Fabrizio Moro, l'album Non ho paura di Niente: "Mi sento sereno, vivo un bel periodo"

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Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Un ritorno con nove canzoni che sono in primis di liberazione. Per il tour bisognerà attendere il 2026: una data a maggio a Roma e poi da novembre nei club. L'INTERVISTA

Non ho paura di niente è il decimo album in studio di Fabrizio Moro e segna il suo ritorno sulle scene a due anni e mezzo dall’ultimo progetto discografico. L’album contiene nove nuove canzoni prodotte da Katoo e caratterizzate da testi introspettivi e attuali, in cui la dimensione intima si intreccia con una visione collettiva. E' un album in cui mette tanto cuore e tanto fegato, come sempre, ma rispetto ai dischi precedenti, questo è stato più sofferto: è nato in un momento in cui provava un disagio generale, era deluso da tutto quello che stava accadendo intorno al sistema musicale italiano, in primis alla troppa fretta. Quindi dietro a questo album c’è un importante e lungo lavoro di scrittura, di pensiero, di produzione e di tanto altro. Dal punto di vista dell'immagine, identitario come sempre il lavoro fatto da Shipmate.

Fabrizio partiamo da Non ho Paura di Niente, un album che profuma di redenzione.

Ho elaborato le mie parti peggiori per farle diventare meglio di quello che percepivo. La creatività mi ha sempre spaventato, è una delle mie paure più grandi trasformare quello che ho dentro in canzone. Prima di arrivare alla canzone ci sono voluti mesi, stavolta più del solito. Il disco nasce post pandemia, ci ho messo tempo a riattivarmi, sono nate oltre quaranta canzoni in due anni e mezzo e ho lavorato per sottrazione fino a scegliere le nove dell'album.

 

I testi portano con loro parole di sofferenza.

Anche per questo ci ho messo più tempo. Ogni artista ha il suo processo, il mio è come andare in palestra. Mai ho vissuto come istintiva la creazione, poche volte mi è successo di prendere la chitarra e fare la canzone. Manco dalla scena discografica da due anni e mezzo e se mi si scordano poi mi ritroveranno, oggi c'è un panorama di migliaia di artisti e ognuno canta seguendo il concetto del virale. Io desidero scrivere canzoni che restino nel tempo, numeri ci penso dopo. Chi vuole diventare immortale con le sue opere per farlo non deve andare di corsa.

 

La cura, e i messaggi, arrivano anche dalla parte musicale: si percepisce un lavoro minuzioso e attento.

L'arrangiamento sta già nella scrittura. Se un giovane produttore lavora con un emergente ha un compito semplice perché serve tempo per definire il percorso ideale mentre per un cantautore sai già cosa serve sul testo. La canzone si porta dietro arrangiamento e sound e se cambi la frequenza del rullante rischi di rovinare l'essenza dei brani magari solo per farlo suonare moderno. Meglio tenerlo vecchio allora perché il vestito è trasparenza.

 

Insomma una faticaccia!

Ho trascorso notti insonni perché convinto di avere scritto un bel brano e poi l'arrangiamento non funzionava, mi è successo un mucchio di volte. Lavoro con gli stessi musicisti da vent'anni, se non suoni ti perdi la parte più bella dopo nel live.

 

Mi ha colpito quando canti che è la prima volta che non sei tu a parlare.

E' uno dei versi più sinceri, in prima persona a volte ci sono filtri ma lì mi confido su una storia con la quale non riuscivo a confrontarmi e nella quale lei, da persona intelligente, e si è messa nudo. Sono sospettoso e infatti oggi sono da solo.

 

Sei felice?

E' un bel periodo, ho 50 anni e all'idea inizialmente ero traumatizzato, ora ti dico che non so se è stato naturale o meno ma ho avuto una vita bella, tra alti e bassi. Faccio la vita che volevo fare da adolescente e mi ha rasserenato. Però con la vita mi sento in debito. Ho due figli adolescenti e creare un rapporto con due persone che amo immensamente mi ha dato un equilibrio.

 

Sei credente?

Lo sono ma prego a casa.

 

Hai fatto pace anche con i ricordi?

Ho cambiato sei case in dieci anni e mi porto le mie scatole con me e mi faccio viaggi immensi. Il tempo nella mia vita è lento, da una scatola all'altra trovo cose dimenticate, comprese sensazioni che non credevo di trovare più.

 

Il tuo nome circola tra i papabili al prossimo Festival di Sanremo: ti senti pronto per un ritorno?

Sanremo mi terrorizza, sono sempre traumatizzato e me ne accorgo quando vado in tivù in generale: nel backstage mi dico se hai paura così figurati all'Ariston. Il Festival è cambiato molto, Sanremo è sempre più televisione e sempre meno una gara canora, non basta più la bella canzone, quello che in passato mi ha svoltato ora non basterebbe più. Servirebbe un compromesso tra il Festival di oggi e il Fabrizio Moro di oggi.

 

So che avevi un rapporto speciale con Pippo Baudo.

Anche dopo lo ho sentito a lungo, mantenere il contatto con le persone che ti aiutano è fondamentale. Quando ho chiesto aiuto, e da orgoglioso non è mai facile farlo, chi me lo ha dato lo conto in poche dita. Le ho tutte tatuate e lui è stato fondamentale. Lui era un uomo di largo potere e tanto lo ha dedicato a chi da solo non ce la faceva. E' stato un grande.

 

Cosa temi?

C'è la frustrazione di non essere più considerato all'altezza dopo l'ultimo Sanremo vinto, per me niente successi da tempo ma resto un combattente. Quando va tutto bene sul carro sale una moltitudine poi scendono tutti a terra e gli amici si contano sul palmo di una mano. Ora ho riacceso le micce e la creatività è figlia della voglia di non mollare. Oggi occorrono un 50 per cento di talento, una 40 determinazione e un 10 fortuna.

 

Infine il tour: una data il 2 maggio a Roma e poi da ottobre 2026 sarai nei club: cosa puoi anticiparmi?

Oggi ci sono miliardi di proposte e personalmente ti dico che ogni contesto dove ho suonato mi rappresenta. La parte più importante è il live.

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