Westworld 3, la recensione del finale di stagione, Crisis Theory

Serie TV sky atlantic

Linda Avolio

Leggi la recensione di Crisis Theory, l'ottavo e ultimo episodio della terza stagione di Westworld. - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

Westworld 3, episodio 8, finale di stagione, Crisis Theory: riassunto e recensione

 

ATTENZIONE: PERICOLO SPOILER

PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

 

Some people see the ugliness in this world, the disarray. I was taught to see the beauty. But I was taught a lie. And when I saw the world for what it really was, I realized how little beauty there was in it. I’ve lived many lives, I traded one role for another. But in the end my path has led me here…to you. And we have a choice to make. I’ve died many times, but there’s only one real end. I will write this one myself. (Alcune persone vedono ciò che c'è di brutto in questo mondo, il disordine. A me è stato insegnato a vedere la bellezza. Ma era una menzogna. E quando ho visto il mondo per ciò che era realmente, ho capito quanta poca bellezza ci fosse. Ho vissuto molte vite, ho cambiato ruolo molte volte. Ma alla fine il mio percorso mi ha portato qui…da te. E adesso dobbiamo scegliere. Sono morta molte volte, ma c’è una sola vera fine. Scriverò io la mia.)

 

Scegliere la bellezza

 

L’eclisse di Rehoboam ormai è diventata un buco nero. Seguendo le istruzioni di Solomon, Caleb recupera l’unità di comando di Dolores e, in un magazzino abbandonato a Los Angeles, inserisce la perla in una versione ormai datata del corpo della sua nuova socia. Si tratta di un modello ormai obsoleto rispetto a quello più recente, un modello composto da una struttura, uno "scheletro", in metallo e semplicemente ricoperta da un involucro in pelle. Il personaggio di Aaron Paul vuole delle spiegazioni (per esempio, perché proprio lui, e perché ha come la sensazione che lei sappia sempre cosa lui farà o non farà), e quello di Evan Rachel Wood non si tira indietro: perché le persone che hanno costruito lei hanno anche studiato lui. Caleb, infatti, anni prima si recò sull’isola, precisamente nel Parco Numero 5, per partecipare a un’esercitazione militare con “soggetti vivi”, cioè con i residenti. Esercitazione che sarebbe terminata in uno stupro di gruppo di alcune host (tra cui Hanaryo) da parte dei soldati. Ok, ma per quale ragione è stato dunque scelto? Lo scopriremo più avanti.

 

I nostri devono recarsi immediatamente alla sede centrale della Incite, dove si trova Rehoboam, per attuare la strategia finale, ma la città è in preda al caos. Nonostante l’aiuto di alcuni mercenari, Dolores e Caleb vengono attaccati dagli uomini reclutati da Fake Charlotte, viva, vegeta e intenzionata a fermare la sua creatrice, che una volta era parte di lei, ma ora non più, a quanto pare. A complicare ulteriormente la situazione è l’arrivo di Maeve, intenzionata a portare a termine quanto iniziato a Sonora.

 

Miss Millay vuole la chiave per il Sublime, ma Dolores rivela di non esserne in possesso. Lo scontro prende una piega inaspettata quando Miss Abernathy blocca un colpo di katana con un braccio, senza perderlo: “They build us to last, before they made us as weak as they are...” (ndr, Ci avevano costruito per resistere, prima di renderci deboli come lo sono loro...) dice Dolores, che sembra avere la meglio. Eppure non sferrerà mai il colpo decisivo: Maeve non è sua nemica. Non le ha permesso di entrare nella sua mente, ma non per questo desidera la sua distruzione. Fa per allontanarsi, ma a un certo punto si ritrova bloccata contro la sua volontà. E’ colpa della finta Charlotte, che, forse a causa del fatto che, di base, il loro codice è lo stesso, ha approfittato della sua posizione particolare per fare in modo da poter prendere le adeguate “precauzioni” in caso di scontro.

 

Dolores viene dunque catturata e viene portata alla sede della Incite, dove l’attende Serac, che la fa collegare via cavo, anzi, via cavi, direttamente a Rehoboam. Intanto Caleb, anche lui diretto nello stesso posto, si imbatte in una manifestazione di protesta decisamente poco pacifica: è una rivolta bella e buona. I manifestanti (che hanno disegnato un po’ ovunque il simbolo del labirinto, come se ne conoscessero il significato…) e gli agenti in tenuta antisommossa si scontrano. Nel marasma generale, ecco ricomparire Giggles e Ash, a capo deli disordini. E’ lei ad aiutare il suo compagno di ingaggi via RICO a salire su un elicottero-drone della polizia, e finalmente Caleb raggiunge la sede della Incite.

 

Per entrare è costretto a farsi strada a colpi di arma da fuoco, ma non esita: è stato un soldato, è abituato a uccidere per portare a termine una missione. E' pronto a collegare l’hard drive consegnatogli da Solomon alla postazione di comando centrale di Rehoboam, ma viene fermato da Maeve, che lo porta dal suo nuovo padrone. Padrone ovviamente odiato e disprezzato: lei è lì solo per sua figlia, sia ben chiaro.

Il piano di Solomon finisce distrutto sotto il tacco della costosa calzatura di Serac, che intanto ha ordinato a uno dei suoi uomini di scandagliare l’unità di controllo di Dolores. Gli agognati dati dell’esperimento tenutosi nel Settore 16, cioè la Forgia, e l'agognata chiave per il Sublime però sembrano non trovarsi lì. Il personaggio di Cassel non ci crede, devono essere da qualche parte. Che si continui a cercare, e che si proceda man mano alla cancellazione dei vari file presenti nella memoria interna di Miss Abernathy. File che non sono semplici sequenze di numeri, simboli, lettere e comandi: sono i suoi ricordi. Sono lei stessa.

 

Mentre Caleb scopre in cosa avrebbe dovuto consistere la scioccante strategia finale di Solomon, la fine della civiltà umana, Maeve assiste all’agonia della sua simile, che a breve non esisterà più. Mossa nuovamente dalla compassione, Miss Millay chiede a Serac - che, scopriamo, è direttamente collegato a Rehoboam, il quale gli parla con la sua voce e gli dice cosa dire parola per parola, rendendolo di fatto una marionetta - di poter fare un tentativo. Prova a entrare nella mente di Dolores, e, incredibilmente, questa glielo permette. Siamo nuovamente a Westworld, in quel mondo pieno di orrore e di bellezza, di gesti gentili e di gesti terribili. Il personaggio di Evan Rachel Wood confessa: la chiave per il Sublime non è lì, perché lei stessa ha preferito non fidarsi di sé.

 

Dopo l’ennesimo ordine di Serac, che intende cancellare gli ultimi ricordi di Dolores e togliere di mezzo una volta per tutte Caleb, Maeve, che non ci sta più a farsi comandare, finalmente sceglie da che parte stare: si libera dal controllo del personaggio di Cassel facendogli esplodere in mano il maledetto telecomando usato per bloccarla, e poi, in pochi secondi, toglie di mezzo gli uomini della Incite. Non uccide però l'architetto del Sistema: semplicemente gli spara e lo ferisce.

 

Con le sue ultime forze, prima di sparire per sempre, Dolores “hackera” Rehoboam…e ora il Sistema non risponde più a un disperato Serac. Chi è dunque il nuovo master? E’ Caleb. Ed è a lui che spetta la scelta che, nel bene e nel male, renderà liberi gli esseri umani. “Erase yourself.” (ndr, "Cancellati.") ordina il personaggio di Aaron Paul a Rehoboam, e Rehoboam obbedisce, smettendo per sempre di esistere. Mentre lasciano la sede della Incite, Caleb e Maeve si guardano attorno, e ovunque c’è solo caos. Da lì in avanti niente sarà più come prima, ma adesso loro due hanno un’altra missione da portare a termine: trovare il possessore della chiave per il Sublime (cioè Bernard, come giustamente ha intuito Miss Millay) e creare un nuovo mondo in cui gli esseri umani e gli androidi potranno convivere. Un mondo migliore. Un mondo libero. Non sarà facile, ma ne varrà la pena.

 

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Una chiave di nome Bernard

 

Ritroviamo Bernard e Stubbs dove li avevamo lasciati: in preda ai deliri di William, che non esita ad aprire il fuoco contro di loro. Ashley (questo il nome dell’ex responsabile della sicurezza di Westworld) viene colpito al petto, così Bernard è costretto a switchare in modalità combattimento usando il telecomando artigianale già visto nei precedenti episodi. Il personaggio di Ed Harris finisce a terra, ma riesce a fuggire grazie all’arrivo di una pattuglia della polizia in tenuta antisommossa. Tornato in sé, il personaggio di Jeffrey Wright scopre che sotto un casco protettivo si cela niente meno che Lawrence: ecco dov’era la quinta perla contenente l’ennesima copia di Dolores!

 

Lawrence consegna a Bernard la valigetta fattagli arrivare da Fake Musashi/Sato nel precedente episodio, poi gli dice di recarsi presso un certo indirizzo. Dopo aver caricato uno Stubbs in pessime condizioni in macchina, Bernard si ritrova dunque a suonare al campanello di un’abitazione che non suscita in lui particolari memorie. Una volta dentro, però, scopre che si tratta della casa dove abita Lauren, la vedova di Arnold.

 

Insieme a lei, ormai invecchiata e non proprio lucidissima di mente, ripensa a Charlie. Le parla della sua sofferenza per questa perdita che di fatto non ha mai subito, ma che comunque fa parte di lui. Si chiede come sia possibile gettarsi tutto alle spalle. Dopo aver sistemato le cose con la vedova della persona che è andato a sostituire - e dopo aver capito che non c’è niente da lasciar andare, e che, al contrario, i ricordi, anche quelli brutti, ci rendono ciò che siamo -, Bernard ha un'illuminazione: Dolores ha voluto fargli un regalo, gli ha dato la possibilità di fare i conti col passato, di affrontare il suo dolore.

 

Al sicuro nella stanza di un motel, Stubbs, che ci dà dentro con i liquori mignon, anche se di infima qualità, viene piazzato nella vasca da bagno e viene ricoperto di ghiaccio nel tentativo di allentare il processo di decomposizione della ferita. Intanto Bernard - che sente che Dolores, con la quale ha sempre avuto una sorta di collegamento mentale, non è più tra loro, e che si rende conto che l’obiettivo ultimo della sua “vecchia amica” non è mai stato sterminare gli esseri umani, bensì salvarli dando loro una seconda possibilità - apre la valigetta ed estrae una sorta di cerchietto elettronico, lo strumento tramite cui accederà alla chiave per il Sublime.

 

Ma cosa diamine spera di trovare, chiede giustamente il suo compagno di disavventure? Semplice: cosa c’è dopo la fine del mondo. Bernard si siede sul letto, indossa il device, lo attiva, "vede" qualcosa…e poi più niente, si spegne. Lo ritroviamo nella sequenza posizionata dopo i titoli di coda. E’ ancora fermo nella stessa posizione, ma è ricoperto di polvere, dunque è passato del tempo. Si risveglia all’improvviso: avrà trovato una risposta?

 

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L’Uomo in Nero è di nuovo tra noi

 

Sfuggito a Bernard, William, intenzionato a “salvare questo fo**uto mondo”, incontra uno degli stakeholder della Delos e gli chiede di aiutarlo a recuperare i suoi soldi. Ritroviamo il personaggio di Ed Harris nella sequenza post credit sopracitata. Nuovamente di nero vestito, il nostro, con passo sicuro, entra nella sede principale della Delos. Vuole recarsi nei sotterranei, nel reparto Ricerca e Sviluppo, perché è sicuro che proprio lì qualcuno stia creando degli androidi. E lui vuole ucciderli tutti. Incontra delle resistenze, ma niente che la sua fidata Smith & Wesson non possa gestire.

 

Giunto nel laboratorio, ecco Fake Hale, ovviamente ancora a capo della società. Indossa un abito che le lascia scoperto il braccio sinistro, completamente ricoperto di cicatrici da ustione. Per non dimenticare cosa possono arrivare a fare e a essere gli umani, gli spiega. Ad ogni modo, William è lì per togliere di mezzo lei e i suoi simili, ma, ironia della sorte, viene rimpiazzato proprio da una versione sintetica di sé stesso. Oltre il danno, la beffa: come gli spiega la finta Charlotte, lui effettivamente salverà il mondo, ma non per gli esseri umani, bensì per quelli della sua specie.

L’Uomo in Nero 2.0, completamente consapevole della sua natura violenta, sgozza il suo originale in carne e ossa e lo congeda dicendogli “Welcome to the end, William.” Sì, questa volta è proprio la fine, e non del gioco.

 

Westworld 3, episodio 8, finale di stagione: il nostro commento

 

Finale di stagione ricchissimo questo Crisis Theory, e i punti di riflessione sono veramente tanti. Partiamo da William, che in realtà in quest'ultimo capitolo si vede poco, dunque ci baseremo più che altro sulle sue scene post credit. Se ipotizziamo che tra la fine “ufficiale” dell'episodio e la sequenza piazzata dopo i titoli di coda sia passato un po’ di tempo, allora è naturale chiedersi cos’abbia fatto il personaggio di Ed Harris, di nuovo fedele al suo soprannome, in quei giorni o in quelle settimane. Da quel poco che ci viene lasciato intuire, l’Uomo in Nero è assolutamente intenzionato a purgare il mondo dagli host, ma, allo stesso tempo, sembra non sia riuscito a riprendere le redini della Delos. Ottima la scelta di farlo morire non solo per mano di un androide, ma addirittura della versione sintetica di sé stesso creata da colei che, in passato, fu una copia di Dolores: lo smacco definitivo.

 

A questo punto però non possiamo non parlare della finta Charlotte, ormai totalmente autonoma e indipendente. Purtroppo per Dolores, Fake Hale si è emancipata a tal punto da essere diventata qualcosa, o meglio, qualcuno, di completamente diverso da lei, però, proprio come lei, sembra essere assolutamente determinata a portare a termine il suo piano. Già, ma di che piano si tratta? Sappiamo che, dopo aver perso la sua (finta) famiglia - “Something I had to shed” (ndr, qualcosa di cui dovevo liberarmi come ci si libera della propria vecchia pelle per permettere a quella nuova di emergere) dice freddamente a riguardo -, Charlotte sta portando avanti un progetto che prevede la creazione di decine e decine di suoi simili. O quantomeno così ci viene fatto intendere.

 

Ma se invece stesse creando non dei suoi simili originali, bensì delle copie sintetiche degli ospiti di Westworld con l’obiettivo della sostituzione, proprio come fatto con William? Tutto lascerebbe immaginare che, tolto dai giochi Serac (che ormai senza il Sistema non conta più nulla, ammesso e non concesso che sia ancora vivo), Fake Hale sarà la villain della prossima stagione, la quarta. Sarà lei a tentare di sterminare gli esseri umani? Lo scopriremo, considerando i tempi di produzione di Westworld, non a breve, dunque armiamoci di molta pazienza!

 

Vaniamo poi alla parte più importante dell’episodio, cioè alla linea narrativa che coinvolge Dolores, Caleb, Maeve e Serac. Che la capacità di fare delle scelte fosse un criterio selettivo importantissimo per Dolores ormai lo avevamo capito, dunque non stupisce che Caleb alla fin fine sia stato selezionato proprio per questo motivo. In un mondo sporcato da tante cose brutte, il personaggio di Evan Rachel Wood ha deciso comunque di vedere la bellezza, e la bellezza è anche la scelta di uno sconosciuto di risparmiarle l’ennesima violenza. Ci riferiamo ovviamente ai fashback ambientati nel Parco Numero 5, flashback che, tra l’altro, ci spiegano come ha fatto il personaggio di Aaron Paul a capire che la sua nuova amica non è un essere umano: semplicemente si è ricordato di lei.

 

Il tema del ricordo/della memoria, una delle colonne portanti dell’intera serie, torna prepotentemente in primo piano in questo episodio. Prendiamo per esempio la sequenza in cui Bernard va a fare visita a Lauren, la vedova di Arnoldd, e le parla di Charlie, di questo figlio che non ha mai avuto ma che per lui è così reale da arrivare a sentirne ancora la risata. Vale qui lo stesso discorso che vale per Maeve: non importa se un ricordo è vero o è falso, ciò che conta è come ci fa sentire, le emozioni che ci fa provare. E quelle sono sempre reali.

 

Noi siamo anche (in larghissima parte) i nostri ricordi, ed è per questo motivo che la distruzione definitiva della memoria del personaggio di Evan Rachel Wood è ancora più straziante: dal gesto ordinato da Serac non si torna indietro. Pezzettino dopo pezzettino, Dolores è costretta all’oblio, a dire addio ai suoi ricordi, dunque a smettere di esistere. A ciò non può rimanere indifferente Maeve, che, di nuovo, si lascia guidare dall’emotività. Miss Millay prende la mano di Miss Abernathy, e quando riesce a entrare nella sua mente senza alcuna resistenza - Dolores ha bisogno di parlare con lei un’ultima volta, ha bisogno che lei capisca cosa l’ha mossa finora - si rende che la sua fine è vicina.

 

Dentro la mente della sua avversaria, Maeve si ritrova a Westworld, e non c’è di che stupirsi: si vuole sempre tornare a casa, al sicuro, nei momenti più bui. Dolores sa che il mondo può essere un posto terribile, ma ha scelto di vedere la bellezza. Non odia gli esseri umani: dentro di loro possono celarsi le tenebre, ma c’è anche della luce. “They knew enough of beauty to teach us. Maybe they can find it themselves…” (ndr, “Sapevano abbastanza cose sulla bellezza da insegnarcele. Magari possono trovarla anche loro…”) dice a Maeve, che finalmente sta iniziando a capirla. Dolores non è un pericolo, né per la loro specie né tantomeno per gli esseri umani, e la decisione di non nascondere dentro di sé la chiave per il Sublime è la prova definitiva. E’ in questo momento che Maeve di sua spontanea volontà sceglie - di nuovo, il verbo-chiave di questa stagione - di schierarsi dalla sua parte.

 

Molto interessante la decisione di svelare il personaggio di Serac, ossessionato dal controllo ed evidentemente vittima di un God Complex di dimensioni epiche, per ciò che realmente è ed è sempre stato: un burattino. E se lui è il burattino, allora Rehoboam è il mastro burattinaio. Engerraund, che noi credevamo essere all’apice della catena decisionale, è in verità uno schiavo tanto quanto le altre persone, al punto da non essere più neanche l’unico proprietario della propria voce, usata dal Sistema per comunicare con lui e con Maeve. Nella sua smania di ordinare e semplificare, il personaggio di Vincent Cassel (un po’ sottoutilizzato, ma d’altronde con soli otto episodi a disposizione non si poteva fare altrimenti) ha esagerato, e alla fine si è ritrovato a essere un mero esecutore di ordini. Chi l’avrebbe mai detto.

 

Sempre riguardo Serac, il dubbio resta: sarà morto o non sarà morto? In realtà si tratta di una questione di poco conto: senza Solomon e, soprattutto, senza Rehoboam - che, su ordine di Caleb, si è auto cancellato, o, per usare un’espressione contemporanea, è “stato suicidato” - sarà comunque inoffensivo.

 

Di Caleb abbiamo già parlato ampiamente la scorsa settimana e poco più sopra in riferimento al suo passato, nello specifico abbiamo parlato della sua visita al Parco Numero 5, ma c’è ancora una cosa da dire su di lui: lo ritroveremo sicuramente nella S04, perché, insieme a Maeve, non solo dovrà trovare la chiave per il Sublime, ma dovrà anche mettersi all’opera per la costruzione del nuovo mondo, un mondo finalmente veramente libero...il mondo per cui Dolores ha dato la vita. Sarà lui - un uomo capace di uccidere ma capace anche di atti di gentilezza, non un bad guy fatto e finito ma neanche un good guy fatto e finito, semplicemente un uomo capace di scegliere - a guidare gli esseri umani.

 

Stupenda la battuta finale di Maeve, una vera e propria citazione della prima stagione: “This is the new world, and in this world you can be whatever the fuck you want!” (ndr, "Questo è il nuovo mondo, e in questo mondo puoi essere chi ca**o vuoi!").

 

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Alcune considerazioni sparse

 

Ecco svelati tutti i parchi della Delos visti finora: Westworld (Parco Numero 1), Shogun World (Parco Numero 2), War World (Parco Numero 3), parco a tema fantasy/medievale (Parco Numero 4), parco per simulazioni militari (Parco Numero 5), The Raj (Parco Numero 6).

 

La bomba sganciata da Dolores mentre combatte con Maeve: a quanto pare, TUTTI gli host attualmente esistenti sono stati creati a partire da lei, The Original, l'unica versione funzionante, la prima, tra i vari prototipi costruiti da Ford e Arnold. Della serie: tutto il resto è copia.

 

Parafrasando Dolores, gli esseri umani hanno il libero arbitrio (cosa che, pertanto, li rende responsabili delle proprie scelte), ma il libero arbitrio "it’ just fucking hard!" Sì, insomma: mai una gioia!

 

Sono bastati un paio di giorni per far sprofondare Los Angeles, ma, presumibilmente, il mondo intero, nel caos più totale: difficile dire se ciò sia incoraggiante o, al contrario, demoralizzante!

 

Tra i ricordi felici di Dolores, dunque nella categoria "bellezza", ci sono anche Maeve e sua figlia che si divertono insieme a gettare sassolini in un ruscello. Noi non stiamo assolutamente piangendo, siete voi che piangete!

Spettacolo: Per te