Dopo essere stato stadio di calcio giovedì sera e venerdì pomeriggio e stadio di rugby sabato pomeriggio per Italia-Galles del Sei Nazioni, l'Olimpico cambia ancora scenografia e si trasforma nell'enorme set della conferenza stampa di presentazione di Speravo de morì prima, la serie tv Sky in sei episodi tratta dall'autobiografia di Francesco Totti (scritta insieme a Paolo Condò).
La presentazione è stata affidata a Nicola Maccanico (Executive Vice President Programming Sky Italia): "Abbiamo scelto di raccontare gli anni più combattuti della carriera di Totti: l'aspetto più privato della sua vita è altrettanto interessante della dimensione pubblica, con quell'aspetto più leggero che fa la differenza rispetto alla narrazione tradizionale". Una sfida intrigante anche dal punto di vista artistico, come confermato dal CEO di Wildside Mario Gianani: "Raccontare una storia del presente, contemporanea, talmente fresca che era già scolpita nell'immaginario collettivo non è stato facile. Siamo andati alla ricerca di personalità, sia in Totti che in una città come Roma". La produttrice Virginia Valsecchi ha sottolineato l'importanza nel raccontare un mito come Totti in un momento difficile come questo: "Penso che la missione e responsabilità sia indicare personaggi positivi e carismatici, che possano anche servire da guida alle nuove generazioni".
La parola passa al cast artistico, a partire dal regista Luca Ribuoli: "Già il momento in cui mi è stato affidato il progetto è stato molto emozionante, ci tremava quasi la voce, ho subito sentito la responsabilità. Il gruppo di lavoro mi ha reso subito tranquillo, a cominciare dallo sceneggiatore Stefano Bises e molti attori con cui avevo già avuto a che fare. Siamo partiti da una base di scrittura altissima, che mi ha consentito di divertirmi insieme al cast". Oltre ai ringraziamenti di rito, il protagonista Pietro Castellitto: "Sono cresciuto col poster di Totti in camera, ero piccolo e lo guardavo mentre diventava uomo. Durante le riprese ho ritrovato un diario che ho scritto a nove anni, con un lungo capitolo dedicato proprio a Totti", leggendone uno stralcio molto divertente, "Il calcio non è calcio, se Totti non c'è". "Il mio è stato un Totti molto ironico, come l'ho conosciuto da bambino, e nella preparazione del personaggio ho cercato di amplificare i ricordi diretti che avevo di lui, invece che aggiungerne di nuovi". Greta Scarano sottolinea il lato shakespeariano della vicenda: "Interpreto una donna che chiede a suo marito di abbandonare il mondo in cui è appartenuto fino a 40 anni, una cosa che trovo di una portata drammatica eccezionale". Gianmarco Tognazzi interpreta il "cattivo" della situazione ovvero Luciano Spalletti, personaggio ombroso, controverso, un po' conflittuale: "Ho individuato un filo conduttore che è quello del disagio: il disagio di Spalletti, il disagio di Totti, il disagio della società, il disagio di dover riprendere un filo interrotto anni prima, con tutti i malintesi e i non-detti della situazione. Ma non ritengo che Spalletti sia il cattivo: si tratta di rapporti inter-personali complessi, che sono la vera forza di questa serie". Monica Guerritore: "Io sono la madre, ma sono anche Roma: unendo queste due cose viene fuori la figura di Fiorella, un personaggio forte, carnale, passionale, che individua in lui il talento e lo coltiva. Mi viene in mente una frase del poeta Cesare Pascarella: er core me s'è aperto come 'no sportello". E infine Giorgio Colangeli che interpreta il padre Enzo, recentemente scomparso a causa del Covid: "Ho apprezzato la normalità che i genitori di Totti hanno dato a Francesco, una normalità che l'ha salvato nonostante esperienze di vita così "estreme" come essere l'idolo di una città intera". E il titolo? "Speravo de morì prima? Io mi sono sentita morire quando ho girato la scena in cui insulta un conduttore radiofonico", sorride Monica Guerritore, "qualcosa di molto lontano dalla mia vita, ma pur sempre la difesa di un figlio". "Per me la parte più angosciante del mio lavoro è la selezione del cast", riflette Tognazzi, "quindi speravo de morì prima del provino perché avevo tantissimi dubbi su me stesso". E Castellitto? "Il momento più faticoso è quando m'incollavano la barba in faccia ogni mattina... poi, se il destino aveva voluto che fossi io a interpretare Totti, era giusto che lo facessi io".
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Pietro Castellitto, da 'Venuto al Mondo' a Speravo de morì prima. FOTO
Sono poi iniziate le domande dei giornalisti, che hanno fatto emergere altri lati nascosti della serie. "Totti è un personaggio estremamente loquace, consapevole del mito che è, e fa di tutto per metterti a tuo agio", commenta Castellitto, "ama divertirsi e ha una sua intelligenza particolare". E a chi chiede se sia stato difficile filmare lo sport, e in particolare il calcio, storico punto debole del cinema italiano, Ribuoli e i produttori rispondono: "Le storie di sport sono storie di coraggio, anche se il prodotto sportivo funziona solo raccontando anche quello che c'è fuori dal campo. In questo senso, speriamo di aver aperto un filone". La pandemia non ha interferito con le riprese, rivela ancora Ribuoli: "Abbiamo preferito location grandi e capienti per superare il problema dell'assembramento". Una passione così totalizzante che Pietro Castellitto confessa: "Da bambino avevo un'innaturale paura per la morte, e la esorcizzavo pensando a Totti".
Tra i tanti motivi di curiosità attorno a questa serie c'è sicuramente l'interpretazione di Pietro Castellitto, che ha conosciuto personalmente Totti (che è anche uno dei suoi idoli personali, come per almeno quattro generazioni di romanisti) e si è tenuto lontano dalla tentazione della facile macchietta, ispirandosi alla voce e alla parlata ma senza scimmiottarlo: un intento condiviso anche dagli altri protagonisti della serie, da Greta Scarano (Ilary Blasi) a Gianmarco Tognazzi (Luciano Spalletti), da Monica Guerritore (Fiorella, la mamma di Francesco) a Giorgio Colangeli (il papà Enzo). Tutto con un tono fresco e leggero, sotto la direzione di Luca Ribuoli, per un prodotto che non piacerà solamente agli appassionati di calcio, in cui si riconosceranno tutti quelli che prima o poi hanno dovuto fare i conti con il tempo che passa, con la fine di una storia, con l'esigenza di cambiare vita. Alla conferenza stampa parteciperanno il regista e i componenti del cast, che racconterà la sfida professionale di interpretare personaggi e storie del tutto “contemporanee” (la serie è ambientata tra il 2015 e il 2017), sforzandosi di dare una propria versione di vicende e personaggi popolarissimi.
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"Speravo de morì prima", le interviste al cast. VIDEO
I primi due episodi di Speravo de morì prima andranno in onda su Sky Atlantic venerdì 19 marzo, in un momento positivo per il club giallorosso, che in campionato è in piena corsa per un piazzamento in zona Champions e in Europa League “vede” i quarti di finale dopo il 3-0 di giovedì scorso allo Shakhtar. Nel “mondo reale” il personaggio di Totti rimane al momento sullo sfondo della vita societaria, nonostante anche di recente abbia lanciato segnali d'apertura per un suo possibile rientro da dirigente, circa un anno dopo il cambio societario e di presidenza da James Pallotta a Dan Friedkin.
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