Red Valley 2025, Gaia si racconta a Sky Tg24 tra baile, fragilità e diversità
Musica Foto di Chri Torre
È una delle poche in grado di raccontare il culto e la cultura del baile funk in Italia, attraverso la sua musica. Musica che le permette di esprimere le sue fragilità, ma allo stesso tempo le impone di proteggersi. E poi l’importanza della multiculturalità, di cui l’Italia è ricchissima, sinonimo di bellezza e valori da diffondere. Senza mai porre limiti al proprio flusso artistico, sempre cercando un equilibrio tra creazione e musica dal vivo: abbiamo incontrato Gaia al Red Valley Festival, l'intervista
Il suo baile funk sta attraversando tutta l’Italia da settimane, e Gaia non potrebbe essere più felice. Lo racconta appena ci incontriamo al Red Valley Festival, dove lei è tra le protagoniste della quarta ed ultima serata. I suoi occhi azzurri sono accesi di una bellissima luce, soprattutto quando parla dei concerti che la stanno portando in tanti contesti diversi: “Poter suonare e cantare in così tanti posti, quest’estate, non capita a tutti. E poterlo fare per me è una gioia immensa. Portare l’energia, il suono e le emozioni che genera il baile funk anche su un palco come questo, in Sardegna, dove sono già stata ma per la prima volta arrivo con la mia band è proprio bello. Il baile ha tante sfumature: è importante farle conoscere a più persone possibile” mi racconta.
"Ho raccontato le mie fragilità sui social: è importante lasciare andare i pesi che abbiamo"
Parliamo poi del messaggio che ha scritto sui suoi profili social, in cui racconta di momenti di debolezza generati anche dall’ansia. Insieme siamo concordi sul fatto che Gaia ha scelto un mestiere che le permette di esprimere le sue fragilità, ma allo stesso tempo le sta insegnando a difendere e proteggere queste emozioni. Un equilibrio non sempre semplice da gestire, certo. Le chiedo se si è sentita liberata dopo aver espresso questo pensiero: “A volte, e non solo per un senso di comunità, è importante lasciare andare i pesi che abbiamo. Dopo quel messaggio ho sentito amici, colleghi, persone che mi ascoltano ma anche chi non mi segue: in molti si sono visti in quello che ho scritto, ed è importante sapere che non si è soli. E comprendere che, soprattutto nel periodo storico in cui stiamo vivendo, siamo dei privilegiati proprio perché siamo liberi di dire come stiamo, ciò che proviamo. E concedersi di stare meglio dopo averlo fatto” aggiunge.
"Non sempre mi sento un'artista libera, ma ci provo"
Gaia accenna alla libertà, e le chiedo se lei si sente un’artista libera: “Non sempre, ma ci provo. Come artista ma soprattutto come singolo. La società in cui viviamo spesso ci limita soprattutto nel pensiero che abbiamo verso noi stessi: c’è tanta divisione, si tende di più a prendere le distanze rispetto a comprendere le differenze. Mi auguro che le cose cambino, e sono certa che questo accadrà. Ma vedo già un atteggiamento diverso delle nuove generazioni, che mi insegnano quotidianamente ad essere più in connessione con me stessa. Ed è una cosa bellissima, perché non guardi solo a chi c’era prima di te, ma soprattutto a chi c’è dopo di te. C’è sempre da imparare, su questo non ho dubbi” mi spiega Gaia.
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Il processo creativo continuo, tra Italia e Brasile
Torniamo a parlare di musica, e dell’energia che riesce a sprigionare sul palco. Le chiedo se sta già lavorando a qualcosa di nuovo, se ha progetti in creazione: “Il flusso creativo non è mai lineare. Ci sono idee che arrivano e si concretizzano molto dopo, mentre magari altre hanno un percorso più veloce. La musica si fa sempre! Ho il privilegio di poter anche scegliere quando uscire con della nuova musica, ma allo stesso tempo non voglio perdere questo ritmo che mi sta piacendo tanto…Poter fare tanti live aiuta anche il processo creativo” aggiunge Gaia sorridendo. Prima di salutarci, le chiedo se le piace l’idea di poter essere un anello di congiunzione tra due mondi musicali, Brasile e Italia, che descrivono chi è lei come persona e come artista: “Molti prima di me hanno iniziato questo gemellaggio musicale tra l’Italia e il Brasile. Penso a Toquinho, che ha lavorato anche con Ornella Vanoni, ma ricordiamoci anche che molte canzoni napoletane sono state tradotte in portoghese e viceversa: l’unione tra questi due mondi è già in corso, sì. La cosa più importante per me, però, è che l’Italia è un mercato solo multiculturale: i progetti che oggi hanno un peso culturale importante sono tanti. Penso a Ghali, Sayf, Artie 5ive, Lorenzza: portano apertura mentale e musicale, e l’unione di culture diverse è sempre sinonimo di ricchezza. È bello che l’Italia riesca ad esprimere tutte queste sfumature” aggiunge. Ci salutiamo, con l’augurio di vederci al prossimo baile funk, un mondo bellissimo, da conoscere sempre di più.