Giulia Molino sul brano M'annammor 'e Me: "Combatto le ingiustizie non importa contro chi"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Alessandro Peruggi

Dopo l'esperienza nel musical di Mare Fuori, la giovane artista napoletana torna alla musica e lo fa con una canzone che racconta di una crescita personale figlia dell'avere imparato a convivere con le proprie fragilità. L'INTERVISTA

M’Annammor ‘E Me – Vol. 1 è il nuovo singolo di Giulia Molino e nasce da una presa di coscienza profonda e dolorosa: racconta il momento in cui si impara a riconoscere l’amore vero, partendo da sé stessi. Attraverso una scrittura intensa e diretta, Giulia Molino affronta il tema dell’autoaccettazione e della rinascita interiore, mettendosi a nudo in un racconto che intreccia vulnerabilità e consapevolezza. Il brano esplora la difficoltà nel distinguere l’amore dal turbamento e il coraggio necessario per intraprendere un percorso di crescita personale, imparando a convivere con le proprie fragilità. Cantata in napoletano, M’Annammor ‘E Me – Vol. 1 celebra il profondo legame di Giulia Molino con la sua Napoli. L’artista sceglie il dialetto della sua terra per dare voce, con autenticità e intensità, a un messaggio universale. Un linguaggio viscerale e poetico che le permette di raccontarsi senza filtri, con quella forza e verità che nascono dalle proprie radici.  È un manifesto di empowerment femminile, un invito rivolto a tutte le donne a non lasciarsi definire dalle proprie ferite, ma a trasformarle in forza, luce e libertà.

Giulia ovviamente partiamo da M’annammor 'e Me - Vol. 1: dici in un post su Instagram che sembra una vita fa che nasceva in studio. Dunque che storia ha e perché hai scelto di farlo uscire adesso?

È un brano che nasce circa un anno fa in studio con Andrea Buono. Dopo tempo che non ero in studio, il primo interrogativo che mi sono posta è stato di cosa voglio parlare. Mi ero fermata con la mia musica per il musical di Mare Fuori. L'amor proprio è la tematica, innamorarsi di se stessi, di progetti e ambizioni a discapito dei rapporti personali.

 

Nel testo parli di essere chiusi in una gabbia: ci sei stata per troppo tempo e questo è anche un grido di libertà?

Assolutamente sì, nel testo parlo di una gabbia metaforica a livello relazionale. Sono totalizzante, mi piace più amare che essere amata e può diventare un problema: infatti stavolta è diventata un contro, troppo all'altro e poco a me. Ora ho compreso il mio valore.

 

"Ti ho promesso tante cose ma a parole non so quanto sono brava": con i fatti sei più brava?

Non sopporto smancerie e messaggi lunghissimi, scambiarsi messaggi è solo per aggiornarsi sulla giornata. Preferisco la sorpresa, i gesti, la concretezza tipo sono passato in negozio e ti ho preso le caramelle che ti piacciono: quello è esserci.

 

M’annammor 'e Me  - Vol. 1 è in primis una canzone di auto accettazione: in cosa hai faticato ad accettarti?

Lo sto elaborando come progetto, l'accettazione cammina col nostro vivere e le nostre esperienze. Parlo a livello estetico, se mi dicono che sono troppo buona sono io, caratterialmente intendo. Con il mio corpo mi sento un passo indietro, ma sono sulla buona strada.

 

La felicità la trovi ancora guardando quella foto in sala dove la mamma abbraccia il papà? Oggi sei una giovane donna felice?

È un concetto troppo grande quello della felicità ma sull'hic et nunc, io oggi sono felice. Se non lo sono stata prima è perché mi è mancato poter parlare con la musica. La foto è sempre nello stesso posto, sulla libreria in salotto.

 

Tanto del tuo repertorio è introspettivo: anche quando racconti qualcosa di reale c'è sempre una parola che riporta alla tua interiorità. Nella vita sei istintiva o razionale?

Sono molto istintiva e lì faccio danni, sono pensiero e azione. Se qualcosa può farmi bene non penso alle conseguenze, ci rimugino dopo. Ma per me è un plus di chi vive il presente e dona benessere.

 

"Guardati allo specchio e amati innamorati di quello che vedi in quel riflesso": non temi l'effetto Narciso ovvero che quell'immagine riflessa possa allontanare dalla realtà se non si è caratterialmente strutturati?

Mai pensato al rovescio, l'ho sempre vissuta al contrario: più guardavo quel riflesso più vedevo riflessi che non esistono.

 

La gente che sta faccia a faccia col dolore, la mamma stanca che non piange ma non ce la fa più: sono due immagini della tua Napules: quando oggi la canti o riguardi quel video che sentimento provi per la tua città? A salvarla comunque sono il sorriso che non manca mai e il mare che soffia tanto sentimento?

Ho un attaccamento fortissimo verso Napoli, talvolta mi capitano giornate no e basta una passeggiata per tornare a sorridere. Troppo spesso Napoli è banalizzata con stereotipi ma io dico che le sue difficoltà sono anche la sua ricchezza. In Napules sono una Giulia in evoluzione e oggi non mi ci riconosco. Non lo rinnegherò mai quel brano, oggi la napoletanità nella mia vita è consapevolmente importante.

 

"Ho sempre dato tanto e in tasca mai avuto niente tranne il mio dolore che non mostrerò alla gente" canti in Nietzsche che è un brano pubblicato nel 2020: oggi ti senti più risolta con te stessa? Più aperta al mondo?

Certo, sono più aperta al mondo, con questa canzone e il mio libro Imparerai a Conviverci ribadisco che parlare è fondamentale. Temevo di ferire chi vive le stesse problematiche, invece no, tante mamme mi hanno scritto. Ecco perché sono più aperta al mondo.

 

Quando pensi a quella "stupida ventenne" che sentimenti provi? Tenerezza oppure è altro dalla Giulia di oggi?

È una colonna portante, la abbraccerei fortissimo con più dolcezza che tenerezza. Sono così felice di essere stata quella ventenne. Oggi sono io per il dolore che ha attraversato lei, mai l'ha schivato e spesso ci si è crogiolata.

 

Una tua canzone si intitola Va Tutto Bene, anche in Nietzsche dici "ok va tutto bene": immagino sia una frase che odi.

Mi ricollega al concetto di hic e nunc cui abbiamo già accennato, sia nel dolore che nella serenità, tra Nietzsche e Va Tutto Bene. È uno stato di felicità con una persona, ma nei momenti duri non va tutto bene anche se te lo dicono.

 

"Senza il camice bianco siamo solo persone": al di là del dolore di quel brano, non credi che una dei drammi di questa epoca sia non vivere il prossimo come persona ma come un estraneo?

È un tema che mi tocca molto, mi sono spesa tanto contro le ingiustizie sociali. Io mi espongo, non mi importa su cosa e contro chi. Mi feriscono la mancanza di attenzione, l'assenza d'amore ed empatia verso il prossimo vissuto come un estraneo, la spersonalizzazione accelerata dai social. Credo nella gentilezza verso le persone perché non sappiamo chi abbiamo di fronte, la giornata che ha vissuto e il suo vissuto.

 

Alla fine possiamo dire che hai finito di mettere al rogo ogni tuo pensiero e sei una Giovanna d'Arco guerriera che non teme alcuna Inquisizione?

La mia testa sarà fuoco e lascerò il mondo con la testa in fiamme, è la forza di una overthinker.

 

Sei molto attenta al look: quale è il tuo capo di abbigliamento che abbonda nell'armadio e il tuo armadio è ordinato?

Sono molto ordinata, tengo i vestiti in ordine cromatico: per me è mettere in ordine i pensieri. Ho un trench di pelle di due tre taglie più grande, amo stare comoda seppure ci inciampo tanto è lungo. Un altro identico l'ho comprato, quel capo non va mai fuori produzione.

 

Dopo lo show case di presentazione che hai tenuto a Milano, che accadrà nelle prossime settimane della tua vita artistica?

Non so ancora come né quando ma è previsto finalmente un tour: nasco dalla gavetta, canto da quando ho otto anni e ho cantato ovunque, pure alla sagra della melanzana. Quindi al più presto tornerò sul palco.

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