dei personaggi principali è completato da Giorgio Colangeli e Monica Guerritore nel ruolo di Enzo e Fiorella, i genitori di Totti, che si completano a vicenda con due caratteri opposti: tanto riflessivo e laconico è il primo, comunque dotato della tipica tagliente ironia romana che si svela a sorpresa con una battuta, tanto vulcanica e passionale è la seconda, disposta a tutto pur di difendere suo figlio, che è anche figlio di “tre milioni di romani”: anche a telefonare sotto falso nome a una radio per insultare lo speaker che osa parlare male di Totti. Se Colangeli ha una lunga tradizione di figure paterne silenziose ma presenti, per una donna e un'attrice aristocratica come Monica Guerritore interpretare un personaggio sanguigno, dall'anima popolana come Fiorella Totti, è stata una prova non banale.
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Speravo de morì prima: Guerritore e Colangeli, i genitori di Totti
Insieme a loro tanti personaggi di raccordo, da Antonio Cassano a Marcello Lippi, da Daniele De Rossi al fedelissimo amico e collaboratore Vito Scala, protagonisti di tanti episodi della vita di Totti, divertenti ma anche (sportivamente) drammatici. La curiosità è tanta: mai in Italia era stata girata una serie di fiction su un calciatore, il cui ricordo è peraltro ancora vivissimo in tutti gli appassionati (e non solo). Anche la serie sportiva più fortunata degli ultimi tempi, The Last Dance su Michael Jordan, è un documentario che poggia su interviste e materiale d'archivio, così com'era organizzato allo stesso modo Io sono Francesco Totti, il documentario di Alex Infascelli che si avvaleva addirittura della voce narrante del fuoriclasse giallorosso.
La sfida di Speravo de morì prima (dal fulminante striscione che comparve all'Olimpico il 28 maggio 2017, giorno di Roma-Genoa, ultima partita della carriera del Capitano) è ancora più ambiziosa: reinterpretare e reinventare la vita privata di uno dei più forti calciatori italiani di sempre; entrare nella sua testa, sceneggiare il piccolo dramma interiore di un campione costretto dalle circostanze e dal tempo che passa a smettere di fare la cosa che ama di più nella vita. Senza tuttavia rinunciare alla leggerezza e al lato comico della storia, secondo l'immortale tradizione della commedia all'italiana: anche in questo Totti è un talento naturale, possiede tempi comici invidiabili che più volte gli hanno fatto balenare il proposito (fin qui mai realizzato) di recitare in una sit-com con la moglie Ilary.
Speravo de morì prima è anche ironico, divertente, sarcastico, specialmente in alcuni personaggi (per esempio il Cassano di Gabriel Montesi, compagno di squadra alla Roma dal 2000 al 2005, dipinto come una specie di Lucignolo che cerca di trascinare Totti in avventure poco opportune per un calciatore di serie A) e sa parlare al cuore non solo dei calciofili, ma anche dei trentenni e quarantenni in crisi, di chi ha un sogno ed è determinato a portarlo avanti nonostante tutto, di chi ha dovuto rinunciarvi e non se n'è ancora fatto una ragione, di chi non ha ancora deciso che fare del proprio talento, e tante altre cose ancora. Una serie nuova, diversa, che mancava.