Red Valley Festival, Artie 5ive: quando la diversità è ricchezza, soprattutto nel rap

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Foto di Giancarlo Caboni

Diversità è ricchezza, anche nel rap italiano. Artie 5ive ne è l’esempio perfetto: classe 2000, di origini italo-sierraleonesi, il rapper cresciuto nel quartiere Bicocca a Milano sta vivendo un momento di crescita artistica importante. Tanta musica, la possibilità di condividere il palco con tanti grandi artisti, senza fermarsi: “Dargen D’Amico ha detto che la mia voce gli ricorda quella di Ol’ Dirty del Wu-Tang. Un complimento come questo non l’avevo mai ricevuto” ci ha raccontato al Red Valley Festival

 

La musica in studio, il tour estivo ma con lo sguardo ai concerti nei club: Artie 5ive è un fiume in piena. Non si ferma mai. Ma mi assicura una cosa: “Come faccio a ricordarmi tutto? No figurati, per fortuna c’è qualcuno che mi aiuta. E se anche loro si dimenticano qualcosa, ci diamo una mano!” mi racconta sorridendo appena dopo aver rappato su Victoria con Tony Boy al Red Valley Festival. “Quest’estate sono tanto in giro, è bello così. Manca solo una data alla fine di questo tour, ma la mente è già sui concerti che faremo nei club, nei prossimi mesi. Nelle date che ho fatto ho incontrato tanta gente e finalmente ho guardato negli occhi chi ascolta la mia musica, è sempre molto bello e io mi emoziono tanto” dice. 

Tanta musica in studio, il tour estivo con lo sguardo ai concerti nei club

Sì, anche Artie 5ive si emoziona. Perché dietro quello sguardo così diretto e a tratti severo, si intravede molta dolcezza. Che i rapper si emozionino non è più una notizia, ma vedere che anche la nuova generazione di artisti riesca a far trasparire ciò che vive senza difficoltà e remora credo sia bello e da riconoscere. Artie, classe 2000, è nella scena da un po’. Potremmo dire che non è una meteora, perché la sua stella ha iniziato a brillare alcuni anni fa e sta continuando a farlo, brano dopo brano. Ne parliamo insieme, perché negli ultimi mesi di musica ne ha pubblicata tanta, e uscire senza essere ripetitivi non è semplice. Lui mi guarda, si ferma un attimo e concorda con quello che gli ho appena detto: “Sì, è vero. Ma a me piace proprio tanto andare in studio, a scrivere e lavorare. È quello che mi piace di più fare. Confrontarmi con il team di professionisti con cui collaboro è importantissimo, farlo il più possibile è fondamentale” aggiunge. Lavoro, passione e radici, anche nella musica da club, che nei suoi brani si sente eccome: “Certo che c’è, non l’ho mai nascosto. Ci sono le influenze che mi ha trasmesso mia mamma, e che io porto avanti”. 

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Diversità sinonimo di forza e ricchezza. E quel complimento di Darge D'Amico...

Diversità è ricchezza, soprattutto per Artie 5ive: parlandone insieme, guardiamo anche all’esempio di Morad, nato in Spagna da genitori marocchini, che mette molto delle sue radici nella musica che compone. È quello che anche Artie fa, nonostante le criticità con cui spesso si deve confrontare: “Ho imparato a difendermi, ma questo sono io, in tutto e per tutto. Sono nato in un quartiere che mi ha formato e che mi ha fatto capire chi voglio essere” mi spiega, tornando serio ma non cupo. Musica, radici, influenze e “benedizioni”, una speciale: quella di Dargen D’Amico, che ha paragonato la voce di Artie a quella di una leggenda del rap (Ol’ Dirty del Wu-Tang Clan). “Ma sai che questa cosa è passata un po’ in sordina?! Io ce l’ho stampata in mente perché mai prima avevo ricevuto un complimento così bello. E poi, dai: l’ha detto Dargen. Sì, proprio lui, che per me è una Leggenda nella scuola, anzi le Sacre Scuole, del rap italiano. È benzina per continuare a fare tutto questo, grazie Dargen” aggiunge Artie. Prima di salutarci gli ricordo che Lazza ha definito La bellavita l’album dell’anno: Artie sorride, consapevole di aver ricevuto un altro endorsement importantissimo. Poi, però, mi saluta e ringrazia, con uno sguardo pieno di pensieri. Magari chissà, sta già pensando a quando tornerà in studio, a scrivere di nuovo.

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