Magma, l'album Sto Bene a Casa: “Amo gli imprevisti perché portano sempre novità”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

L'artista siciliana racconta quanto le stanze dove trascorriamo la nostra quotidianità siano il luogo per ritrovare se stessi ma anche dove l'amore si declina in tutte le sue forme. L'INTERVISTA

Il concetto di casa raccontato in musica. Magma pubblica l'Ep Sto bene a casa che attraverso le sue stanze musicali celebra l’amore in tante forme, dall'amore per sé stessi e per le proprie radici a una relazione vissuta a distanza. Florinda Venturella, questo il suo nome anagrafico, unisce sonorità acustiche, elettroniche e mediterranee con testi introspettivi in un viaggio domestico dove la casa diventa quel luogo in cui isolarsi dal mondo per ritrovare sé stessi, un rifugio dove poter avere l’impressione di prendersi tutto il proprio tempo, fingersi poeti, lontani dai ritmi frenetici di una realtà che corre senza aspettare. La casa conosce, accompagna, accoglie pensieri che rimbalzano tra i muri e aspetta con pazienza i cambiamenti. La casa è intimità, è fedeltà ai propri principi, è prendersi cura di sé stessi e dei propri sogni. Intorno a Magma pulsa un mondo creativo che plasma l'arte in tutte le sue forme. Tra i principali "complici" Michele Tiso e Giulia Pedone.

Florinda partiamo dalla storia dell’Ep e dalla centralità, nei testi, del concetto di casa, in un periodo storico dove le radici stanno perdendo ovunque vigore.
Il concetto di casa è una metafora legata al mio luogo d’origine che è la Sicilia ma è anche intimità con se stessi, restare in un luogo di creazione e seguire i sogni. La casa è riconoscersi, può essere una persona o un luogo. Ho avuto questa sensazione quando cercavo casa e ho capito che in realtà casa è in primis stare bene con se stessi. Mi interessa essere coerente coi miei principi e dare vita a una musica che richiede tempo, per accogliere e metabolizzare le ispirazioni che accoglie senza pressioni. Quindi c’è il rapporto con se stessi ma visto che la mia terra mi manca c’è anche mancanza.

Osservando la cover dell’album mi sembra di vedere “quell’angolo perfetto tra il mento e la tua spalla” di cui parlavi ne Il Resto non Conta. Ci sta come suggestione?
Non è stata pensata in questo ma ora che me lo fai notare ti dico che è vero, è un filo conduttore col primo singolo che aiuta a entrare in contatto con se stessi. Non è amore, è di nuovo lo stare a casa ma con se stessi. E’ un manifesto intimo e introspettivo.

La produzione di Sto Bene a Casa è di Zibba: come è nata la vostra collaborazione?
Lo ho conosciuto anni fa in una masterclass del CPM poi lo ho ritrovato in un corso di scrittura e lì si è aperto un mondo, ho apprezzato il suo approccio ai testi e alla musica: mi sono affidato alla sua produzione che è in linea col mio ideale di musica; con lui si assorbe una attitudine al lavoro a tutto tondo: ad esempio ha visto una demo di Terra che iniziava con sonorità che rimandavano all’America e lui mi fa dubitare sulla chitarra blues che non c’entra con la mia Sicilia: lavorare così è dare coerenza a quello che vuoi trasmettere.

C’è chi scappa perché non si piega alla finta meritocrazia: scappando trovi quella vera?
Quel poco che ho avuto lo ho ottenuto solo con le mie forze. Nel brano, nello specifico, non parlavo di me bensì di una persona a me cara. E comunque l’impegno paga.

E’ più facile perdere la Pazienza per un treno che hai perso oppure perché un imprevisto porta nuovi scenari e non sai come gestirli?
Amo gli imprevisti perché portano cose belle, quando non trovi una cosa ne trovi un’altra. Non sono una donna paziente e provo ad allenarmi ad averne di più.

Sempre in Pazienza usi la parola Resistenza: cosa significa resistenza per la tua generazione?
Abbiamo bisogno di un po’ di lentezza. Potrei togliermi dai social che rubano una parte della giornata ma oggi non puoi farne a meno. Ma penso anche che per stare al telefono non leggo un libro e che statisticamente la soglia d’attenzione dura 8 secondi.

Anche Morfeo si è Addormentato è una canzone profondamento melanconica, non basta un risveglio con un bacio al posto della suoneria per addolcire il contesto.
La giornata inizia meglio. Poi c’è anche chi quando si sveglia non vuole vedere nessuno. E’ una canzone con una struttura cinematografica, è il racconto di una coppia che vive a distanza, una storia di amici che è finita.

“Pezzi di camicia come souvenir” è il tuo modo di conservare i ricordi? O di fare un rito voodoo?

Mi piace di più la suggestione del rito voodoo, le cose magiche mi attirano. C’è anche una dimensione religiosa per venerare.

Fingersi poeti e fingersi altrove è la tua tattica per prendere tempo quando le cose non ti tornano?
Anche. Scrivere fa elaborare un sacco di cose che sono nascoste, è una terapia, con la scrittura si sciolgono nodi.

Un domani pagheresti ai tuoi figli l’alcol per le feste?
Certo, purché mi tengano alla festa e si presentino con buoni voti a scuola.

Quale è l’idea più strana che ti ha messo in testa Milano?
Milano è la città in cui vedi persone diverse e bizzarre e io fantastico sulle stravaganze e mi faccio dei film, mi domando: se fossi una di loro e avessi un’altra vita? Immagina una ragazzina catapultata a Milano che mondo si trova a scoprire.

Oggi che Sto Bene a Casa è uscito e che hai un percorso artistico avviato ti senti forte come “le radici silenziose dell’albero in giardino”?
Ancora no. Ci vuole pazienza, devo crescere di più perché sono esigente. Non mi interessano i risultati, vorrei fare di più e di qualità ovviamente. Quindi ti dico sì alle radici ma anche come identità artistica sono in sviluppo.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Ci sarà una pausa creativa, ho tante canzoni accumulate che necessitano di cura, tempo e costanza. Ho già il titolo del prossimo Ep ma non ho ancora finito né scelto le canzoni. Dal punto di vista dei live sto sondando le situazioni.

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