Leggi la recensione del secondo episodio di Gangs of London. La serie è in onda su Sky Atlantic il lunedì sera alle 21.15 (disponibile anche On Demand e in streaming su NOW TV). - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO
Gangs of London, cos'è successo nel secondo episodio
Il secondo episodio di Gangs of London si apre con un flashback che ce la dice lunga su come Sean e Billy sono stati cresciuti e su che genitori sono stati Finn e Marian Wallace. Siamo in un bosco. Per terra c’è un secchio. Sotto il secchio c’è la testa di un uomo ancora vivo ma quasi completamente seppellito, a quanto pare qualcuno che non si è comportato come si deve. Wallace Senior dà il suo fucile a uno Sean ancora ragazzino, l’erede designato, e gli dice di sparare senza esitazioni, perché chi vive quella vita non può permettersi un lusso del genere. Sean punta la canna verso quella testa che implora pietà…ma non riesce a premere il grilletto. Non ce la fa. E’ Billy, come scopriremo verso la fine, a mettere fino a quello spettacolo penoso e a trarlo d’impiccio. Eppure, anni dopo Sean ha fatto propria la lezione del padre.
Tornati nel presente, siamo in Medioriente, lungo la “via della droga” di Asif Afridi. Un camion pieno di bestiame salta per aria, e in men che non si dica un gruppo di donne e uomini armati recuperano la roba. Poi ordinano al povero autista di portare fino al check point designato un mezzo identico a quello appena andato a fuoco. In un macello del Kent, in Inghilterra, qualcosa non torna: le mucche sono tutte vuote. Che fine ha fatto l’eroina che sarebbe dovuta arrivare lì? Semplice: è finita nelle mani di Lale, che, sfidando apertamente Sean e il sopracitato Afridi, ha deciso di prendere in mano la situazione.
Intanto, a Londra, Elliot, dopo quanto accaduto nel primo episodio, si sta sottoponendo a una valutazione psichiatrica. Il via libera a procedere arriva grazie all’appello di Vicky Cheung al loro superiore, Hawks: Finch può farcela. In realtà anche lei ha paura che la situazione possa sfuggire di mano da un momento all’altro al collega, però fermarsi ora significherebbe buttare all’aria due anni di lavoro. Ma ecco arrivare una telefonata da Sean, che ha appena trovato il corpo senza vita di Jack. Qualcosa non torna…per esempio quelle due tazze mancanti in cucina…
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Dopo aver fatto due chiacchiere con suo figlio Nasir – che è in corsa per la poltrona di Sindaco di Londra e che non vuole minimamente essere coinvolto con l’attività del padre, attività che, però, gli ha permesso di studiare e di arrivare fin lì –, Asif va a parlare con Sean. Il signore della droga non ha dubbi: è stata Lale. Il figlio di Finn risponde che non è un problema suo, ma Afridi Senior non è d’accordo: il clan Wallace sta mostrando segni di debolezza. Bisogna riportare l’ordine, e bisogna farlo in fretta, altrimenti il business ne risentirà sempre di più…e dei soci scontenti non sono dei soci di cui ci si può fidare...
Mentre Asif usa la violenza per scoprire dai suoi sfortunati dipendenti cos’è successo – tra questi c’è anche l’autista visto a inizio episodio, che muore con il cranio perforato dal chiodo idraulico che si usa per uccidere le mucche e gli altri grandi animali da macello –, Luan sta ordinando una torta (senza lattosio, mi raccomando!) per il compleanno di sua figlia Bukuroshe in una pasticceria del suo territorio. Viene raggiunto da Ed, e, dopo aver rimarcato di essere totalmente estraneo all’omicidio del suo socio irlandese, dice che Finn gli aveva chiesto di portare a termine un lavoro: l’omicidio, il massacro, di un’intera famiglia. Dushaj ha tenuto fede alla sua parte dell’accordo, e ora vuole i soldi che gli spettano. Dumani guarda le fotografie di quel massacro e non può fare a meno di chiedersi cosa ci sia sotto: il suo migliore amico non gli aveva mai parlato di niente di ciò. Cosa stava combinando prima di morire?
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Grazie alle poche informazioni rivelate da Jack a Elliot, Alex riesce a risalire al clan Edwards, il gruppo di nomadi a cui appartiene il responsabile materiale dell’omicidio di Finn. Sean, accompagnato dai Dumani, da Mark e da Finch, incontra Kinney, leader del clan e padre di Darren. L’uomo gli consegna il cellulare su cui è arrivato l’ordine di esecuzione, e ci tiene a precisare che suo figlio non era a conoscenza dell’identità della persona che stava andando a uccidere, altrimenti non l’avrebbe mai fatto. C’è qualcun altro dietro quel casino. Wallace Junior, però, non sembra voler sentire ragioni: troverà il ragazzo, e lo ucciderà.
Dopo aver fatto decrittare il telefono, Alex viene a conoscenza del luogo dove sono accampati i gallesi. Con la benedizione della madre, che per l’occasione si è messa lo stesso abito indossato per il suo ultimo anniversario di matrimonio, Sean è pronto a scatenare l’inferno. Elliot vorrebbe partecipare, ma viene mandato da Mark a “ritirare un pacco.” Un pacco che di nome fa Shannon Dumani. Complice una macchia di caffè, la camicia di Finch vola via, e tra i due scatta subito qualcosa. Lei flirta spudoratamente, ma lui è concentrato solo sul lavoro. Così, quando Sean gli dice di andare a recuperare suo fratello, finito come al solito nei guai, ci rimane male: l’agguato al campo dei gallesi sarebbe stato l’occasione perfetta per incastrare definitivamente i Wallace. In compenso, Vicky Cheung fa un piccolo passo avanti. Recatasi sul luogo dell’assassinio, scopre che qualcuno, la giovane donna dell’appartamento confinante, la sta tenendo d’occhio: e se sapesse qualcosa?
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A proposito di Billy: è lui a scoprire, durante un festino privato per soli uomini, che in giro c’è dell’eroina che non dovrebbe esserci e che a farla girare sono i curdi. Riesce a farsi consegnare una dose da un ragazzino che, esasperato, cede alle sue pressioni. Il socio di Lale si accorge di quanto successo a danno già avvenuto: ora i Wallace sanno. A recuperare il fratel prodigo è per l'appunto Elliot, che però si ritrova a dover tornare al quartier generale a piedi e non riesce ad andare a partecipare alla missione punitiva.
Anche Billy vorrebbe essere al fianco di Sean, ma il giovane boss ha deciso: è meglio che stia lontano da certe cose, e comunque tocca a lui prendersi questa responsabilità. Non come quel giorno nel bosco. Alex dà forfait – l’operazione è troppo rischiosa, e il suo compito è proteggere il business –, e anche suo padre preferirebbe che la cosa venisse gestita in maniera più discreta. Ma Marian incalza il figlio: è tempo di mostrare il pugno duro.
La parte finale dell’episodio, cinque minuti abbondanti di pallottole e bombole del gas che saltano per aria, è interamente dedicata all’incursione di Wallace Junior, Ed Senior e compagni al campo dei gallesi. Kinney Edwards si accorge appena in tempo dell’inferno che sta per calargli addosso, e, nonostante una ferita all’addome, riesce ad allontanarsi e a rifugiarsi nella vicina boscaglia. Sarà l’unico a uscire vivo da quel bagno di sangue e fiamme. Non molto lontano da lì, Marian osserva compiaciuta: quello è suo figlio…il figlio di Finn Wallace…
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Gangs of London, il commento al secondo episodio
Chi ha ordinato l’esecuzione di Finn Wallace? E cosa stava combinando il potente boss irlandese prima di morire? Per ora Gangs of London ci tiene volutamente all’oscuro, ma qualche indizio qua e là in questo secondo episodio ci viene comunque dato. Per esempio, scopriamo che i committenti dell’omicidio, come suggerito da Kinney Edwards, sono ben più pericolosi di suo figlio, ignara pedina in quel gioco molto più grande di lui. E scopriamo anche che Wallace aveva un accordo segreto con Dushaj. Che ci fosse sotto qualcosa era ovvio: d’altronde, cosa ci faceva un uomo del suo calibro in quello squallido condominio in piena notte?
Sean comincia ad avere qualche dubbio sui Dumani, specialmente su Alex, cosa che lo spinge ad avvicinarsi a Elliot, sempre più coinvolto in quel mondo che sembra affascinarlo più del previsto. A proposito del detective inspector Finch: ci viene rivelato che il suo lavoro sotto copertura è iniziato due anni fa, praticamente subito dopo la morte della moglie e del figlio. C’è forse un collegamento tra questo tragico fatto e la decisione di infiltrarsi nel clan più potente della città?
Comincia inoltre a farsi più interessante la figura di Marian Wallace, evidentemente fatta della stessa pasta del marito, come si evince dal flashback iniziale – veramente da brivido – e da quell’inquadratura finale di lei che osserva soddisfatta l’annientamento della comunità nomade gallese. Dio li fa e poi li accopp(i)a, non c’è che dire.
Di una violenza e di una potenza visiva notevole la sequenza finale, veramente ben realizzata. Da segnalare l’ottima interpretazione di Mark Lewis Jones, l’interprete di Kinney Edwards, specialmente nella scena in cui prende furiosamente a pugni il pavimento del caravan per crearsi una via di fuga. Gangs of London si conferma un’ottima serie gangster e action, ma, al di là dei pugni e delle sparatorie, a catturare l’attenzione sono i personaggi, la vera colonna portante di ogni serie tv.