Don Bryant, anima del soul di Memphis e autore di “I Can’t Stand the Rain”, è morto a 83 anni. Cresciuto tra gospel e Hi Records, ha scritto pagine indimenticabili accanto alla moglie Ann Peebles, prima di sorprendere tutti con un ritorno in età avanzata. Dai successi degli anni Settanta alla rinascita con “Don’t Give Up on Love”, la sua storia è quella di un artista che non ha mai smesso di credere nella forza della musica
Un groove che ha attraversato mezzo secolo, il suono della pioggia trasformato in ritmo. Don Bryant, cantautore e figura centrale del soul americano, è morto il giorno di Santo Stefano a 83 anni. La notizia è stata diffusa da un account social verificato a lui riconducibile e ripresa dal “New York Times”. Non sono state rese note le cause né il luogo del decesso.
Il brano che ha fatto la storia
Bryant ha legato il suo nome a “I Can’t Stand the Rain”, pubblicata nel 1973 e diventata uno standard della musica pop e R&B. Un brano essenziale, innovativo per l’uso dell’electric timbale, capace di evocare il suono della pioggia. Da Tina Turner a Missy Elliott, in molti lo hanno reinterpretato o campionato, segno di un’influenza che non si è mai spenta. Accanto alla moglie Ann Peebles, Bryant ha firmato altri successi come “Trouble, Heartaches & Sadness”, “99 Pounds” e “Do I Need You”. Le incisioni di Peebles negli anni Settanta sono considerate tra le più rappresentative dell’epoca d’oro del soul. Nel 2019 i due sono entrati insieme nella Memphis Music Hall of Fame, prima coppia a ricevere questo riconoscimento.
Dalle radici gospel al ritorno inatteso
Nato a Memphis nell’aprile del 1942, Bryant respirò musica fin da bambino: il padre dirigeva un coro gospel molto noto in città e lui iniziò a cantare in chiesa prima di compiere dieci anni. Negli anni Sessanta divenne la voce maschile di punta della Hi Records, etichetta storica del Sud che sfidava la potenza della Stax. Con la Hi incise diversi singoli e album, imponendosi come interprete elegante e intenso. La svolta arrivò con l’incontro di Ann Peebles, giovane talento che conquistò il produttore Willie Mitchell. Bryant, temendo di perdere spazio come cantante, scelse di dedicarsi alla scrittura: da quella decisione nacquero brani che hanno fatto la storia del soul, tra cui “I Can’t Stand the Rain”. Nel 1974 sposò Peebles e divenne il suo principale autore, firmando successi come “Do I Need You” e “99 Pounds”.
Quando il soul entrò in crisi alla fine degli anni Settanta e Peebles si ritirò dalle scene, Bryant tornò alle origini gospel, pubblicando dischi di musica sacra e collaborando con cori per oltre trent’anni. Poi la sorpresa: nel 2017, a 75 anni, il ritorno con “Don’t Give Up on Love”, un album che la critica definì “un miracolo di autenticità”. Seguirono concerti internazionali e, nel 2020, “You Make Me Feel”, considerato uno dei lavori soul più intensi degli ultimi anni. Una carriera che ha attraversato epoche e generi, senza mai perdere il legame con le radici.