Santoianni, il singolo Reel: "Capisci solo dopo se sei dalla parte giusta della storia"
Musica
Il cantautore milanese ci anticipa i temi del nuovo album, SUONATUTTOMALE, in uscita a inizio 2026. L'INTERVISTA
Il singolo Reel si inserisce nel nuovo capitolo della carriera di Santoianni che lo porterà al suo prossimo disco, SUONATUTTOMALE, in uscita all'inizio del 2026. Il cantautore milanese continua a distinguersi per la capacità di affrontare tematiche complesse con delicatezza e profondità, restando sempre fedele al suo stile e alla sua penna. Parlando di Reel Santoianni non giudica, si mette dentro al quadro: descrive il paradosso di chi si sente sopraffatto, ma continua a correre. Una canzone che non consola e non assolve ma dice le cose come stanno.
Daniele partiamo da Reel, il nuovo singolo, l'ultimo prima dell'album in uscita a inizio 2026: in cosa anticipa le suggestioni di SUONATUTTOMALE?
Sicurante come tematiche in Reel c'è un gioco di ruolo in cui racconto le criticità che si notano guardando fuori dalle finestre e cerco di capire le soluzioni. Come sonorità ha binomio tra il dire cose con un testo esplicito abbinato a una ricerca musicale che cerca di veicolare il messaggio in modo più accogliente.
Uno dei primi versi parla di manifestare nelle piazze e poi c'è la bandiera arcobaleno: ti senti parte di una generazione consapevole che se non fa qualcosa di concreto affronterà un mondo che cade a pezzi? E che fine ha fatto il senso di fallimento della generazione dei trentenni?
Quel riferimento è alla generazione successiva alla mia, è rivolto alla generazione del futuro che fa quello che la mia non ha fatto. Io in piazza sono sceso poche volte e perché lo facevano tutti ma non con l'impeto della generazione nuova: pensa la forza della recente manifestazione per Gaza.
"E mentre il mio televisore replica il suono delle bombe" scrivi ed è una triste verità: tu l'informazione la cerchi nei notiziari, negli approfondimenti oppure sui social e nei podcast?
Io guardo ancora la televisione poi seguo i talk e i social perché si deve. Il mio algoritmo è per spezzoni di talk. So che è obsoleto perché ho gli amici trentenni che si aggiornano solo coi social e coi podcast.
Parli di una vita che se ne sbatte e che corre: è il ritratto dell'indifferenza? Mi ha ricordato il libro di Alberto Moravia Gli Indifferenti, la storia di una famiglia che sceglie di vivere nell'inconsapevolezza.
Nel mio racconto c'è un passo oltre, perché nel libro si chiudono per non vedere, mentre quelli di cui parlo vedono: noi le immagini le vediamo eccome di quello che ci accade intorno.
La musica che ruolo ha in questo mondo alla deriva?
Ne ha due. Uno è quello di veicolare un racconto, poi c'è quello della distrazione. Per me la musica è veicolo per raccontare le cose.
Il singolo precedente, 11.09, fa riferimento a una data che ha cambiato la storia dell'umanità: ti ricordi cosa stavi facendo quel giorno?
Ero a casa con i nonni, due contadini e ricordo la loro totale difficoltà a comprendere quello che stava accadendo.
Il terrorista dell'incipit è assalito da dubbi esistenziali, si chiede se è dalla parte giusta o vittima di una truffa: cosa significa oggi essere dalla parte giusta?
Presuppone il ragioni, il fotografare e l'approfondire lo stato delle cose e avere una visione consapevole. Ma la risposta sei ci sei arriva alla fine, lo scopri dopo se sei dalla parte giusta della storia.
"Se invece non ci ho capito niente ricordati che ti amerò per sempre": è l'imprevedibilità e l'incomprensibilità dell'amore?
In quel momento era una presa di coscienza che spinto da false aspettative sul futuro, la sola certezza è che tutto aveva sbagliato ma non l'amore. In quel periodo guardavo M la serie su Sky con Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini e quello che mi ha fatto ragionare molto: in una canzone interpretiamo un ruolo anche di una persona con cui non ho nulla da condividere.
Il tuo precedente album La Soglia dei Trenta ha vinto per la critica il Premio Bindi e il De André: al di là della soddisfazione, è la conferma che il cantautorato è vivo e reale?
Due realtà molto attente, è vero che sono premi ma, ripeto, sono tra le realtà più attente e lottano con noi.
Temi, per quello che ascolti e come dici in AI, che "l'intelligenza artificiale ti liberà dall'obbligo di avere sempre cose nuove da inventare"?
Oggi non temo l'aspetto del rapporto creativo umano: replica bene la parte musicale, crea melodie ma ha una totale incapacità nello scrivere testi.
Tu hai scritto molte canzoni d'amore in tutte le sue forme: sei convinto che anche se viaggeremo su macchine volanti l'amore avrà sempre le stesse dinamiche?
Sì. E sono pure convinto che resterà il motore fondamentale delle relazioni. Non solo due persone che si amano ma una eterna visione di società e sociale.
Il Cambio di Stagione ha una sua drammaturgia, sembra un testo neorealistico: si stava meglio quando si stava peggio?
Ne parlo spesso, il mio primo lavoro si intitolava Fossi nato Prima e parla di un passato che non ho vissuto. Mi piacciono i racconti di mio nonno Donato, da lui ho assorbito la forza e la fiducia nella possibilità di cambiare le cose.
Sia ne Il Cambio di Stagione che ne La Festa del Paese, per citare un paio di brani, parli con nostalgia di un mondo bucolico e di paese: cosa significa per te oggi la parola radici? Che rapporto hai con la nostalgia?
Nasce dalle estati con i miei nonni in Molise, terre e uliveti, e io che arrivavo da San Donato Milanese mi ritrovavo in un mondo quasi fiabesco. Scrivo molto per immagini. L'emozione per la scrittura parte da quei luoghi e da quell'epoca.
Continui a pensare che non hai santi in Paradiso? E aggiungo: esiste per te? Il terrorista di 11.09 sperava di incontraci facce amiche.
Non è più una specifica del mio percorso artistico e personale. Il Paradiso però è un pensiero degli ultimi anni, non ho un dio, sono agnostico, ma rifletto sull'importanza della religiosità nella vita delle persone. Esiste uno scopo.
Le date già annunciate del tour sono nelle università: perché questa scelta e poi come proseguirà il viaggio di SUONATUTTOMALE?
Ho scelto di andare da quella generazione che è scesa in piazza contrariamente alla mia; la fase fondamentale è il confronto. Il tour vero partirà dalla primavera.