Rita Pavone compie 80 anni, le sue cinque canzoni più famose

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Nota come la Zanzara di Torino o Pel di carota, i suoi album sono stati pubblicati in tutto il mondo e alcune sue canzoni fanno parte della storia della musica italiana contemporanea. Nata il 23 agosto 1945, nel corso della carriera ha venduto circa 50 milioni di dischi ed è una delle poche cantanti pop italiane a essere entrate in classifica nel Regno Unito

Rita Pavone compie 80 anni. L’artista, nata a Torino il 23 agosto 1945, sin da giovanissima ha iniziato a esibirsi in alcuni locali piemontesi. Vittima di body shaming da quando era bambina, è stata soprannominata la zanzara di Torino o anche Pel di carota per via del colore dei capelli. La cantante è un simbolo della musica italiana con circa 50 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. È inoltre una delle otto cantanti pop italiane a essere entrate in classifica nel Regno Unito. Nel 1962 ha conosciuto quello che diventerà prima il suo pigmalione e poi suo marito, il cantante Teddy Reno. L’occasione era il Festival degli sconosciuti di Ariccia, di cui Reno era il patron e che Rita ha vinto. Da quel momento la carriera della cantante è stata in continua ascesa. Ecco cinque tra le sue canzoni più famose.

La partita di pallone

La partita di pallone è stata pubblicata nel settembre 1962 prodotta da Teddy Reno. Scritta da Edoardo Vianello e Mario Cantini per la musica e da Carlo Rossi per il testo, è stata pubblicata prima nella versione per Rita Pavone e poi per Cocky Mazzetti. Il brano, nell’incisione della Zanzara di Torino, si è rivelato un successo assoluto. La canzone parla di una ragazza che è stanca di restare a casa la domenica mentre il suo lui dice di "andare a vedere la partita di pallone”. Gelosa e non credendo che lui vada effettivamente allo stadio, chiede di portarci anche lei una volta. 

 

Perché, perché/La domenica mi lasci sempre sola/Per andare a vedere la partita di pallone/Perché, perché/Una volta non ci porti pure me/Chissà, chissà/Se davvero vai a vedere la tua squadra/O se invece tu mi lasci con la scusa del pallone/Chissà, chissà/Se mi dici una bugia o la verità”.

Geghegè

Geghegè è stata scritta da Bruno Canfora con le parole della regista Lina Wertmüller ed è stata pubblicata nel 1966 come lato B di Qui ritornerà. Nella canzone Rita Pavone sdogana il termine “riff”, che indica una successione di note all’interno di una composizione, ma che nel brano prende il significato di “tormentone”. La parola Geghegè, invece, oltre a indicare il ballo, si propone come sorta di slang giovanile, di difficile comprensione da parte degli adulti. Con questo singolo Rita Pavone è diventata una delle esponenti simbolo della musica ye ye anni ’60. 

 

Abbiamo un riff (geghe-geghe-geghegè)/Che fa così (geghe-geghe-geghegè)/E questo riff (geghe-geghe-geghegè)/Vuol dire che (geghe-geghe-geghegè)/Il mio saluto è geghegè (geghe-geghe-geghegè)/(Geghe-geghe-geghegè)/Forse voi pensate che (geghe-geghe-geghegè)/Questo geghe-geghegè (ge-ge-ge-ge)/Voglia dire "geghegè" (ge-ge-ge-ge)/Ed invece questo riff/Vuol dire "voglio bene a te" (geghe-geghe-geghegè)”.

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Il ballo del mattone

Il ballo del mattone, uscito nel 1963, è rimasto primo in classifica per tre settimane consecutive. La canzone è un pezzo di emancipazione che parla di un amore fatto di litigi e di ripicche. La richiesta all’uomo è di non essere geloso se lei balla il rock o il twist con altri perché lui resta comunque la sua passione con cui balla il ballo del mattone, una danza in cui ci si stringe forte e ci si muove appena, tanto da restare nello spazio di un mattone. 

 

Non provocar la lite se con gli altri ballo il twist/Non farmi le scenate se con gli altri ballo il rock/Con te, con te, con te che sei la mia passione/Io ballo il ballo del mattone/Lentamente, guancia a guancia/Io ti dico che ti amo/Tu mi dici che son bella/Dondolando, dondolando sulla stessa mattonella!”.

Viva la pappa col pomodoro

Nel 1964 Rita Pavone ha interpretato lo sceneggiato televisivo Il giornalino di Giamburrasca con le musiche di Nino Rota orchestrate da Luis Bacalov. La sigla del programma è il brano Viva la pappa col pomodoro, canzone che la cantante incide in molte lingue e che celebra il piatto tipico toscano. Il brano diventa un inno di ribellione dei ragazzi, protagonisti dello sceneggiato, contro il cibo che viene servito nel collegio dove sono rinchiusi. 

 

La storia del passato/Ormai ce l'ha insegnato/Che un popolo affamato/Fa la rivoluzion/Ragion per cui affamati/Abbiamo combattuto/Perciò buon appetito/Facciamo colazion/Viva la pa-pa-pappa/Col po-po-po-po-po-po-pomodoro/Viva la pa-pa-pappa/Che è un capo-po-po-po-po-polavoro/Viva la pa-pa-pa-pappa/Col po-po-pomodor, eh”.

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Datemi un martello

Datemi un martello è un grande successo di Rita Pavone uscito a settembre del 1964. Si tratta dell’adattamento italiano di uno dei più grandi successi dell'allora nascente e già popolare negli Stati Uniti musica folk: If I had a Hammer di Pete Seeger e Lee Hays dei Weavers. La canzone originale americana, in realtà, era un brano di protesta e di denuncia di cui non è rimasto quasi nulla nella versione italiana di Sergio Bardotti. Il testo cantato da Rita Pavone riconduce tutta la rabbia dentro il piccolo mondo delle feste danzanti e delle ragazzine che si litigano il fidanzato. In ogni caso la versione italiana ha conquistato il mondo risultando tra i primi 60 dischi più venduti nel corso dell’anno.

 

Datemi un martello/Che cosa ne vuoi fare?/Lo voglio dare in testa/a chi non mi va/A quella smorfiosa/con gli occhi dipinti/che tutti quanti fan ballare/lasciandomi a guardare/eh che rabbia mi fa/um um che rabbia mi fa/Datemi un martello/Che cosa ne vuoi fare?/Lo voglio dare in testa/a chi non mi va/A tutte le coppie/che stanno appiccicate/che vogliono le luci spente/e le canzoni lente/Che noia mi da, uffa/che noia mi da”.

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