Il rapper portoricano, che a novembre partirà con il tour mondiale Debí Tirar Más Fotos, teme che il suo pubblico di origine latina possa avere problemi con l’Ice, l’agenzia federale che si occupa del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione. La decisione è arrivata in un momento di crescente tensione per gli arresti e per le deportazioni messi in atto nel Paese
Bad Bunny ha scelto di non esibirsi negli Stati Uniti nell’imminente tour mondiale Debí Tirar Más Fotos, che partirà il 21 novembre nella Repubblica Dominicana e che si concluderà nel luglio 2026 in Belgio, perché teme che il suo pubblico di origine latina possa avere problemi con l’Ice, l’agenzia federale che si occupa del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione. Dopo la rielezione di Donald Trump come presidente, le espulsioni dei migranti hanno infatti subito un rafforzamento. In un’intervista alla rivista i-D Magazine, il rapper portoricano vincitore di tre Grammy Awards ha quindi risposto alla domanda sull’esistenza di una sua eventuale preoccupazione in merito alle deportazioni di massa di persone latinoamericane. “Cavolo, sinceramente sì”, ha detto il cantante, che secondo la società di rating Moody’s ha fatto aumentare dello 0,15% il pil nazionale di Porto Rico grazie ai 30 concerti della residency No Me Quiero Ir De Aquí in corso nel Paese dall’11 luglio al 14 settembre, con nove date riservate ai portoricani. “La gente degli Stati Uniti poteva venire qui a vedere lo spettacolo. Latini e portoricani degli Stati Uniti potevano anche viaggiare qui, o in qualsiasi parte del mondo”, ha aggiunto. Invece, “ci sono state molte ragioni per le quali non mi sono presentato negli Stati Uniti, e nessuna di queste era dovuta all’odio: mi sono esibito lì molte volte. Tutti [gli spettacoli] hanno avuto successo. Tutti sono stati magnifici. Mi è piaciuto entrare in contatto con i latinoamericani che vivono negli Stati Uniti”. Al contrario, proprio negli Stati Uniti, “c’era la questione del f*****g Ice, avrebbe potuto essere fuori [dal mio concerto]. Ed è qualcosa di cui stavamo parlando e che ci preoccupava molto”.
LA CRESCENTE TENSIONE IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE
Bad Bunny aveva in precedenza dichiarato a Variety che era “non necessario” esibirsi negli Stati Uniti, mentre lo scorso giugno aveva disprezzato l’amministrazione Trump e l’Ice pubblicando una story Instagram dove aveva definito gli agenti “figli di p*****a” che non riuscivano a lasciare la gente in pace e al lavoro”. La decisione del rapper, che il 17 e il 18 luglio 2026 si esibirà anche in due concerti sold out a Milano, è arrivata in un momento di crescente tensione per gli arresti e per le deportazioni messi in atto dall’Ice negli Stati Uniti. Lunedì 8 settembre, la Corte Suprema ha concesso agli agenti federali il potere di fermare persone a Los Angeles semplicemente perché parlano in lingua spagnola o perché appaiono latinoamericane. Come riporta il Guardian, secondo i difensori dell’immigrazione la mossa avrebbe “di fatto legalizzato la profilazione razziale”. Negli Stati Uniti, inoltre, eventi della comunità latina, come il Carnaval de Puebla a Philadelphia, una celebrazione culturale guatemalteca a Los Angeles, congregazioni religiose a San Bernardino, e un festival per il giorno dell’indipendenza colombiana in Kansas, sono stati annullati nel timore di diventare bersagli dell’Ice. “Basta avere un certo aspetto e parlare una certa lingua e poi sei in pericolo”, ha dichiarato il mese scorso al quotidiano inglese l’organizzatore del festival, Orlando Gutierrez. Niente Stati Uniti in vista per Bad Bunny, quindi, almeno finché non ci sarà un cambio di rotta.