Gomorra 4, trama e recensione dell’episodio 6

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Paolo Nizza

Nuovo episodio diretto dall'ex Immortale Marco D'Amore. In questa sesta puntata di Gomorra conosciamo la mafia nigeriana che opera a Napoli e soprattutto scopriamo chi c'è dietro il sequestro del carico di cocaina. Leggi la recensione del sesto episodio della quarta stagione di Gomorra - La serie.

Gomorra - La serie, scopri tutto nello speciale

Gomorra 4, episodio 6: la trama

Quei bravi ragazzi

Il sesto episodio della quarta stagione di Gomorra inizia con il dettaglio di un cucchiaino annegato in una tazza da tè. Siamo a casa di Patrizia. La giovane Santoro è in négligée nero, mentre Mickey ha la camicia bianca slacciata. Con ogni probabilità hanno appena fatto l’amore. Potrebbe essere il classico momento d’intimità di una coppia di innamorati. Ma l’ansia di scoprire chi l’ha tradita è un chiodo fisso nel cervello di Patrizia. E la tenerezza cede il passo all’angoscia. Forse è stato Nicola, ma per attuare un piano del genere bisogna avere agganci molto in alto. E poi tutte le famiglie alleate sapevano dove si trovava il carico di cocaina. Il dubbio e l’incertezza, si sa, sono le cose peggiori con cui convivere.

La macchina stacca su Nicola. Il ragazzo è deciso a scoprire la verità, soprattutto per dimostrare a Patrizia che non è lui il traditore. Ha una pista, ed è deciso a seguirla. Scopriamo, quindi, che non tutta la droga è arrivata ai depositi giudiziari. Un’ingente quantità di coca è tornata sulle strade. Ora bisogna rintracciare i criminali che la stanno spacciando. Per saperne di più, Nicola riesce a rimediare un contatto telefonico. Entriamo poi nell’abitazione della famiglia del ragazzo. E scopriamo che, al netto dell’attività criminale, il giovan è pieno di attenzioni e di premura nei confronti dei suoi famigliari. Si preoccupa che la mamma prenda le medicine e che la sorella Serena (una ragazza madre) porti i suoi figli a farsi vaccinare. In quella casa piena di crocifissi e madonne, Nicola si dimostra un good fellas non solo nell’accezione negativa del termine.

L’Inferno sulla Terra

Finalmente Nicola e suo cugino incontrano il contatto che li può aiutare a far luce su chi sta spacciando la droga sequestrata. Si tratta di Kevin, adolescente nero come la sua maglietta che riporta una frase di una canzone del cantante canadese The Weeknd, ovvero “We don’t pray for love”. Come un Caronte in tuta bianca, collana d’oro e bandana, l’adolescente nigeriano traghetta i due ragazzi in una sorta di bolgia dantesca. Tra scale, tunnel, cancelli, ascensori, porte, entriamo in un inferno che pare immaginato da Escher e soprattutto che è gonfio di dannati. Perché, come sentenzia Kevin, a tutti piace la cocaina e la “puchiacca” nera.

Al cospetto del boss Papa Gyam, Nicola si offre di acquistare la cocaina (si tratta proprio di quella sequestrata) e di entrare in affari con la mafia nigeriana. Il ragazzo, però, vuole sapere da chi l’hanno comprata. I nigeriani si riservano di rispondere a breve alla proposta di Nicola. Ma c’è un'altra persona a cui Nicola deve rispondere. Si tratta di Sangue Blu. Il fatto che il ragazzo sia stato a Forcella non è passato inosservato. Prelevato dagli uomini di Enzo, Nicola svela a Sangue Blu che la droga sequestrata dalla polizia viene spacciata per le strade e che sta indagando per scoprire chi è stato l’autore del furto. Ma il biondo boss dall’occhio ferito non pare interessato alla faccenda.

Successivamente Enzo ha un duro confronto con Valerio. Quest’ ultimo pare dare ragione Nicola e cita l’imperatore Giulio Cesare (Quando hai il nemico addosso, lo devi anticipare). Ma Sangue Blu ribatte: “Questo imperatore aveva pure un consigliere che voleva fottersi il suo posto?” Per Enzo il colpevole potrebbe essere proprio Nicola, intenzionato a prendere il posto di Patrizia. Quindi la strategia scelta è quella di non agire, perché non ti puoi mai fidare di nessuno.

Nicola, invece, con l’aggiunta di 10mila euro riuscirà a scoprire da chi i nigeriani hanno comprato la droga. L’azione si sposta poi nel locale dove lavora Alessio, il fratello di Patrizia. L’incontro tra questi due personaggi cresciuti troppo in fretta è uno dei momenti più dolenti dell’intero episodio. Patrizia confessa al fratello di essere incinta e gli chiede: “Secondo te che mamma potrò essere?". La risposta di Alessio è lapidaria: “La peggiore del mondo.”

 

Fratelli coltelli

Nicola e suo cugino vanno dunque all’incontro per conoscere chi ha rubato la cocaina sequestrata. Ma bisogna stare attenti a ciò che si desidera. Infatti nel buio a Lino sparano in faccia. Nicola è in lacrime. Finalmente conosciamo l’identità dei traditori. Sono Ciccio e Saro Levante, i fratelli di Michelangelo. I due non vogliono che a comandare sia una donna, per cui propongono a Nicola di uccidere Patrizia e prendere il suo posto come boss di Secondigliano. Se il ragazzo non accetterà la proposta, i due fratelli lo uccideranno facendo ricadere su di lui la colpa del sequestro della droga. Prima, però, faranno una capatina a casa sua. Nell’attesa che il giovane decida, Saro e Ciccio bruciano il cadavere di Lino per cancellare qualsiasi traccia. Nicola, alla fine decide di accettare l’offerta dei Levante, perché Patrizia non è la sua famiglia, anche se è molto legato a lei. Così il ragazzo torna a casa. In una scena molto toccante, dà a sua sorella un'ingente quantità di denaro e le dice queste parole: “Questi sono per voi, se non torno devi occuparti tu della famiglia.”

Nicola è pronto a uccidere Patrizia. Ma all’improvviso arriva Mickey. Ad avvisarlo di quello che sta per accadere è stata sua sorella. Michelangelo convince Nicola a fidarsi di lui. Insieme raggiungono Saro e Ciccio. Il confronto è tutt’altro che fraterno. I due traditori si giustificano con un laconico: “Ci ha detto papà di farlo." Ma ancora una volta a prevalere è la legge del sangue. Michelagelo capisce che l’unico modo per uscire da questa situazione è uccidere Nicola e far ricadere su di lui la colpa. Il giovane braccio destro è il perfetto agnello sacrificale. Mickey spara due colpi di pistola e Nicola cade a terra. Le jeux sont fait. Infine Michelangelo raggiunge Patrizia e conferma che a organizzare il sequestro è stato Nicola, e che per questo motivo lo ha ucciso. In Gomorra non c’è  spazio per la verità, né per la giustizia, né per la pace.

 

Gomorra 4, episodio 6: la recensione

Il sesto episodio della quarta stagione di Gomorra è una plumbea sinfonia di morte. Una danza macabra sospesa fra bugie e tradimenti. Ancora una volta la famiglia viene prima di tutto. Alla sua seconda prova come regista della serie, dopo aver esordito con il quinto episodio, Marco D’Amore conferma il suo talento. La scena che ci introduce nel mondo della mafia nigeriana è da antologia.

Altro punto di forza di questo episodio sono gli ambienti. Ogni personaggio viene raccontato anche attraverso il luogo dove vive. Basti pensare alla casa dove vive Nicola con la sua famiglia. E in fondo è proprio lui il protagonista di questo sorprendente episodio. Con il suo taglio di capelli aggressivo, i suoi modi da duro, in realtà il braccio destro di Patrizia è un ragazzo finito in un gioco più grande di lui. E proprio la sua fedeltà e il suo senso dell’onore lo porteranno incontro alla morte. Come recitava il titolo di un famoso film, Polar di Jean Pierre Melville, “Tutte le ore feriscono, l’ultima uccide”. Ma la grandezza e la profondità di Gomorra si coglie anche nella capacità di mescolare il quotidiano con lo straordinario, nel mostrare la criminalità nei suoi aspetti intimi e talvolta banali, come aveva fatto a suo tempo Abel Ferrara in un film ingiustamente sottovalutato come Il Nostro Natale.

In fondo Don Gerlando Levante, il burattinaio malvagio, il demiurgo cattivo che ha ordito il machiavellico piano per eliminare Patrizia, è solo un padre ossessionato dal futuro del suo figlio prediletto. Quando nell’ultima scena lo vediamo, di tre quarti in canottiera, esprimere il suo amore per Michelangelo, pensiamo a quanti altri genitori hanno fatto discorsi simili ai loro figli: “Una pianta delicata muore se viene messa nella terra sbagliata.”,  dice il boss a Mickey. Ma come in una tragedia shakespeariana, il figlio si ribella al padre.

La pianta è in salute e darà i suoi frutti. Patrizia è incinta. Il sangue dei Levante si è mescolato con quello dei Santoro. E all’anziano patriarca non resta che benedire (anche se il tono somiglia più a quello di una maledizione) la futura nascita.

Per qualcuno che arriverà c’è qualcun altro che se ne andato per sempre. Il sesto episodio di Gomorra - La serie si chiude sulle lacrime di Serena, che ha compreso che suo fratello Nicola non tornerà mai più. In cucina, la ragazza abbraccia i suoi figli intenti a disegnare e poi sua madre. mentre l’acqua del lavello scorre, come il tempo che passa. E vengono in mente le parole della canzone dei titoli di coda firmata da NTO e Lucariello: “Noi vogliamo una speranza per vivere domani/Mani alzate, questa canzone è dedicata solo a chi rimane.“

 

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