Diora Madama, l'album La Morte: "Sono una donna ubiqua, vivo l'inferno e il paradiso"
Musica
L'artista abruzzese pubblica un disco che conquista per la sua estetica testuale e musicale. Un progetto con più verità ma anche ribollente, debordante di libertà. L'INTERVISTA
La Morte è il primo album ufficiale di Diora Madama, una delle artiste più uniche della sua generazione, è ipnotica ed eretica. Questo è un album metamodernista che esplora la coesistenza degli opposti: vita e morte, sensualità e spiritualità, luce e oscurità, tradizione e urbanità. È un’opera che abita la complessità, dove la fine diventa inizio e la vulnerabilità si intreccia alla forza. L’immaginario visivo e lirico di Diora Madama, all'anagrafe Angela Radoccia, affonda le radici nel Sud, rendendo l’Abruzzo, sua terra d’origine, un simbolo universale di contraddizione, identità e rinascita. Musicalmente La Morte unisce il folclore abruzzese a ritmi e sonorità globali: bossa nova, baile funk, taranta e influenze afro-latine convivono con un approccio urbano e jazzistico. L’estetica dell’album può essere definita come oscurità calda: restituisce un’atmosfera notturna ma viva, sensuale e sospesa, dove la produzione diventa linguaggio narrativo. Ogni brano è una tensione tra decostruzione e appartenenza, tra intimità e ribellione.
Angela partiamo dalla storia de La Morte, un album che ha discapito del titolo, che parrebbe definitivo, gioca molto sui contrasti. Come lo hai costruito e perché un titolo senza sfumature?
Il contrasto è la cover così come ogni singolo va pensato a 360 gradi e accompagnato da immagini. La Morte contiene brani degli ultimi tre anni ma forse più vecchi. Ho fatto tante tracce, alcune sono rimaste fuori, sono prolifica nella scrittura.
Scine al di là del gioco di parole "scine ca scine ma ca scine n’dutt no" mi ricorda l'inglese shine: è una partenza splendente anche se sei una depressa col sorriso?
Assolutamente sì. Ci sta, diciamo che il modo di manifestare le emozioni è un ossimoro, nella vita come nella musica.
Troppo Pop in realtà mi sembra una canzone di spaesamento...troppo Sud troppo Nord...troppo poco troppo tanto: che storia ha?
La sento la mia stella polare ma la percezione esterna è di una assenza direzione. Il troppo Sud e Nord è la mia regione, l'Abruzzo, perché per un siciliano è Nord ma sono terrona per un milanese. Noi siamo il Sud, ma spesso non c'è gradimento. In Germania e in Canada l'idea di Pop vira di più Trap. Io dico sì ai macro generi ma definire il Pop resta un mistero.
"E piango sopra un pezzo Pop": quale è l'ultima canzone che ti ha fatto piangere ascoltandola?
L'album di Rosalia, non mi capitava da tempo. Per tre tracce ho singhiozzato ininterrottamente, mi ha colpito fortemente.
Cabròn come tu stessa dici è "un discorso un po' controverso": è il bello di quella libertà che è non giustificarsi?
Esattamente. Ma è ancora un po' più controverso, è dare un senso alla colpa: quando ci viene addossata e non è nostra allora legittimiamola.
Sempre in Cabròn dici "che libertà" la verità": sei una persona sincera? Concordi sul fatto che molto spesso non c'è una sola verità?
La verità la riprendo più volte nei miei testi, non è mai una sola. Libertà è quando la scelgo io la mia verità. Sono fin troppo sincera, è il mio tallone d'Achille.
"Dimmi dov’è il limite, traccia un confine, non ricordo l’inizio ma so dov’è la fine oppure alza un muro così lo distruggo" la ho trovata una frase politicamente forte: cosa può fare la musica per combattere un mondo di troppi confini e troppi muri?
In fase di riflessione, ho sempre pensato che la musica e l'arte dovrebbero aggregare. Poi le opinioni cambiano ma le emozioni le abbiamo tutti. Ora faccio riflessioni geo-politiche quindi non ho una risposta. Però ti dico che è giusto metterci la faccia.
Senza nomi: c'è nella tua vita una persona cui regaleresti una settimanina di malocchio?
Si ci sarebbe, anche più di una.
"Chi fa ben a la gend’ mor accis’": meglio, anzi giusto, rischiare il morso del serpente o vivere col paraocchi? Dici anche "se contassi le volte che ho riso e teso la mano vorrei tagliarmi la mano".
Porgere l'altra la guancia non rientra nella mia filoofia di vita, ma rischierei sempre di aiutare il serpente, è una canzone in teramano tramandata oralmente da mio nonno. Ma è anche parte di altri dialetti del meridione, ne ho trovata una versione in napoletano. Sto dalla parte di chi si butta anche a rischio di farsi male.
In Che Mi Fotte citi Cappato: condividi quello che sta facendo? Sei favorevole all'eutanasia assistita?
Premesso che quella frase non è mia sono assolutamente a favore.
Come te lo immagini il Paradiso? E' una fandonia che ci hanno raccontato ovvero "tutto è fuoco e niente brilla"? Meglio l'inferno dove tutti ballano, parlano, cantano e pure sbagliano?
Ambivalente, non credo in qualcosa di estremamente netto. Mi rivolgo al paradiso ma c'è l'inferno, vivo entrambi luoghi, sono ubiqua.
Bossa x Averti ha un testo crudo: ha una ispirazione reale?
Reale ed è successo a me.
La sensazione è di qualche sassolino affettivo che ti sei tolta ne La Morte.
Mi sono tolte delle pietre altro che sassolini! Chi deve capire capirà. Ci sono frasi di altri che ho riportato nei testi.
L'amore nel 2025 è come la Sagrada Famiglia ovvero storie destinate per lo più a restare incompiute? A vivere di tante idealizzazioni e di poco amore?
Ciò che vedo intorno a me spesso e volentieri è la difficoltà a rendersi vulnerabili. Per me c'è difficoltà a relazionarsi, le relazioni sono complicate perché il mondo intorno è fluido e complesso. E' difficile instaurare una connessione profonda, speso all'apparenza è profonda ma poi ti interfacci e trovi gente piatta.
Ricollegandomi all'inizio: hai scelto bene la fine? Nel gioco di parole tra La Morte-L'amor...te e il re che è una nota?
Ti confesso che al re come nota non avevo pensato. C'è una circolarità consapevole. Il finale è aperto infatti smetto di parlare e resta lo strumentale, parla la musica, il mio lato emotivo: è la morte dell'Ego.
Cosa mi puoi anticipare del tour?
A gennaio qualche data ma ci stiamo ancora lavorando e andrò in giro con la band. Continuo il live in forma suonata, da lì vengo, arrivo da jazz e r'n'b, c'è una linea continua che mi fa ritenere fondamentale dedicare tempo ai musicisti: il concerto sarà più urban, più intimo, più nerd e molto più musicale dell'album. A impreziosirlo sarà un gioco di luci.