Albe, l'album Baita: "Sono positivo, il mio bicchiere della vita è sempre mezzo pieno"
Musica
Le canzoni del disco celebrano le amicizie che ti salvano, gli amori imperfetti ma autentici, le radici che ti tirano fuori dalla confusione, le strade di provincia dove impari chi sei davvero. L'INTERVISTA
Baita (che in dialetto bresciano significa casa) è il progetto discografico di Albe, ovvero Alberto La Malfa, ed è un album che racconta ciò che resta: le amicizie che ti salvano, gli amori imperfetti ma autentici, le radici che ti tirano fuori dalla confusione, le strade di provincia dove impari chi sei davvero. È un viaggio nella quotidianità e nella memoria, in cui ogni brano esplora una diversa sfaccettatura di questa “famiglia non tradizionale” che accompagna Albe da sempre: gli amici più stretti, gli incontri casuali che diventano fondamentali, gli errori che fanno crescere, le piccole abitudini che diventano casa. Il contesto di provincia non è un semplice sfondo, ma un elemento fondamentale: un luogo che accoglie, protegge, confonde, ma che alla fine ti definisce. È qui che prende forma la poetica di Albe diretta, spontanea, senza sovrastrutture, in equilibrio tra introspezione e un linguaggio immediato, capace di parlare alla sua generazione senza filtri.
Alberto partiamo dalla storia dell'album: come lo hai costruito e perché hai scelto un titolo, Baita, che significa casa?
In realtà non ha una storia, mi sono ritrovato a scrivere canzoni in un momento in cui la mia vita cambiava. A un certo punto ho percepito che era giunto il momento di chiuderlo in un album e il concetto di casa racchiuso in una parola è stato impattante.
Baita inizia con "c’è un posto che conosco da quando sono nato": per te, e per la tua generazione, cosa significano le radici?
Da un punto di vista del ritorno penso alle persone con le quali sono cresciuto, la famiglia, gli amici, la mia fidanzata. Tendo a stabilizzarmi e a non cambiare le persone, voglio quelle lì, non necessito di troppi legami nel mondo. Tornare a casa a Brescia nel weekend mi aiuta a staccare e a riconciliarmi con un luogo dal quale a lungo volevo evadere. Sarò per sempre questa persona.
E' un album che accoglie tenerezza e nostalgia, temi spesso presenti nella tua musica, e cito per tutti Brividi e Quando realizzi che non ti Aveva Capito: rivivere i ricordi e metterli in musica in cosa è catartico?
I ricordi mi aiutano a evadere dal passato, a consacrare il passato e a trasformare i miei errori in risposte per il futuro. Mi servono a non per piangermi addosso e a rialzarmi sempre dagli errori, sono positivo anche nei peggiori errori.
In Ultras il tema è non ho più l'età: che sia per ballare nel fango o per guidare senza casco sono le debolezze di un cuore di polistirolo?
Ero un cuore fragile e leggero, oggi mi sono un po' più approfondito ed è di alluminio, si è rafforzato. Da ragazzino ero più di pancia, oggi la pancia c'è ancora ma ne esco ragionando in terza persona.
Cercapersone è una canzone di amore e amicizia ma soprattutto di speranza: quando canti chissà dove saremo "dopo una adolescenza condivisa in un sentiero" e spieghi che c'è chi ha ancora fame e chi chiude gli occhi per sognare credi che la speranza sia per tutti oppure è per chi se lo può permettere?
Chiunque può sperare ma dipende da che tipo di persona sei. A 26, dopo che hai iniziato a fare musica a 18, rifletto che c'è chi fa qualcosa ma anche chi a 30 anni sogna ancora. Sullo stesso sentiero incontri chi sogna e chi lavora.
"Sì dell'amore io ci ho capito poco" dici in Te l'Avevo Detto: oggi ti senti più solido nella gestione degli affetti oppure sei ancora un po' deficiente e immaturo?
Decisamente più solido, in quella canzone parlavo di un prima. Oggi convivo e l'amore di lei mi ha fatto raddrizzare anche gli altri affetti.
"Una canzone oggi si è suicidata perché non l’hanno ascoltata": al di là del senso della canzone e di una vita che di buono vede solo l'amore di una madre per il figlio, credi di essere parte di un mondo discografico che ha perso il senso dell'umanità?
Il senso della musicalità sì, quello dell'umanità no perché siamo tutte persone e non robot; musicalmente si potrebbe fare un buon lavoro, ci sono i talenti, andrebbero però educati gli ascoltatori. Se offri sempre pane ai pesci loro credono che quello sia l'unico cibo, per spiegare la mia idea con una parafrasi.
Rosario racconta la quotidianità di un uomo buono: chi è nel 2025 un uomo buono?
Una persona che dice la verità e rispetta il prossimo come opinioni e come persona. La verità è l'ultima arma rimasta, riesce sempre disarmare qualsiasi castello fortificato.
Noi Siamo Quelli è a mia preferita: ha la forza di Certe Notti di Ligabue e la bellezza di Non Torneranno Più dei Negrita e Gli Anni degli 883. Come è nata? Cosa hanno detto "i veri amici" quando la hanno ascoltata?
E' nata in un momento di crisi da foglio bianco e quindi non trovando idee sono partito dai miei amici. Si sono gasati perché è stata prima volta che parlavo di loro e alla fine del brano gli ho fatto fare i cori.
Alla Fine Sono Io è un auto ritratto in musica: oggi ti senti in credito o in debito con la vita?
Su alcune in credito e su alcune cose in debito. Se penso alla gavetta devo dare ancora tanto e pertanto sono in debito, ma livello umano, di famiglia e di salute mi sento fortunato e dunque in credito.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Esce il disco, ci saranno quattro concerti house con chi ha comprato il vinile, a Milano, Roma, Bologna e Napoli. Poi vorrei fare un club tour nel 2026. Io studio la musica non faccio appropriazione culturale: ho un cultura diversa rispetto a cinque anni fa e su queste basi penso al futuro.