Leggi la recensione del primo episodio di The Loudest Voice, in onda in prima tv per l'Italia ogni mercoledì alle 21.15 su Sky Atlantic. - Russell Crowe irriconoscibile in The Loudest Voice: le foto prima e dopo il trucco
The Loudest Voice, episodio 1: il recap
Sul finire del 1995, il produttore televisivo Roger Ailes è costretto a dimettersi dalla CNBC. Grazie a un cavillo tecnico nella clausola di non concorrenza appena firmata, riesce a trovare il modo di accordarsi con Rupert Murdoch, il proprietario di News Corporation, per la creazione di un nuovo canale di informazione che andrà a rivolgersi ai conservatori, una fetta di spettatori (e di elettori) finora presa in scarsa considerazione. Quel canale si chiamerà Fox News.
Creare una cosa del genere dal nulla richiede tempo e molto lavoro. Inizialmente Murdoch mette a disposizione un anno, ma presto, per poter battere la concorrenza, i mesi di preparazione diventano sei. Seppur con i suoi metodi tutt'altro che encomiabili, Ailes riesce nel miracolo, e nel mese di ottobre del 1996 Fox News è ufficialmente in onda. Dopo aver allontanato chi non è d’accordo con lui e dopo essersi attorniato di persone a lui fedelissime, tra cui molti ex collaboratori, Roger mette le cose in chiaro: il loro obiettivo dovrà essere uno solo, "diventare la voce più forte dentro la stanza."
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The Loudest Voice, episodio 1: la recensione
Si parte dalla fine, cioè dalla morte di Roger Ailes, una delle figure più importanti e controverse del mondo dell’informazione e della televisione Americana degli anni Novanta del secolo scorso e dei primi 15 anni del Duemila. Come la cronaca contemporanea ci dice, Ailes morì a causa di alcune complicanze causate dall’emofilia, dunque, casomai vi fosse venuto qualche dubbio guardando questa prima scena del primo episodio di The Loudest Voice, la risposta è “No, Ailes non si è suicidato", e quelle pillole sono Cyklokapron, un farmaco utilizzato per prevenire o ridurre le perdite ematiche in diverse condizioni cliniche.
Detto ciò, andiamo alla scoperta di “1995”, il primo capitolo di questa nuova miniserie targata Showtime, adattamento in sette parti del libro "The Loudest Voice in The Room" di Gabriel Sherman. L’anno del titolo sta per volgere al termine, e Roger Ailes (che praticamente si autodefinisce di destra, paranoico e grasso in voice over) sta andando da Jack Welch, il CEO di General Electric, per negoziare le sue dimissioni dal network CNBC. La clausola di non competizione è chiara: Ailes non potrà lavorare per altri network attualmente esistenti che fanno concorrenza diretta a CNBC. Ma non dice nulla riguardo i network che ancora non esistono, ed è proprio grazie a questo cavillo che il personaggio di Russell Crowe si ritrova insieme a Rupert Murdoch (CEO di News Corporation) a presentare un nuovo canale d’informazione che nascerà a breve: Fox News Channel.
Ora la sfida è creare dal nulla un canale di informazione 24 ore su 24/7 giorni su 7 che riesca a raggiungere quella parte di spettatori che non si sente rappresentata…cioè, come ben spiega Ailes, i conservatori. E’ una corsa contro il tempo – contro Disney-ABC, per la precisione – e contro il colosso CNN. Lo scontro tra Roger e i collaboratori di lunga data di Rupert non è solo uno scontro di stile e di modalità di approccio ai problemi: è uno scontro ideologico.
Nel suo mettere in scena una figura a tutto tondo del suo protagonista, The Loudest Voice ci mette davanti a diversi lati del carattere di Ailes: geniale e capace di grandi intuizioni, ma anche spietato nei confronti dei suoi avversari. E, soprattutto, malato di potere. Perché alla fine è questo il punto centrale. Per citare il Frank Underwood della prima stagione di House of Cards: Everything is about sex. Except sex. Sex is about power. Ogni cosa ha che fare col sesso. Tranne il sesso. Il sesso ha a che fare con il potere. Ed è infatti in quest’ottica che bisogna guardare il comportamento manipolatorio e predatorio di Ailes. Con gli uomini è guerra, è l’annichilimento tramite l’umiliazione totale, con le donne è il controllo completo, il possesso, fisico e mentale.
Russell Crowe, pesantemente truccato e appesantito da un’evidente pancia finta, fa un ottimo lavoro nell’interpretare questo personaggio che non possiamo definire ambiguo – perché di ambiguo c’è ben poco, è chiarissimo il suo modo di fare così come è chiarissima la sua visione del mondo, delle persone e, purtroppo, delle donne, oggetti da guardare e da usare a proprio piacimento – ma che possiamo sicuramente definire spietato, nei rapporti professionali come nei rapporti umani. Non bisogna farsi ingannare da come inizialmente lo vediamo comportarsi con la sua compagna, Elizabeth “Beth” Tilson (interpretata da un’altrettanto pesantemente truccata Sienna Miller): bastano alcune settimane, ed ecco venire fuori la sua vera natura.
L’ingresso in scena di Gretchen Carlson – colei che nel 2016 fece esplodere la bomba relativa ai comportamenti molesti di Ailes nei confronti di molte collaboratrici e colleghe, interpretata nella serie da Naomi Watts – avverrà più avanti, ma in compenso a metterci addosso una discreta sensazione di disagio per ora sono le scene in cui compaiono insieme Ailes e Laurie Luhn (interpretata da Annabelle Wallis). E se qualcuno in questo momento sta pensando “Beh, però lei poteva sempre dire di no…”, allora è evidente che di prodotti come The Loudest Voice, film e serie tv che mettono in scena tematiche così controverse e problematiche, ne abbiamo bisogno oggi più che mai. Perché non bisogna mai nascondersi dietro il “Eh, ma era un genio nella sua professione.” E’ possibile dividere l’uomo dalle sue creazioni? Sicuramente sì. E’ giusto? Sicuramente no.