Il 26 marzo 2001 viene pubblicato il disco d'esordio del gruppo fondato dal frontman dei Blur e dal fumettista Jamie Hewlett. Dal successo di "Clint Eastwood" ai rimandi con lo street artist Banksy: ecco le curiosità di un lavoro che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo
Vent’anni di musica e mistero. Vent’anni di sonorità sperimentali e di identità da scoprire. Vent’anni di “Gorillaz”. Compleanno tondo per l’album d'esordio dell’omonima band virtuale pubblicato il 26 marzo 2001 e anticipato dall’uscita di “Clint Eastwood”, pezzo trasmesso dalle radio e dalle tv di mezzo mondo, che da allora hanno iniziato a interrogarsi sulla paternità del progetto. Sin dagli inizi un solo nome certo e chiaro: quello di Damon Albarn, frontman dei Blur. Fantasia, voglia di viaggiare attraverso nuovi generi musicali, ironia, critica del contemporaneo: c’è un po’ di tutto dietro ai Gorillaz.
La cartoon band nata dalla (troppa) visione di MTV
La band virtuale (o meglio, la “cartoon band”) viene creata nel 1998 non solo dal cantante Damon Albarn, ma anche dal fumettista Jamie Hewlett. Quando nascono i Gorillaz, Albarn è già sulla cresta dell’onda grazie al successo dei Blur, storico gruppo, spesso contrapposto agli Oasis, tra i massimi rappresentanti del britpop e non solo. Sarebbe stata la visione (eccessiva) di MTV a ispirare Albarn e Hewlett, che condividevano un appartamento a Londra, nella creazione dei Gorillaz. “Se guardate MTV troppo a lungo, è un po' un inferno, non c'è nessuna sostanza. Così abbiamo avuto quest'idea della cartoon band, qualcosa che sarebbe valsa la pena di commentare”, ha detto Hewlett nel 2005 a Wired. "Siamo la generazione le cui star provengono da Pop Idol (un talent inglese andato in onda all’inizio del Duemila, ndr). Ed è tutto un po’ come un cartone animato, davvero", ha specificato Albarn nella stessa intervista.
L’uscita di "Gorillaz"
I Gorillaz per Albarn rappresentano una specie di campo libero in cui cimentarsi, anche se a dire il vero pure i Blur nella loro discografia non hanno mai lesinato la sperimentazione. Nella band virtuale però vengono esplorati generi come hip hop, dub e musica latina, "molti ritmi che non avrei mai pensato di poter usare con i Blur", dirà lo stesso Albarn. Contaminazioni che si trovano tutte in “Gorillaz”, il primo album dell’omonima band. In realtà nel novembre 2000, qualche mese prima, era uscito l’EP “Tomorrow Comes Today”. E’ proprio questo lavoro a far crescere curiosità attorno al gruppo misterioso. Tra l’altro l’EP contiene i brani “Tomorrow Comes Today”, che dà il nome all’extended play, e “Rock the House”, entrambi inclusi anche in “Gorillaz".
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Il successo di "Clint Eastwood"
Ma è "Clint Eastwood" a far esplodere il fenomeno Gorillaz. Il pezzo viene trasmesso in radio per la prima volta il 5 marzo 2001 ed è subito un successo internazionale. Dal primo LP dei Gorillaz vengono estratti successivamente gli altri singoli: prima “19-2000” e successivamente i già citati “Rock the House” e “Tomorrow Comes Today”. “Gorillaz” debutta al terzo posto nella classifica degli album del Regno Unito e al quattordicesimo nella Billboard 200 degli Usa e vende oltre 7 milioni di copie in tutto il mondo, trascinato proprio da “Clint Eastwood”. Nel brano che prende il nome dall’attore americano sono presenti campionamenti di film western come “Il buono, il brutto, il cattivo”, pellicola che aveva come protagonista proprio Eastwood. Il pezzo contiene influenze elettroniche, rock e hip hop. Due curiosità. La prima: nella intro del pezzo l’inconfondibile voce di Albarn canta “I ain’t happy” ovvero “non sono felice”, ma spesso quel verso viene confuso come “I’m happy” ossia “sono felice”. La seconda: nel video, un cartoon dal sapore horror, compaiono degli zombi che eseguono in una scena la coreografia di Thriller di Michael Jackson.
I membri virtuali e reali della band
Nonostante l’aura di mistero continui ad ammantare la band, l’uscita di Clint Eastwood svela qualche particolare in più sui Gorillaz. Grazie al video, il pubblico “conosce” i componenti virtuali del gruppo: 2D, cantante e tastierista, Noodle, chitarra e voce, Murdoc Niccals, basso e drum machine, Russel Hobbs, batteria e percussioni. Sono questi i membri originari della band che compaiono, appunto, nei video del primo album. Per ciò che riguarda gli artisti in carne ed ossa partecipano al lavoro d’esordio Dan “The Automator” Nakamura, produttore di musica hip hop americano di origini giapponesi, il rapper Del tha Funkee Homosapien, Kid Koala, dj canadese, Ibrahim Ferrer, cantante cubano dei Buena Vista Social Club, Miho Hatori, cantante giapponese dei Cibo Matto e Tina Weymouth, bassista e corista dei Talking Heads.
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I Gorillaz e Banksy
Mistero nel mistero è quello legato ai rimandi tra la band e lo street artist Banksy. Nel video di “Tomorrow Comes Today”, ultimo singolo estratto da “Gorillaz”, compare uno degli stencil più celebri dell’artista di Bristol: la scimmia che porta un cartello con la scritta “Laugh now but one day we’ll be in charge” ovvero “Ridi ora, ma un giorno saremo noi al comando”. Nel 2018, un esperto forense, mantenendosi anonimo, in un’intervista a Metro sostenne di aver individuato l’identità di Banksy in Jamie Hewlett, il fumettista co-fondatore dei Gorillaz. L’esperto motivò la sua affermazione, dicendo di aver seguito i flussi finanziari dello street artist che mostrano come un “J Hewlett” sia sempre collegato a ogni azienda nota per essere legata anche a Banksy. Ma la pubblicista dell'artista ha smentito: “Jamie Hewlitt non è Banksy”.
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L’intuito della Parlophone
L’album "Gorillaz" è l’ennesimo disco cult prodotto dalla Parlophone, una delle etichette più famose della storia della musica, celebre per aver lanciato i Beatles negli anni Sessanta. Da allora in poi la Parlophone ha collezionato tra le sue fila artisti che hanno venduto milioni di copie come i Queen, David Bowie, Tina Turner, gli Iron Maiden, Kylie Minogue, i Roxette, i Pet Shop Boys, i Radiohead, i Coldplay e i Blur.