Samuel, l'album Maree: "Alzarsi ogni mattina è tenere viva la speranza"
Musica Credit Alessandro Treves
Il frontman dei Subsonica pubblica il suo terzo progetto da solista, canzoni cupe, su un tappeto elettronico d’autore, che però non cancellano la speranza. L'INTERVISTA
Elettronico e visionario, Maree è il nuovo capitolo da solista di Samuel, per la prima volta affiancato dall’etichetta indipendente Asian Fake. L’album è un’onda sonora che alterna slanci clubbing e introspezioni malinconiche, dove la cassa dritta si fonde con paesaggi sonori dilatati e una scrittura lirica potente e poetica. Un’elettronica d’autore che vibra nel buio, il disco nasce per far ballare e riflettere, in perfetto equilibrio tra club culture e songwriting esistenziale.
Samuel eccoci al tuo terzo lavoro da solista, Maree: che storia ha?
E' un punto di arrivo ma anche di ritorno. A un certo punto del mio percorso artistico, tra Subsonica e Motel Connection, legato all'elettronica decido di andare a capire il mio angolo più Pop che è la mia voce. Ma voglio qualcosa di più, mi chiudo in studio e viene fuori un disco che approfondisce il mio lato cantautorale. Vissuta quella rinascita voglio tornare alle mie sonorità: mi rimetto in consolle, riprendo in mano il suono techno che avevo quasi dimenticato e in due anni è nato Maree: è un disco tutto mixato, tutto centrato su un ritmo per spingere e ballare, quasi interamente concepito a Venezia dove vivo in primavera e in estate da cinque anni: mi ha fatto esplodere una emotività che solo poche città al mondo mi sanno trasmettere e una è, appunto Venezia.
Come te la sei cavata con le parole?
La musica per far ballare se ha una voce sopra è un fastidio perché accende un altro meccanismo di ascolto. La lirica su un pezzo dance e techno deve essere accurata, deve essere uno strumento che si muove sulla traccia. Lo ho già fatto con i Subsonica e lo stiamo facendo in queste ore che stiamo ragionando sul nuovo album. Ho capito che parole e che ritmo possono funzionare su queste tracce.
Un ruolo determinante hanno le percussioni.
Quando hai una armonia che tende alla melanconia le percussioni cambiano il senso della melanconia stessa, la musica africana Amapiano ha melodie scura e melanconiche ma tenuta in piedi dal calore delle percussioni che cambiano la percezione della cupezza armonica, il ritmo è centrale, diventa più importante dell'armonia e delle liriche, anche se i testi dicono cose importanti.
Un brano si intitola Sogno Padano e descrive la tua visione del tramonto del capitalismo.
Quando scrivi ci metti quello che gli occhi vedono. Sogno Padano racconta un mondo che quando ho iniziato a frequentare l'ambiente musicale era in strada, ci si guardava negli occhi, oggi con la tecnologia si è perso il senso del contatto umano. C'è una ricerca spasmodica del capitale che fa da contraltare all'assenza di emotività umana, basti pensare a quanti giovani vanno in depressione.
Tornando al tema percussivo c'è Tamburo.
E' un racconto personale legato alla crescita, c'è un tamburo che mi ha insegnato a vibrare. Quando trascorri una vita con una persona esamini quello che ti han lasciato più dentro e nelle mie esperienze il ritmo è quello che mi ha toccato di più e mi ha permesso di costruirmi la vita.
C'è tanta nostalgia per i Club.
Quelli grossi sono cimiteri nelle periferie urbane ma oggi ce ne sono di piccoli, bisogna tornare a costruire esperienze più dimensionate alla realtà dei fatti. Esistono gli eventi ma non c'è più la discoteca di periferia che fa due, tremila persone a sera. Ci sono cose piccole la domenica pomeriggio che non accadeva dagli anni Ottanta. Vale la pena di riscoprirle perché in tutte le culture la gente ha la necessità di stare insieme e ballare, non finirà mai e ora si è trasformata in esperienza con meno in folla. Però ti dico che all'epoca ha creato lavoro, ci sono persone che hanno potuto fare i deejay come professione.
Affronti il tema del fallimento dell'idea di capitalismo: quale è la tua opinione?
Dal secondo dopoguerra ci siamo costruiti l'idea che la ricchezza era il luogo dove stare bene e oggi sappiamo che le guerre servono per vendere armi, la cosa più volgare è che una volta non capivi l'esistenza di certe guerre oggi mentre adesso si sa. Il concetto di capitalismo è fallito. La religione per fare le guerre è sempre stata utilizzata ma qui spiego il gioco del business.
Molti testi sono crudi.
Quando bombardarono in Irak nel 2003 non c'era la copertura mediatica di oggi che accendi la tivù e vedi che la gente muore: questo ti tocca e la mia canzone nasce da immagini notturne quando non riesci a dormire. Ogni essere umano dovrebbe avere questi pensieri e raccontarli, mettere nero su bianco quello che prova.
Sono finiti i sogni?
Formandomi come essere umano che ha potuto sperimentare in quegli anni ti dico che forse non eravamo molto diversi da oggi ma ci veniva raccontato di meno, credevamo che il mondo potesse migliorare: abbiamo visto cadere Muro di Berlino, Tangentopoli ha rivoluzionato la politica poi tutto è peggiorato ma quelli della mia età sanno ancora che alzarsi ogni mattina è speranza, chi ha vissuto quello che ho vissuto io negli anni Duemila è più realista e dice che niente migliorerà. Per me il sogno utopico c'è sempre.
Cosa puoi dirmi del tour di Maree?
Ci stiamo lavorando, l'idea è quello di raccontarlo nei club, vorrei la consolle in mezzo con le persone intorno. Così si vede tutto quello che succede durante il live.